La situazione nei campi è più grave di quanto si pensava. L’ondata di acqua e fango ha travolto non solo città e centri abitati, ma anche le campagne, specialmente nel faentino dove si concentra la maggior produzione ortofrutticola della provincia. Secondo una prima stima della Coldiretti sono circa 250 le aziende investite dall’alluvione. Il numero potrebbe però aumentare dato che in molte zone non è ancora possibile accedere per fare i rilievi. “Seppure gli ettari allagati appaiano al momento inferiori, per estensione, rispetto al maggio 2023 – afferma Assuero Zampini, direttore di Coldiretti Ravenna – a preoccupare è l’incidenza dei danni” che, di primo acchito, appaiono di gran lunga superiori. Non solo. L’80% delle aziende travolte dalla piena dei fiumi era già stata colpita nel maggio dello scorso anno. “Molte di loro avevano effettuato ripristino – spiega Nicola Dal Monte, presidente dell’organizzazione  – ora sono state colpite di nuovo, cosa succederà?”

Le piante stanno collassando, il 50% dell’uva ancora da raccogliere

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Secondo un primo monitoraggio, l’acqua ha inondato i terreni coltivati a ortaggi e gli alberi di mele, pere, kiwi, susine. “Le piante cariche di frutta stanno collassando, – aggiunge Dal Monte – e al momento è complesso stabilire se saranno o meno recuperabili”. I danni sono stati registrati non solo nel Faentino, ma anche nella Bassa Romagna, dove sono circa seimila gli ettari colpiti. A Cotignola, la situazione è gravissima con raccolti andati completamente persi, perché l’acqua ha raggiunto e ricoperto di fango i frutti, come pure nella zona di Bagnacavallo. “Il ristagno idrico, se dovesse prolungarsi – aggiunge Dal Monte -, metterebbe a rischio tutti i frutteti, come accaduto nel 2023”. Grave la situazione anche per i vigneti dove la raccolta è stata bruscamente interrotta a metà, con il 50% dei grappoli ancora sulle piante. “Sono giornate di lavoro perse – aggiunge Dal Monte – senza considerare che la raccolta oggi è tutta meccanizzata. Ci vorranno giorni prima di poter tornare nei campi con i macchinari. Prevediamo una perdita media del raccolto tra il 20% e il 30%, e non sappiamo se l’uva lasciata sulle piante marcirà”. Drammatica anche la situazione nelle colline dove le frane hanno investito molte delle aziende agricole già danneggiate dall’alluvione dello scorso anno. “Abbiamo bisogno che il territorio venga messo in sicurezza al più presto  – conclude Dal Monte – perché ottobre e novembre sono i mesi più piovosi dell’anno . C’era una fase di ricostruzione avviata, fatta in parte, che va assolutamente ripresa in mano”.

Barbara Fichera