Davide Ricci, 16 anni, è il giovanissimo cavaliere del rione Giallo di Faenza, che quest’anno ha debuttato alla Bigorda d’Oro arrivando al secondo posto contro avversari molto più esperti. Un risultato più che positivo, e che riporta sotto i riflettori la scuola equestre faentina, capace negli anni di formare cavalieri di valore nazionale, ma che negli ultimi anni sta faticando non poco nel favorire un trapasso generazionale.

Ricci, come ti sei avvicinato al mondo rionale?
Frequento da molto tempo il rione. Quando ero piccolo andavo con mia nonna a vedere il Palio e la Bigorda, poi dopo aver visto Daniele Ravagli e Daniele Beoni, con la sua statura che sembrava un ragazzino, me ne sono follemente innamorato. Poi un giorno ho scelto con il mio migliore amico di andare al Rione Giallo a sbandierare. La passione e l’amore per i cavalli mi ha spinto a iniziare a correre per raggiungere un sogno.
Come hai affrontato la Bigorda?
Dietro alla Bigorda c’è stata una lunga preparazione fisica, mi sono allenato andando a cavallo ogni giorno per 2 o 3 ore. Mentalmente ero preparato e mi sono detto che ce l’avrei fatta. Correre per il mio rione era la cosa che avevo sempre voluto fare: mi dovevo divertire, ed è così sono entrato in campo l’8 giugno. La più grande sfida che ho dovuto affrontare è stata rimanere, alla fine di ogni tornata, lucido e pensare alla prossima, sia che sbagliavo che non, l’obiettivo era quello di pensare alla tornata dopo, mai avere rimorsi.

Cosa vuol dire partecipare? E quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Partecipare vuol dire mettersi in gioco e lottare fino in fondo con i denti e senza mai arrendersi. Gli altri cavalieri erano molto più esperti di me e anche per questo sono molto soddisfatto. Il mio obiettivo è correre anche l’anno prossimo e vincere la Bigorda, poi col tempo passare al Palio del Niballo e vincere anche quello.
Mattia Bandini