Vale la pena raccontarla. È la storia della Madonna Addolorata di via Lapi, a Faenza. Realizzata all’interno della storica bottega manfreda Ballanti Graziani, attiva per oltre due secoli a partire dalla seconda metà del Settecento, la piccola statua in terracotta venne con ogni probabilità commissionata da un privato. A narrarlo sono le sue dimensioni, 50 centimetri appena e chiamata Ballantina non solo in onore della bottega, ma per le piccole dimensioni che la destinavano a una venerazione personale, a differenza delle statue grandi, in genere di cartapesta, commissionate per le cappelle delle chiese.
La storia della Madonna Addolorata: dalla chiesa dei Servi a via Lapi
L’immagine mostra una Maria sofferente, con una spada piantata nel cuore, che ricorda il culto all’Addolorata, coltivato dai Serviti. A Faenza ne esistono altre simili, con sette spade conficcate nel cuore di Maria dolente. In questa statuetta, la spada è una sola e ricorda la profezia del vecchio Simeone sul Bambino Gesù («E anche a te una spada trafiggerà l’anima»). Commissionata in origine con molta probabilità a Enrico Dal Monte ai primi del ‘900, la statuetta finì nella Chiesa dei Servi, dove rimase fino al secondo dopoguerra. In occasione dell’anno mariano del 1954, l’allora parroco del Duomo, don Giovanni Bertoni, la collocò nel pilastrino all’incrocio tra le vie Lapi e Orzolari. Da quel momento la Ballantina divenne oggetto di culto popolare per l’intero quartiere. Nel mese di maggio fin dalla metà degli anni ‘50 era meta di pellegrinaggi e rosari, mentre durante tutto l’anno non mancavano mai fiori, piante e ceri votivi, fino al 16 maggio dello scorso anno.
Il Pilastrino travolto da 4 metri di acqua e fango: illesa la statuetta
In quel punto della città, ironia della sorte, proprio nel mese dedicato alla Madonna e nelle vie intorno alla statuetta di Maria addolorata, acqua e fango hanno raggiunto i quattro metri di altezza, travolgendo case, strade e attività commerciali. Le immagini dei cittadini sui tetti delle loro abitazioni e dei salvataggi sulla tavola da surf, girate proprio tra le vie Lapi, Orzolari e Bettisi sono rimbalzate sui telegiornali nazionali. Anche il pilastrino venne travolto dalla furia dell’acqua. A trovarlo, nei giorni seguenti, gli stessi abitanti aiutati da don Mattia Gallegati. «La colonna del pilastrino si era spaccata a metà e la parte superiore, che conteneva la statua – aveva raccontato – era capovolta ma integra, con l’apertura della nicchia rivolta verso l’asfalto, rimasta protetta dalla robusta struttura di mattoni e dal vetro sulla parte frontale». La Ballantina, pur essendo di terracotta, è stata recuperata intatta e tutti gli abitanti del quartiere, pur tra mille difficoltà, hanno avuto in salvo la vita. «Tuttavia – ricorda don Mattia – nessuno ha gridato al miracolo, ma di certo la Madonna ha condiviso le nostre sofferenze». Fatto sta che la sua fama è arrivata fino a Roma, tanto che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Papa, in visita a Faenza lo scorso dicembre, le ha fatto visita in Cattedrale, sull’altare della Madonna delle Grazie. Lì è rimasta per oltre un anno, in attesa del restauro del pilastrino.
Terminati i lavori di restauro del pilastrino: la Madonnina torna al suo posto
Ora, dopo 13 mesi, rientrerà ‘a casa’: sono terminati i lavori, chiesti e voluti con forza dagli abitanti della zona, e venerdì 7 giugno tornerà al suo solito posto nell’incrocio tra le due vie che ancora oggi portano i segni dell’alluvione. «Il pilastrino non è vincolato, ma abbiamo lavorato in accordo con la Soprintendenza e la parrocchia di san Terenzio in Cattedrale – racconta Davide Rava, l’architetto che insieme al suo team ha curato il progetto – con alcuni accorgimenti sia tecnici sia estetici. La base è stata conservata e restaurata, mentre c’è stato bisogno di ricostruire ex novo la nicchia. Alla struttura in acciaio e marmo travertino abbiamo aggiunto alette metalliche e asole, per consentire il passaggio dell’aria e prevenire la formazione di umidità all’interno della teca. La vecchia grata, che faceva intravedere solo il viso della Madonna, è stata sostituita con un vetro. La corrente per illuminarla la sera viene fornita dal vicino – conclude Rava – e gli artigiani hanno lavorato a prezzi di favore». Intanto nel quartiere fervono i preparativi: nonostante il divieto tassativo di avvicinarsi al cantiere, continuano a spuntare fiori e piantine sotto il pilastrino.
Barbara Fichera