Siamo D.C. e D.A., abbiamo conosciuto la scuola di italiano organizzata dalla Caritas diocesana all’interno del nostro percorso alternativo alle sanzioni disciplinari. Quando ho saputo che avrei scontato la mia sospensione alla Caritas pensavo che sarei andato a pulire, come mi è capitato di fare a scuola – racconta D.A. – e invece, mi sono ritrovato a insegnare a dei ragazzi venuti da fuori Italia, ho aiutato un ragazzino a fare i compiti e aiutato nel magazzino alimenti. Mi sono sentito accolto e a mio agio, non è stato difficile perché anch’io ho avuto un’esperienza migratoria come loro e mi sembrava di riviverla. Abbiamo anche intervistato alcuni insegnanti volontari della scuola di italiano, chiedendo di raccontare la loro esperienza in Caritas.

Come funziona la scuola di italiano per stranieri

Ecco quello che abbiamo imparato dalle interviste: da quando è ripresa dopo due anni di stop a causa della pandemia, la scuola è strutturata su 4 livelli in riferimento al Qcer (Quadro europeo di riferimento per le lingue): A0, A1, A2 e B1. Tutti i corsi vedono in media coinvolti tre o quattro insegnanti-volontari per lezione: sui corsi più frequentati e dal livello base come l’A0 arrivano anche a essere sei insegnanti per lezione perché c’è bisogno di un accompagnamento maggiore a volte quasi individualizzato, mentre il livello B1 è l’unico che vede coinvolta una sola insegnante. Su ogni lezione è quasi sempre disponibile almeno un volontario che si occupa del babysitteraggio, vista la presenza di studentesse mamme con bambini. Sono impegnati, come aiuto-insegnanti o sul babysitteraggio, anche diversi giovani volontari tra volontari in Servizio civile e scout. Rispetto alla frequenza e al numero di studenti, da settembre 2023 ad aprile 2024 i beneficiari della scuola di italiano L2 sono stati quasi 80. Parlando con le insegnanti volontarie abbiamo capito che imparare la lingua è fondamentale per farsi amici, trovare lavoro e inserirsi nella società.

Un’esperienza arricchente per insegnanti e volontari

Questo percorso non è sempre facile: le insegnanti ci hanno infatti raccontato che a volte è difficile farsi capire, soprattutto con gli studenti che nel loro paese di origine non hanno frequentato la scuola. Ma tutte sottolineano che la relazione con gli studenti è arricchente e che la loro motivazione deriva dall’importanza che apprendere la lingua ha per queste persone. Abbiamo chiesto se qualche storia che hanno ascoltato gli sia rimasta particolarmente impressa e Michela ci racconta dell’incontro con un ragazzo senegalese che in Francia aveva provato a iscriversi alla facoltà di filosofia, ma questo progetto non era andato in porto; dovendo mandare i soldi alla famiglia rimasta in Senegal. Nel frattempo ha finito la disponibilità economica ed è venuto in Italia dove ha provato a entrare in una squadra di calcio – in Senegal giocava a livelli agonistici – ma anche questo progetto non si è realizzato. Nel frattempo gli è scaduto il permesso di soggiorno e ha dovuto accettare un impiego nella raccolta della frutta per continuare a mandare soldi alla famiglia, aspettando poi la visita sanitaria per riottenere il permesso di soggiorno. Oltre a D., D. e M., tra il 2023 e il 2024 gli studenti sospesi coinvolti da Caritas diocesana sono stati 40 provenienti da cinque diversi istituti scolastici del territorio della Romagna Faentina.