Volontario, maestro di religione e musica alle elementari, la vocazione del giornalista. Durante l’alluvione, Mattia Brienza ha tenuto insieme la comunità di Modigliana fornendo a tutti il bene primario: le informazioni. Prima realizzando un router unico col suo numero per garantire la rete wi-fi, poi mettendosi in strada a urlare in un megafono ciò che stava succedendo, cosa bisognava fare e cosa no. Mattia passa tutta la notte tra il 16 e il 17 maggio a rispondere alle domande di centinaia di persone. La mattina presto va in centro, avevano allestito un punto di accoglienza, e informa che l’unico posto dove c’è connessione è la parrocchia. Dopo un’ora davanti al router della chiesa c’è una fila lunghissima di cittadini, personale del Comune, l’ufficio tecnico, farmacisti che chiedono medicinali urgenti, Protezione civile. «Saranno stati in trecento. Nessuno sapeva come gestire la cosa, ma più dispositivi si collegavano meno funzionava, e la connessione serviva per i soccorsi. Allora ho creato un unico hotspot con il mio numero con cui mandavo messaggi per tutti».

“Ho avuto la riconferma che la comunicazione è importante

Serviva, però, un modo per dare informazioni di base nelle case. A quel punto Mattia pensa al megafono, che teneva in cantina, ricordo del nonno. Si carica con gli accendisigari della macchina. Lo lega al tettuccio e va in Comune per mettersi a disposizione. «Come nella scena di don Camillo e Peppone sono partito. Giravo piano per le vie e ripetevo sempre le stesse frasi: ‘Le strade sono interrotte, non uscite, non prendete la macchina, i distributori di benzina sono riservati solo ai mezzi di soccorso’, eccetera. Le persone si affacciavano alle finestre e mi ringraziavano, anche commossi. Ma non è che dicessi cose molto rassicuranti eh, e io poi non sono nessuno, però sì, ho avuto la riconferma che la comunicazione è importante».

Dopo l’hotspot e il megafono, serviva altro, bisognava fare arrivare la situazione di Modigliana ai media, perché i giornalisti andavano solo nei comuni più grandi in quei giorni. Così Mattia accende la videocamera, racconta, e manda alle tv locali, il 18 maggio, i suoi servizi da Modigliana, che vanno in onda sulle tv nazionali. «Se ci ripenso oggi sono stato un po’ folle in quei giorni, ma quello che mi torna più in mente è il disperato bisogno di informazioni che avevamo. Ancora adesso ci sono persone che mi incontrano e mi dicono grazie per aver mandato anche solo un messaggio, anziani e giovani». La vita di Mattia in questo anno è tornata quella di prima, continua a fare il volontario e il maestro di religione e musica alle scuole elementari di Bagnacavallo. Però la casa, quella mattina del 16 maggio, l’aveva trovata e da qualche mese si è trasferito a Faenza in un bell’appartamento, di un palazzo alluvionato del centro storico. Ha portato con sé anche il megafono, non si sa mai.