Cari fratelli e sorelle,
è passato un anno dall’alluvione e da altri eventi catastrofici che hanno colpito le nostre case, le imprese, le colture, il territorio della nostra diocesi.
È necessario non dimenticare quanto è accaduto, non tanto per alimentare un senso di frustrazione, ma per impegnarci nella ripartenza e soprattutto per conservare e alimentare quanto di buono è nato da quella situazione drammatica.
La tragedia che si è abbattuta sulle nostre città è difficile da dimenticare e allo stesso tempo è difficile da superare.
È difficile da dimenticare perché le nostre città portano ancora i segni del fango e della desolazione. È difficile da superare perché implica ritornare con il cuore e la mente ad avvenimenti, pensieri, ricordi che ci hanno fatto soffrire.
«Una devastazione inaspettata, la scoperta di un’impotenza disarmante, un senso di rabbia e di angoscia. Oggetti, beni, ricordi, luoghi che erano “casa” sono stati violati, come per la venuta di un ladro di notte, e le nostre sicurezze si sono sgretolate.
La scoperta della forza di questa terra che per tanto tempo abbiamo pensato di dominare, ci ha posto davanti ancora una volta alla nostra piccolezza».
E in questo scenario drammatico è, peraltro, emerso «il volto della vera fraternità, del dono di sé stessi per gli altri» per chi era nel bisogno.
La testimonianza di tanti giovani, di tante persone che non hanno aspettato un secondo per scendere in strada a dare una mano, ad offrire un aiuto di qualsiasi genere, è stato ed è ancora un segno eloquente della vera fraternità, dell’unità che è dono dello Spirito Santo.
In questi mesi durante la Visita pastorale, mi hanno sinceramente commosso segni di solidarietà concreta: persone gravemente alluvionate che non fanno mancare il loro aiuto economico alle popolazioni che a sud della nostra diocesi sono state colpite dal terremoto.
Cari fratelli e sorelle, le disgrazie possono indurire il cuore, ma possono anche, con la Grazia di Dio, renderlo sempre più disponibile al dono ed aprire piste concrete di nuova umanità.
Abbiamo bisogno di conservare questo cuore, risvegliare questa fraternità, favorire questa unità. Non abbiamo altre possibilità se non camminare insieme! Insieme possiamo continuare a rialzarci, a ricostruire quanto è stato distrutto. Da soli non riusciamo ad affrontare sfide più grandi di noi.
Per rendere visibile questo nostro ricordo e la nostra gratitudine per quanti si sono spesi in quei giorni difficili, invito tutti a partecipare alla Celebrazione Eucaristica che presiederà monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano.
La celebrazione sarà in Cattedrale, il prossimo sabato 11 maggio, alle ore 10.30, nella solennità di Maria, Beata Vergine delle Grazie, nostra patrona.
La presenza dell’arcivescovo sarà anche un’occasione per ringraziare la Diocesi di Milano che tramite la Caritas ambrosiana ha fatto e donato tanto in occasione dell’alluvione.
Vi aspetto tutti, come quella sera di Pentecoste dell’anno scorso quando ci siamo trovati in Cattedrale per ringraziare, pregare ed invocare l’aiuto del Signore e di sua Madre.
La celebrazione pasquale del Risorto, per intercessione della Vergine delle Grazie, è la radice dell’unità e della fraternità che sole possono animare la comunità cristiana.
Mario Toso, vescovo