Dopo la processione dalla chiesa di San Domenico alla Cattedrale, venerdì 10 maggio si è celebrato l’atto di affidamento alla Beata Vergine delle Grazie, patrona della città e della Diocesi. Per l’occasione, hanno partecipato alla processione tanti bambini, provenienti da tutta la diocesi, in cammino per la Prima Comunione. Di seguito riportiamo l’omelia pronunciata dal vescovo, monsignor Mario Toso, in Cattedrale prima dell’atto di affidamento alla Beata Vergine delle Grazie.
L’omelia del vescovo
Cari fratelli e sorelle,
anche quest’ anno, abbiamo l’occasione di affidare tutta la nostra città e la nostra Diocesi a Maria, Vergine delle Grazie. Siamo sotto la sua protezione, sotto il suo sguardo materno.
In Lei, noi riconosciamo una Madre amorevole, capace di comprendere le nostre fragilità, di capire le nostre sofferenze. Tu non ci abbandoni e sempre ci vuoi portare al tuo Figlio. Potremmo riassumere il tuo intervento, o Madre, in quella frase che è centrale nel racconto delle nozze di Cana: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2, 5). Guardando a te, Maria nostra Madre, non ci sentiamo soli ad affrontare le difficoltà della vita. Donandoci il tuo Figlio ci consenti di formare un’unica comunità, un cuor solo e un’anima sola.
Dopo l’epidemia, le calamità naturali che hanno colpito tutto il territorio della nostra Diocesi, anche quest’anno siamo qui ad affidare a te, Vergine delle Grazie, le nostre città e comunità. Ma non possiamo dimenticare che viviamo in un mondo dilaniato da conflitti e da lotte di potere. Dopo due terribili guerre mondiali, che hanno portato immense distruzioni e morte, i popoli sembrano essere ancora soggiogati dalle false lusinghe della legge del più forte, dall’assolutizzazione degli interessi nazionali, da populismi autoreferenziali. Perdura la carenza di istituzioni di pace, il misconoscimento della fraternità, del bene comune mondiale. Allontana da noi l’indifferenza nei confronti dei nostri fratelli, specie dei poveri e degli stranieri. Donaci occhi per vedere in loro il Figlio tuo, Gesù Cristo.
Ciò che ci allontana di più dal mondo che tu hai sognato per noi, donandoci l’Autore della vita, è l’insensato desiderio di togliere dal centro del nostro cuore il riferimento a Colui per il quale siamo stati fatti. Aiutaci a comprendere che senza Dio, amato sopra ogni cosa, perdiamo la nostra figliolanza e la nostra fraternità. Perdiamo la nostra umanità più vera.
Ci viene a mancare la sorgente viva di uno stile di vita gratuito, capace di creare bellezza, di generare nuove esistenze, qualcosa che prima non c’era. Oggi non poche persone e non pochi giovani non vedono oltre alla propria vita, oltre al perimetro del proprio io. La vita è pensata solo come qualcosa da consumarsi per sé stessa, in maniera egoistica.
O Madre, che hai pensato alla tua vita come ad un essere totalmente a servizio della generazione del Figlio di Dio per noi, come ad un’esistenza che si dona per la nascita di una nuova umanità, aiuta le giovani famiglie e i nostri giovani a creare vite nuove.
Perché Madre di Cristo e della Chiesa, impegnati come siamo nel cammino sinodale, ti preghiamo perché, come te, diveniamo creatori di bellezza nelle nostre comunità e nelle Unità pastorali. Come? In primo luogo, incentivando i carismi che sono propri dei laici sotto molteplici forme: carismi che sono indispensabili per poter evangelizzare le realtà umane, per portare a compimento la dimensione sociale della redenzione di Cristo. In secondo luogo, apprendendo e praticando sempre più il discernimento comunitario, quel discernimento che scaturisce naturalmente dalla nostra esperienza di Cristo, dalla comunione con Lui e tra di noi. In terzo luogo, ponendo alla base di tutto la condivisione e la fraternità tra tutte le componenti ecclesiali, tra presbiteri e laici, tra presbiteri e vescovo.
Nulla di tutto questo può esserci estraneo, soprattutto la carità di Cristo, che tutto anima e vivifica, che ci dona la speranza che non delude (cf Rm 5,5).
Non possiamo ripiegarci in noi stessi: o affrontiamo le difficoltà insieme, o non avremo la possibilità di superare i tanti ostacoli della vita.
Con l’atto di affidamento che reciteremo a breve, o Maria, poniamo tutto «sotto la tua protezione»: noi non abbiamo facili soluzioni o slogan accattivanti per far contenti tutti. Abbiamo la testimonianza della tua vita, la tua fiducia, le tue parole che vogliamo sentire ancora una volta rivolte a ciascuno di noi, come se tu ce le sussurrassi in questo momento: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Sì, Maria, vogliamo fidarci di Gesù Cristo, vogliamo affidare a Lui la nostra vita, vogliamo avere il coraggio di seguirlo con determinazione e gioia. Poni la nostra vita sotto la tua protezione. Quando i nostri piedi saranno stanchi e scoraggiati, continua a ripeterci che non c’è vita più bella della vita donata per il Signore, ossia una vita che crea bellezza e speranza. Tu che eri presente nel Cenacolo assieme ai discepoli, ottienici un nuovo ardore di risorti per portare a tutti il Vangelo della vita. Dacci la tua santa audacia di creare nuove strade perché giunga a tutti il dono di Cristo.
Amen.
+ Mario Toso