Nuovi semi piantati che pian piano crescono e fioriscono con l’aiuto di tutti. E che prendono la forma di una cucina tutta rinnovata, con volontari ai fornelli pronti a darsi una mano e a preparare piatti gustosi. Oppure di un orto nel quale i bambini possano sperimentarsi e toccare con mano la terra da dove nascono piselli o pomodori, che poi ritrovano al supermercato. O ancora, vedere in corso di realizzazione uno stagno che possa essere casa per le rane e che unisce estetica, funzionalità e riciclo. Si arricchisce sempre di più il progetto Campo aperto gestito da oltre vent’anni dall’Auser di Faenza. Un’area, in via Sant’Orsola 31, nei pressi del centro civico Rioni, in cui le mani di bambini, adulti, nonni e persone con disabilità lavorano e si intrecciano per curare la natura.

Orti e inclusione: binomio vincente

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Da qui, negli ultimi anni, sono nati, come a partire da piccoli semi, laboratori dedicati alla natura, orti per tutti e tante attività didattiche che si svolgono durante l’anno. L’ultimo tassello di questo cammino di crescita è rappresentato dalla nuova cucina che ha inaugurato ad aprile: l’evento pubblico ha visto la partecipazione di oltre 150 persone. Assieme all’inclusione, convivialità e socialità sono gli altri aspetti fondamentali di Campo aperto. «Dopo il Covid l’attività di cucina si era fermata – spiega la volontaria Donatella Pasquini – ora finalmente si è ricostituita grazie a una quindicina di volontari Auser. Pensiamo possa aiutare a far diventare Campo aperto sempre più luogo di comunità e relazioni. In futuro ci piacerebbe proporre qui anche eventi culturali».

In tutto sono una trentina i volontari dell’associazione che si dedicano alle attività dell’orto e dell’accoglienza delle persone. Tra questi, c’è Giovanni che, da 15 anni, senza tanti riflettori, si prende cura di questo luogo e per primo ha creduto vi potesse nascere qualcosa di speciale. «Dopo il pranzo di sabato scorso, ho ricevuto diverse telefonate di persone che mi hanno ringraziato per il mio operato in questi anni – dice – e questa è per me la soddisfazione più grande». «Se questo spazio è diventato così bello – aggiunge Maurizio, un altro volontario – è perché qualcuno se n’è preso cura prima di noi. Questo penso sia un bel messaggio da far passare anche ai bambini». A due passi dalla città, ma in aperta campagna, Campo aperto rappresenta una meta facilmente raggiungibile per chi vuole collaborare a questo progetto che vuole mettere in rete realtà diverse, nell’ottica di un volontariato fatto di dare e ricevere, arricchimento reciproco.

Le Settimane verdi con i bambini e le cucine di fango

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L’incontro tra le generazioni e l’inclusione sono le caratteristiche principali di Campo aperto: da qui la collaborazione con le scuole d’Infanzia (3-6 anni) del territorio per rendere i bambini protagonisti della riscoperta della natura. E lo si fa attraverso modalità innovative e concrete: dalla piantumazione dei semi alla raccolta degli ortaggi fino alla “spisellata” . Negli scorsi mesi sono state realizzate da genitori e volontari venti “cucine di fango”, realizzate con pallet e materiali di recupero. In tutto e per tutto simulano una cucina con fornelli, lavello e forno. I bambini qui giocano, prendono acqua, argilla e trucioli di legno e fanno finta di impastare e cucinare. Dopo la realizzazione, le cucine di fango sono state poi portate nelle varie scuole, dove si potranno fare attività ricreative. Tra aprile e maggio poi, tutte le scuole d’Infanzia del territorio parteciperanno al progetto delle Settimane verdi che vedrà i bambini vivere intere giornate a contatto con la natura e tanti laboratori. «In particolare dopo la pandemia si è capito quanto fosse importante valorizzare l’educazione all’aperto, che fornisce tanti spunti pedagogici impossibili da replicare in un’aula – spiega la docente Mariangela Melandri, coordinatrice del progetto – in questo c’è stata anche tanta formazione per le insegnanti».

Samuele Marchi