Mercoledì 3 maggio 2023

Mi sveglio di soprassalto. Cerco di accendere la luce ma non c’è corrente, deve essere successo qualcosa… Fin dalla sera prima le notizie riguardo alla piena del Lamone erano allarmanti ma non credevo potesse davvero esondare. Eppure l’elettricità è saltata. Scendo le scale impaurito ma in realtà in casa è tutto a posto, apro la porta di ingresso e anche in strada è tutto tranquillo. Accendo il telefono e le immagini che vedo su whatsapp e social mi lasciano atterrito: c’è il finimondo a poche centinaia di metri di distanza. Infilo al volo scarpe e giubbotto ed esco, giro l’angolo e mi ritrovo davanti a una scena surreale, che sembra uscita da uno di quei film catastrofici. Di fronte a me c’è un mezzo anfibio dei Vigili del Fuoco che sta solcando via Silvio Pellico. Mi chiedo se sto ancora dormendo ed è solo un brutto incubo o se quello a cui sto assistendo è reale.

Per non intralciare i soccorsi decido, sconvolto, di rientrare a casa. Di lì a poco sento un rumore d’acqua, sempre più forte, come fosse una cascata. L’acqua sta iniziando a penetrare in cantina. Istintivamente decido di scendere e iniziare a toglierla con dei secchi ma capisco che è una battaglia inutile. Lascio perdere e assisto impotente all’acqua che continua a scorrere. Si fermerà a 70 cm d’altezza. Non mi posso lamentare, penso, visto che a pochi metri di distanza c’è chi ha perso tutto. Non potevo sapere che quello era solo l’inizio e che quindici giorni dopo un autentico disastro avrebbe bussato alla porta di casa.

Giovedì 25 maggio 2023

Incredibile, si vede il pavimento della cantina! Dopo otto giorni passati a pompare via l’acqua, che stavolta arrivava al soffitto, e a sbadilare il fango manca davvero l’ultimo sforzo. L’aria è irrespirabile ma il traguardo è vicino e non si può mollare: accanto a me, oltre ad un amico, ho una ragazza di Forlì e un ragazzo di Udine, apparsi all’improvviso chiedendo come potevano rendersi utile. E’ incredibile quello che riesce a fare il motore della solidarietà! Coraggio, ci siamo… il fango è quasi sconfitto, mentre il suono di un allarme, ogni tanto, rompe il silenzio. Sono questi i primi due ricordi che mi vengono in mente, se ripenso ai tragici giorni di maggio 2023. Cosa resta dell’alluvione, a distanza di un anno, ora che il ritorno a casa finalmente si sta avvicinando?

Sicuramente pensavo, forse incoscientemente, potesse essere tutto un po’ più semplice. Di fronte all’allerta rossa diffusa il 14 maggio avevo messo a fuoco ciò che poteva succedere, sapevo che stavolta l’acqua non si sarebbe limitata a invadere parzialmente la cantina ma non avevo contezza delle conseguenze, soprattutto a medio-lungo termine. Invece passata la fase adrenalinica di sgombero e pulizia dei locali ci si trova impigliati in una ragnatela di artigiani introvabili, lavori edili che si complicano ogni giorno di più e procedono a rilento, ordinanze che si susseguono e una marea di burocrazia.

Ti ritrovi a vagare dentro la casa in cui sei cresciuto: così sventrata e spoglia sembra quasi abbia perso la sua “anima” e allora devi stare attento a non smarrirti anche tu, a non lasciarti prendere dallo sconforto. Inoltre, ciò che a distanza di un anno ancora amareggia è sentire lo Stato così lontano e sentirsi,  ormai rassegnati, esattamente in mezzo a una vera e propria battaglia politica tra destra e sinistra, con vista sulle elezioni regionali che si avvicinano a grandi passi. Peccato che chi ha vissuto l’alluvione vorrebbe semplicemente risistemare la propria casa, vedere messo in sicurezza il territorio e andare avanti con la propria vita.

Oggi

“Il governo non è un bancomat”: questa frase del ministro per la protezione civile Nello Musumeci (accorso tra l’altro a Faenza dopo la prima alluvione) l’ho vissuta come una ferita. Senza scadere in facili populismi, mentre la gente conta i danni e in tutta la Romagna si piangono 17 vittime, dopo l’esondazione di 23 corsi d’acqua, da un rappresentante della Repubblica ci si aspetterebbe un linguaggio diverso, più consono verso chi sta attraverso un brutto periodo e non si spiega tanta ostilità. Perché se si può comprendere la difficoltà, ormai cronica in Italia, nel reperire fondi, non si capisce come mai debbano venire a mancare rispetto ed empatia.

Non è però tutto nero: penso che ogni esperienza possa sempre avere anche un insegnamento positivo e l’alluvione non fa eccezione. A fare da contraltare ad arroganza e pressapochismo di una certa politica c’è stata infatti l’ondata di solidarietà che ha permesso a Faenza di rialzarsi. Io non ce l’avrei mai fatta senza tutte quelle persone che mi hanno aiutato e continuano a farlo, materialmente e moralmente e soprattutto senza chi mi ha ospitato in questo lungo anno fuori casa. La solidarietà, la voglia di aiutare il prossimo, la gentilezza, si sono rivelati fondamentali. Valori troppo spesso dimenticati, sottovalutati o calpestati, in una società sempre più individualista e materialista.

Mai come questa volta è apparso chiaro che nessuno si salva da solo, che non ci si può permettere di lasciare indietro qualcuno ed è necessario ripartire dai rapporti umani. Cerchiamo di tenerlo a mente, anche quando il ricordo dell’alluvione sarà un po’ più sbiadito e saremo finalmente tornati alla normalità.

Samuele Bondi