È passato un anno dall’alluvione che ha segnato Faenza e in alcuni quartieri le ferite sono ben evidenti, con tanti residenti ancora fuori dalle proprie case. «In via Lapi le villette sono ancora in larga parte disabitate così come gli appartamenti a piano terra, anche su via Carboni e Orzolari». A dirlo è Valentina Mascaretti, del Comitato Bassa Italia e fuori casa insieme al marito e a quattro bambini da quel 16 maggio, quando il fiume Lamone ha rotto l’argine verso il centro città e invaso l’intero quartiere. «Chi sta ripristinando la casa lo fa attingendo ai propri risparmi – prosegue Mascaretti -. Conosco persone di una certa età costrette ad accendere ulteriori mutui e inoltre, dopo la scadenza del Cas (Contributo Autonoma Sistemazione) il 30 aprile scorso, tante famiglie stanno affrettando i lavori e rientrando in casa, ma senza la dovuta serenità. Per me – aggiunge Mascaretti – rientrare a casa è molto complesso perché abbiamo già un mutuo di altri 16 anni sulla nostra abitazione, i costi per sistemarla sono davvero ingenti e, al momento, abbiamo ricevuto solo i primi tremila euro del Cis (Contributo Immediato Sostegno). Come si può rientrare a queste condizioni e in un quadro comunque ancora incerto, per quanto riguarda messa in sicurezza del territorio e adeguamento del sistema fognario?».

Intervista a Valentina Mascaretti (Comitato Bassa Italia di Faenza): “Lo stato del sistema fognario per tutti gli abitanti di via Lapi è la preoccupazione maggiore”

Mascaretti, per quanto riguarda la sicurezza del territorio si parla molto del Piano speciale, redatto dall’Autorità di Bacino, considerato fondamentale per la gestione del rischio idrogeologico. Come Comitato Bassa Italia avete avuto aggiornamenti?

Sono state pubblicate le linee di indirizzo e a fine giugno dovrebbe essere reso noto il Piano speciale preliminare, con gli interventi da attuare post alluvione. Ad oggi però c’è incertezza sui contenuti di questo documento. Ci sarà la mappatura delle frane, ma non è ancora chiaro, ad esempio, se saranno individuate delle aree allagabili, che consentirebbero di mitigare il rischio idraulico. Certo, intanto è stato edificato il muro su via Renaccio che però presenta dei punti di discontinuità, per lasciare spazio ad alcuni edifici già presenti in zona e comunque non è sufficiente per mettere in sicurezza il quartiere, in caso di nuove piene. La messa in sicurezza del territorio è fondamentale, anche per non disperdere investimenti importanti come quello che sarà fatto per la scuola Il Girasole, che dovrebbe essere ricostruita di fronte rispetto a dove si trova ora.

Il sistema fognario per la zona di via Lapi rappresenta un problema annoso, con petizioni presentate dai residenti dal 2018, quindi ben prima dell’alluvione. Che soluzioni ci sono all’orizzonte?

Lo stato del sistema fognario per noi del Comitato Bassa Italia e per tutti gli abitanti della zona di via Lapi è la preoccupazione maggiore e, al momento, non c’è stato alcun tipo di intervento. Ciò che potrebbe risolvere il problema sarebbe un impianto di sollevamento fisso, che dovrebbe essere realizzato proprio dove ora c’è la nuova rotonda, tra via Lapi e via Renaccio. Si parla però di tempistiche lunghe perché, per realizzarlo, va prima modificata la normativa regionale. Nel frattempo, in caso di allerta meteo, si provvederà a posizionare delle idrovore nei punti critici della città ma è una soluzione temporanea, che non ci lascia tranquilli. Dovrebbero inoltre essere realizzati anche due interventi di bypass per alleggerire la portata delle fogne nel nostro quartiere ma, anche in questo caso, la tempistica è un po’ vaga. Ci auguriamo, come Comitato, che l’amministrazione tenga conto di un problema davvero importante e storico per la nostra zona e decida di intervenire, il più rapidamente possibile per consentire alle persone di tornare ad abitare nel quartiere senza la paura costante di vedere le proprie case nuovamente invase dall’acqua.

Ancora tante case disabitate nella zona

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Veniamo ai ristori che continuano a tardare. L’ultima ordinanza emessa dalla struttura commissariale ha semplificato la burocrazia?

L’ultima ordinanza è migliorativa e sono state accolte alcune proposte che abbiamo presentato nel corso di questi mesi. Il perito non ha più l’obbligo di asseverare la conformità edilizia su Sfinge ma si può procedere con autocertificazione e questo rappresenta sicuramente un passo avanti. Inoltre sono rimborsabili interventi su pertinenze e recinzioni, esclusi dalle precedenti ordinanze. Certo, ci sono ancora dei nodi irrisolti, tra cui il principale riguarda il mancato indennizzo dei beni mobili che, in un’alluvione, per tante famiglie rappresentano una spesa notevole. Su questo fronte purtroppo non ci sono novità.

A distanza di un anno dall’alluvione, cosa ricorda maggiormente di quella notte tra il 16 e 17 maggio?

È più difficile ora che l’anno scorso perché, se ripenso a quella notte, mi rendo conto che è stato un evento spartiacque per la mia vita e quella della mia famiglia. Ho avuto paura di morire, insieme ai miei cari e abbiamo perso la nostra serenità, i nostri ricordi, i nostri spazi, la nostra vita. Inoltre devo farmi portavoce di un sentimento di fastidio diffuso tra i residenti di via Lapi, circa le celebrazioni dell’anniversario dall’alluvione. Si percepisce un po’ troppa voglia di fare festa, come se tutto fosse passato o risolto mentre tante persone fanno ancora i conti con l’alluvione nella propria quotidianità. Io stessa mi ritrovo spesso tra le mani oggetti ancora infangati e non ho certo bisogno di rivivere quell’esperienza, attraverso celebrazioni o cortei perché ce l’ho sempre davanti agli occhi.

Samuele Bondi