Allarme sede rientrato, ma solo per il momento. La Fototeca Manfrediana di Faenza cerca casa, ma nel frattempo può continuare a occupare i suoi spazi storici al Dopolavoro ferroviario. E all’interno di quell’edificio al momento chiuso al pubblico, i volontari della Fototeca continuano le loro attività tra immagini storiche da catalogare e progettazione di eventi, più forti delle difficoltà degli ultimi anni: pandemia, rischio di perdere la sede e l’alluvione che ha colpito numerosi soci. «Il lavoro attorno all’archivio storico è più vivo che mai – conferma il responsabile Gian Marco Magnani – e non si è mai fermato in questi mesi». Attualmente la Fototeca vanta un archivio di circa diecimila immagini, che coprono 150 anni di storia locale. Fotografie che vanno curate, preservate e valorizzate ogni giorno, anche attraverso l’opera di digitalizzazione che è stata fatta negli ultimi anni e che ha reso ancor più fruibile questo grande patrimonio.

La situazione al Dopolavoro ferroviario: il punto con Gian Marco Magnani, responsabile dell’archivio storico della Fototeca

dopolavoro ferroviario

La Fototeca Manfrediana è una realtà nata negli anni ’70 e una decina di anni fa ha avuto un profondo rinnovamento coinvolgendo molti giovani che hanno deciso di portare avanti la sua importante tradizione di memoria storica. Accanto all’attività dell’archivio storico, si sono affiancati negli anni corsi di fotografia, mostre e progetti aperti alla cittadinanza, con l’obiettivo di valorizzare un patrimonio comune in maniera intergenerazionale. Il futuro della Fototeca ha rischiato però di essere messo in discussione l’anno scorso, con la chiusura del circolo del Dopolavoro ferroviario e il possibile sfratto. «In parte l’emergenza sulla sede è rientrata, anche se resta una situazione di precarietà – commenta Magnani -, dato che siamo all’interno di un circolo che, di fatto, al momento è chiuso e che non ci dà garanzie sul lungo periodo. Sul tavolo però non abbiamo altre opzioni che possano garantire ambienti adatti all’archivio storico e alla gestione di una camera oscura». Negli scorsi mesi era emersa come possibile soluzione la prospettiva di utilizzare gli spazi a Palazzo Laderchi, nell’ex Osteria del Gallo. Idea per fortuna accantonata, dato che i locali sono stati alluvionati lo scorso maggio e avrebbe comportato la perdita totale del patrimonio fotografico.

Con l’Amministrazione il dialogo resta costante e aperto, anche se sul piatto non ci sono al momento soluzioni concrete. «Il contesto in cui siamo ora non favorisce l’attività associativa – ammette Magnani – ci troviamo in una sede dove attorno c’è una sensazione di abbandono: gli anni della pandemia e l’alluvione non hanno aiutato nell’intercettare nuovi soci o a realizzare eventi. E ogni anno dobbiamo trovare le risorse per pagare l’affitto». Qualche segnale di speranza però comincia ad arrivare. «Alcuni spazi del Dlf negli scorsi mesi sono stati affittati ad associazioni e artisti – dice – e sembra che a breve possa tornare a essere aperto il circolo: ridarebbe nuova vita a tutto il complesso».

Le attività continuano: “l’anno scorso abbiamo catalogato 200 nuovi pezzi di grande pregio”

Pur senza grandi riflettori attorno, l’attività della Fototeca è continuata e mostra un archivio storico in continua evoluzione. Da privati sono arrivate foto di ritrattistica dell’800, altre che immortalano i momenti più salienti della storia della 100 km, oppure degli album di famiglia. «Sull’archivio storico c’è sempre fermento. L’anno scorso abbiamo aggiunto nel catalogo 200 pezzi di grande pregio. Si tratta di attività preziose anche se poco visibili all’esterno – ricorda Magnani -, ed è qui che spendiamo le maggiori energie come associazione. L’anno scorso abbiamo ricevuto tante donazioni che abbiamo catalogato e inserito nell’archivio. A volte, passeggiando tra mercatini fuori città, capita poi di trovare qualche foto storica di Faenza, e acquistandola e donando l’immagine alla Fototeca si fa un bel regalo alla città». Inoltre «I fondi che gestiamo sono sempre stati disponibili al pubblico per attività di ricerca e abbiamo continuato a ospitare tirocini universitari presso la nostra associazione». Dopo la recente mostra alla Molinella in collaborazione con l’Istituto storico per la resistenza di Cuneo, la Fototeca ha in programma nuovi eventi, come la collaborazione con la Sagra del Pellegrino al Rione Rosso, e altre sono in cantiere. «Le idee non mancano, ma le risorse per portare avanti tutto questo sono necessarie, e vanno trovate. Non bisogna dare niente per scontato».

Alluvione e fotografia: i nuovi scenari del digitale e la memoria storica

Il tema della memoria passata si collega al presente con le immagini dell’alluvione che diventeranno iconiche per i faentini di domani. In un contesto sempre più digitalizzato e fluido, come tramandare ai posteri al meglio quanto accaduto? «Si tratta di un argomento su cui riflettere, ora che c’è un po più di distanza dagli eventi. Sarà importante il lavoro di selezione, perché conservare tutto quello che c’è a disposizione in formato digitale è impossibile e controproducente. Quasi ogni faentino, con il proprio cellulare, ha potuto scattare fotografie di quei giorni, ma troppe foto da gestire non fanno emergere le foto realmente emblematiche. Grazie al nostro socio Fabio Monducci, residente del Borgo che ha documentato giorno dopo giorno l’alluvione, disponiamo già di un primo nucleo di un migliaio di foto che nei prossimi anni dovrà essere integrato, specie con il supporto dei fotoreporter locali e di quelli arrivati da fuori Faenza».

Samuele Marchi