L’apertura di una nuova sala slot a Faenza ha dato vita a un crescente dibattito. Si tratterà della sesta sala che apre in città e sarà una delle più grandi della Romagna. Nonostante alcune rassicurazioni ricevute, come l’obbligo di chiudere la sala tra dieci anni, sono forti le preoccupazioni, soprattutto dei residenti in zona. In un’era in cui il gioco d’azzardo è quasi normalizzato, e regolarmente pubblicizzato, si tendono a sottovalutare le conseguenze a cui può portare a livello patologico, comunemente chiamato ludopatia. Si tratta di una vera e propria dipendenza, in grado di rovinare la vita delle persone e disgregare interi nuclei familiari. Ne abbiamo parlato con Monica Bosi, dottoressa in servizio al Serdp di Faenza, ovvero il Servizio dipendenze patologiche che si occupa della prevenzione, cura e riabilitazione dei giocatori patologici.

Intervista a Monica Bosi, dottoressa in servizio al Serdp di Faenza

Dottoressa Bosi, quali sono i campanelli d’allarme che possono portare una persona ad accorgersi di stare sviluppando una dipendenza?

La consapevolezza che c’è un problema la raggiunge, nella quasi totalità dei casi, prima un familiare che si rende conto di ritardi, bugie, cambi repentini d’umore, irritabilità e anche notevoli ammanchi economici. La grande maggioranza di persone che prendiamo in carico arriva accompagnata o spinta da un familiare. Tre sono i segnali principali: tolleranza, astinenza e ripetuti tentativi, sempre infruttuosi, per cercare di controllare e ridurre il gioco d’azzardo. Per tolleranza si intende il bisogno di dedicare al gioco d’azzardo una quantità sempre crescente di denaro e di tempo, con lo scopo di raggiungere l’eccitazione desiderata. Con astinenza invece si indica tutto un insieme di disturbi, quali irrequietezza o irritazione, sviluppati proprio in seguito a tentativi fatti per ridurre o interrompere il gioco d’azzardo.

Qual è il profilo di una persona che soffre di ludopatia e come agisce questa dipendenza?

A Faenza, ma la situazione è simile sul territorio regionale, il giocatore d’azzardo patologico è generalmente di sesso maschile, con età tra i 45 e i 55 anni. Sono prevalentemente giocatori di sale slot, a seguire ci sono persone che hanno sviluppato una dipendenza da gratta e vinci. In entrambi i casi è l’immediatezza del risultato che dà adrenalina e spinge a giocare. Inoltre nelle sale slot tutto, dalle luci ai colori alla mancanza di un orologio, è studiato per far perdere alle persone la cognizione del tempo e il contatto con la realtà. Ci sono pazienti che riferiscono proprio di entrare in una bolla, in un’altra dimensione. I giocatori d’azzardo patologici si contraddistinguono per la grande impulsività, le distorsioni cognitive e il bisogno di eccitazione.

“Nelle sale slot tutto, dalle luci ai colori alla mancanza di un orologio, è studiato per far perdere alle persone la cognizione del tempo e il contatto con la realtà”

sala slot via granarolo
Qui sorgerà la nuova sala slot in via Granarolo a Faenza

Quali sono le motivazioni che spingono le persone a giocare d’azzardo?

Molte giocano per fuggire dallo stress, per “staccare la spina” e non pensare alle preoccupazioni quotidiane. Altri giocano per svagarsi, sentirsi vivi e combattere la noia nella vita di tutti i giorni. Purtroppo si rischia di entrare in un circolo vizioso. Dopo una sconfitta, in preda alla rabbia, alla paura che l’ammanco di denaro sia scoperto o alla convinzione di poter recuperare, i giocatori d’azzardo patologici tornano a giocare e finiscono per architettare bugie sempre meno sostenibili e piani sempre più complessi, per ottenere altri soldi e nascondere la dipendenza.

Nei mesi scorsi alcuni giocatori di serie A hanno ammesso la dipendenza da gioco d’azzardo, che li ha portati a indebitarsi pesantemente. Sul nostro territorio la ludopatia è un problema che riguarda anche i giovani?

Spesso il gioco d’azzardo non è associato a giovani e adolescenti, ma anche nel nostro territorio è un fenomeno che di sicuro li coinvolge.
A oggi sono ancora pochi i giovani che chiedono aiuto e riconoscono di avere un problema. È capitato al termine di un incontro in una scuola superiore che dei ragazzi si siano avvicinati, ammettendo che alcuni di loro giocano e scommettono con regolarità e che, certo, non tutti hanno un problema, ma alcuni faticano a gestire il gioco. Il nostro compito come Serdp è quello di sensibilizzare anche loro riguardo i rischi legati al gioco d’azzardo, aiutarli a conoscere e comprendere i meccanismi sottostanti questo fenomeno, prima che il gioco si rafforzi diventando compulsivo. Cerchiamo di dar loro informazioni reali, per permettere loro di fare scelte più consapevoli. Inoltre rendiamo noti anche a loro i servizi sul territorio che li possono aiutare in caso di dipendenza.

Veniamo proprio a questo. Quali sono le azioni del Serdp a livello di cura e anche di prevenzione e contrasto alla ludopatia?

Il Servizio dipendenze patologiche si occupa della prevenzione, cura e riabilitazione dei giocatori patologici. La prevenzione è rivolta sia alle scuole che alla cittadinanza. Per fare un esempio, il 25 gennaio scorso al teatro Masini abbiamo organizzato lo spettacolo teatrale Partita Aperta, con la compagnia teatrale Anime Specchianti al quale è seguito un dibattito sulla tematica del gioco d’azzardo e la partecipazione è stata molto alta. Inoltre svolgiamo regolarmente interventi nelle scuole medie sia di primo che secondo grado.

Per quanto riguarda il percorso di cura?

Presso il Servizio è presente un’equipe multidisciplinare (medici, infermieri, psicologi, educatori, assistenti sociali) per un approccio alla cura della persona in tutti gli ambiti della vita del paziente. Vengono effettuati trattamenti ambulatoriali individuali, familiari o di gruppo, in caso di necessità sono possibili anche percorsi in comunità residenziali. Inoltre collaboriamo con il Tavolo del sovraindebitamento (Faenza contro l’usura) per aiutare i pazienti nei procedimenti di sdebitamento. Il giocatore d’azzardo patologico va aiutato a 360 gradi e la componente economica è importante tanto quanto quella psicologica. Ci sono persone che, richiedendo un prestito dopo l’altro, si trovano a rincorrere il debito, a inseguirlo senza successo e per questo la collaborazione con il Tavolo del sovraindebitamento è importante. In rari casi possiamo anche richiedere l’intervento della figura dell’amministratore di sostegno per aiutare il paziente a gestire il denaro.

Questa dipendenza che ripercussioni ha sulla vita quotidiana delle persone?

Può avere conseguenze devastanti, innanzitutto sul clima familiare che spesso diventa teso perché aumentano le liti dovute alle difficoltà economiche. Spesso mancano i soldi per fare la spesa o per acquistare beni essenziali. Succede, purtroppo, che i nuclei familiari si disgreghino e il giocatore d’azzardo patologico perda la sua famiglia. A volte si verificano problemi anche sul lavoro a causa di assenze o scarso rendimento che possono portare a richiami o addirittura al licenziamento per giusta causa.

Il gioco online e i giovani

Con l’avvento delle piattaforme online si può giocare anche dal proprio smartphone. Questo ha cambiato la ludopatia e anche il vostro lavoro?

Con l’aumento del gioco online il nostro lavoro non è cambiato in termini di trattamenti. Sicuramente l’online aumenta il rischio di sviluppare dipendenza patologica perché permette ai giocatori di poter scommettere e giocare direttamente da casa, tramite il proprio pc o smartphone. Questo rende il gioco più accessibile, senza orari prestabiliti e tutela molto di più l’anonimato. Inoltre i pagamenti sono ovviamente digitali quindi la perdita di denaro viene percepita come meno importante, perché non è connessa a un passaggio fisico di denaro. I dati che raccogliamo ci confermano un aumento del gioco d’azzardo online, anche e soprattutto tra i giovani di età compresa tra i 14 e i 19 anni, più soggetti agli stimoli della rete. Anche in questo caso, un genitore può preoccuparsi per l’uso eccessivo dello smartphone o del tablet, pensando che dietro ci siano magari i social che distraggono da studio e vita quotidiana. Difficilmente immagina che si possa trattare di una dipendenza da gioco d’azzardo.

È possibile per una persona guarire e tornare a una vita normale?

Il gioco d’azzardo patologico è una dipendenza e come tale è da considerarsi una vera e propria malattia. Come tutte le dipendenze è una malattia cronica con possibilità di recidiva. Guarire e riprendere una vita “normale” è possibile, soprattutto quando il giocatore ha una rete di supporto familiare ed extra familiare però è un percorso lungo e il paziente deve impegnarsi ogni giorno per astenersi dal gioco.

Samuele Bondi