L’anno scorso toccò all’istituto Bucci di Faenza, quest’anno è stata la volta dell’Istituto Oriani. Dopo sei anni, dal 13 al 15 febbraio è tornata la cogestione organizzata dagli studenti alla scuola di via Manzoni. Per oltre mille giovani è stata l’occasione per sperimentare nuovi laboratori formativi ed essere protagonisti attivi di una scuola che sa rispondere alle esigenze di ragazze e ragazzi. Anche come il Piccolo abbiamo partecipato con un laboratorio su Giornalismo e fake news a questo evento. I ragazzi hanno potuto partecipare a dibattiti su attualità e politica, cimentarsi in attività creative e sportive, approfondire le loro passioni o semplicemente rilassarsi e divertirsi insieme. Il programma è stato ricco e articolato, con una vasta scelta di laboratori su diversi temi, dai più impegnati (storia del conflitto arabo-palestinese, tossicodipendenze,) ai più leggeri (cineforum, danza acrobatica, etc). Per approfondire come è andata, abbiamo intervistato due rappresentanti d’istituto: Matteo Violani e Leonardo Bandini.
Intervista ai rappresentanti di istituto: “Soddisfatti di quanto realizzato”
Matteo e Leonardo, come è nata l’idea della cogestione?
Era una delle nostre proposte iniziali come lista dei rappresentanti d’istituto, anche perché all’Oriani la cogestione non si faceva da sei anni. Il preside in questo ci ha appoggiato e ci ha proposto di farla addirittura di più giorni.
Ci abbiamo lavorato da novembre, ipotizzando i vari laboratori e prendendo contatto con gli ospiti esterni. Anche i prof della scuola ci hanno supportato nella cogestione, ma noi studenti abbiamo cercato il più possibile di essere indipendenti e questo forse ci ha portato a fare qualche errore. Guardando indietro, potevamo chiedere qualche mano in più. Ringraziamo comunque preside e prof perché non è scontato lasciare in mano un evento di questo tipo, che coinvolge 1.281 studenti, a quattro ragazzi di 17-18 anni: è un grande segno di fiducia.
Quali difficoltà avete incontrato?
C’è tanto lavoro organizzativo da portare avanti. E, come dicevamo, non facendosi da sei anni la cogestione era tutta da inventare.
Ne abbiamo parlato con i nostri amici o fratelli e sorelle più grandi, o persone di altre scuole che già l’avevano fatta. Una volta ideata la cogestione, uno dei problemi è stato poi quello tecnico relativo all’iscrizione degli studenti ai laboratori. E poi c’è stato anche il tema della sicurezza da monitorare, tenendo sotto controllo il numero degli studenti presenti in ogni aula. In tanti studenti comunque ci hanno dato una mano e all’interno dell’istituto si è formata una bella squadra organizzativa. In generale, pur essendo diversi aspetti migliorabili, siamo contenti del risultato finale.
Come hanno vissuto gli studenti questa novità?
All’inizio molti erano titubanti e un po’ è normale. Come dicevamo, era da sei anni che non si faceva una cogestione, era una cosa nuova per tutti. È stato bello però vedere come alcuni, magari scettici all’inizio, ci abbiano fatto i complimenti per il risultato finale.
E quando poi arrivano invece critiche costruttive, sono sempre ben accette perché aiutano a crescere. Per esempio, nel caso si riproponesse anche l’anno prossimo, consiglieremmo ai rappresentanti d’istituto di lavorarci fin da subito, se si vuole farla a febbraio, perché l’organizzazione porta via molto più tempo di quello che si pensa.
Cosa ha significato per l’Oriani la cogestione?
Pensiamo sia importante portare dei laboratori formativi, diversi dal solito, all’interno della scuola, facendo conoscere 62 mondi diversi ai nostri coetanei. È stato bello e una grande soddisfazione personale. Ora ci concentriamo sugli altri progetti in programma, come il ballo invernale o la cena dei cento giorni per i maturandi, che sarà a marzo.
Mattia Bandini