Uno sguardo indietro e uno al futuro, con l’idea di rilanciare i valori della Costituzione e della memoria storica. L’Anpi di Faenza, per voce del suo presidente Alberto Fuschini, ha illustrato nei giorni scorsi il positivo bilancio delle attività svolte lo scorso anno – che, pur condizionato dall’alluvione, ha proposto oltre a eventi consolidati anche nuovi appuntamenti, come la Pastasciutta antifascista – e il programma per il 2024, anno in cui cade l’80º anniversario della Resistenza nel nostro territorio (a Faenza, il 17 dicembre), degli eccidi perpetrati da fascisti e truppe tedesche e della Liberazione della città. Nell’avvicinarsi a questa celebrazione, l’Anpi provinciale ha siglato protocolli d’intesa con i vari Comuni. L’Anpi di Faenza nel 2023 registra un significativo incremento degli iscritti arrivando a 222, molti dei quali giovani e ragazze. Segno di una realtà vivace, attenta non solo al passato, ma anche a progettare il futuro.

Gli eventi verso l’80esimo della Liberazione

Anche nel 2024 l’Anpi ricorderà le vittime di rappresaglie e violenze. Il primo dei tanti appuntamenti è stato sabato 10 febbraio al cimitero dell’Osservanza dove furono fucilati Romolo Cani, Armando Marangoni e Livio Rossi. Il 20 aprile invece l’Anpi sarà – assieme all’Amministrazione comunale, alla Fondazione Nenni e all’Aicvas (Associazione dei combattenti antifascisti nella guerra di Spagna) – promotrice di un convegno su Pietro Nenni, faentino, figura eminente dell’antifascismo in Italia e in Europa, dirigente socialista e padre costituente. Per inizio luglio è previsto a Gamogna l’evento in ricordo di Bruno Neri e Vittorio Bellenghi.

In autunno l’Anpi si propone di promuovere una giornata dedicata a Silvio Corbari, medaglia d’Oro della Resistenza. Molte altre attività (presentazione di libri, collaborazione con l’Associazione Ca’ di Malanca, eventi culturali) sono in corso di definizione.

Dalla memoria alla storia: le pubblicazioni a cura di Angelo Emiliani

Procede intanto il progetto Dalla memoria alla storia, un lavoro di ricerca a cura di Angelo Emiliani che si propone di ricostruire in termini documentati e rigorosi gli episodi salienti e i protagonisti dell’antifascismo e della Resistenza nel faentino. L’esito di questo impegno sta traducendosi nella pubblicazione di fascicoli e libri. «A lungo il ricordo dei fatti avvenuti durante la Liberazione e il periodo fascista – dice Emiliani – è stato affidato alla memoria dei protagonisti. Ora, essendo questi sempre meno, c’è bisogno che quella memoria non vada dispersa e bisogna arricchirla con la consultazione dei documenti d’archivio, che riservano ancora sorprese e permettono di leggere la storia senza strumentalizzazioni».

La riscoperta del ruolo del cattolicesimo popolare nella Resistenza

Da qui la sua ricerca, volta a mettere in luce le vicende di personaggi e fatti meno noti del nostro territorio, ma significativi nella loro testimonianza, come Aldo Celli, Bruno Bandini, Nino Cimatti e i fratelli Placci. Magari meno noti del ‘controverso’ Corbari, ma che hanno dato la loro vita per la libertà. Tra le prossime ricerche c’è anche quella sul cattolicesimo popolare, con in particolare un focus sul centenario delle elezioni 1924. «I dati ci dicono che nelle campagne faentine il fascismo non ha attecchito. Su 48 parroci del territorio, solo quattro vennero considerati simpatizzanti del regime, mentre la gran parte di loro si schierò a fianco dell’antifascismo e del partito polare. C’è poi la vicenda del cattolico Domenico Montevecchi, faentino che guidò nella Resistenza varie missioni dell’Ori e che venne fucilato a Bolzano nel 1944. Questa storia, mai approfondita appieno, ha ancora tanto da raccontare».

Le preoccupazioni sulla riforma del premierato

La Costituzione al centro. Sulla scarsa partecipazione dei cittadini al dibattito politico, il presidente provinciale Renzo Savini ha ribadito che «su questo siamo preoccupati e ci batteremo contro la riforma premierato, non per una battaglia ideologica, ma perché riconosciamo la democrazia parlamentare, pur imperfetta, come la forma di governo indicata dalla Costituzione. Invece di strade populiste come il premierato, si dovrebbe rafforzare il ruolo dei corpi intermedi e della partecipazione dei cittadini».

Samuele Marchi