Quasi 1.500 euro in più in un anno. La giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha deliberato per il 2024 l’aumento delle tariffe delle Case Residenza Anziani e dei Centro Socio Riabilitativo e Residenziali per Disabili: ogni utente dovrà quindi pagare 4,10 euro in più al giorno per persona, per un totale di circa 123 euro al mese. Una decisione che evidentemente non poteva che far discutere e creare malumori.

Si tratta di una misura che è figlia delle criticità espresse dal settore nel corso del 2023, visti i continui bilanci in rosso e dalle difficoltà di trovare personale infermieristico. Lo ha ribadito l‘Alleanza delle Cooperative, i cui soci hanno in carico molte strutture emiliano-romagnole: “A fronte di un incremento dei costi che negli ultimi due anni ha toccato il 14%, pari a oltre 10 euro per persona al giorno, senza intervenire sulle entrate saremmo costretti a interrompere o a ridimensionare i servizi creando un forte disagio all’utenza e alle famiglie e mettendo a rischio la continuità lavorativa di operatrici e operatori. Sarebbe stato certamente preferibile adeguare le rette nel corso del tempo così da tenerle sempre aggiornate rispetto agli incrementi dell’indice Istat che, soprattutto nel 2022 e 2023, sono stati particolarmente rilevanti. Era comunque impensabile non intervenire con un adeguamento a seguito dei forti aumenti registrati negli ultimi anni”.  L’assessore regionale al Welfare Igor Taruffi precisa che le tariffe non venivano ritoccate da 15 anni e che «il sistema dei servizi socio-sanitari è stato messo a durissima prova.

I sindacati: “Una decisione che va a colpire le fasce più deboli”

La denuncia del provvedimento regionale arriva dai sindacati dei pensionati di Parma Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, che insieme alle rispettive confederazioni provinciali affermano: “Si tratta di una decisione grave a cui le organizzazioni sindacali si sono opposte chiedendo quantomeno un aumento più contenuto, oltre a nuove regole sull’accreditamento socio sanitario”. Infatti “crediamo che un aumento di 123 euro al mese, senza nessuna garanzia di miglioramento del servizio e in un momento di crisi, con l’inflazione a due cifre e le pensioni e gli stipendi bloccati, vada a colpire oltremodo le famiglie e le fasce più deboli”.

Per questo, continuano i sindacati, “avevamo chiesto anche di valutare l’introduzione dell’Isee al fine di graduare un possibile aumento in base alle condizioni economiche degli ospiti ricoverati e delle loro famiglie ma non siamo stati ascoltati”. Dopo mesi di trattative, evidenziano ancora le parti sociali, “non possiamo che rammaricarci per questo miope provvedimento. Viviamo in una società sempre più longeva, dove ben presto gli anziani soli rappresenteranno un terzo della popolazione, almeno nella nostra regione”. Questo, concludono, “ci impone di tracciare una strada per rimodulare e rinnovare il sistema dei servizi e un aumento delle rette non ci sembra una buona partenza”.