Sono già due le occasioni nelle quali la Regione, nella figura della vicepresidente Irene Priolo, si è impegnata di fronte ai Comitati dei cittadini alluvionati di Faenza a trovare delle soluzioni a breve termine per diminuire il rischio idraulico in caso di altri eventi alluvionali.

Il 13 novembre, durante un incontro tra i Comitati e l’Agenzia Regionale della Protezione civile presso il Comune di Faenza, incalzata dalle domande di alcuni rappresentanti dei cittadini, la vicepresidente ha dichiarato che la Regione si sarebbe impegnata a prevedere delle risposte, già entro l’inverno, al bisogno di sicurezza da parte dei residenti.

Risposte da trovare in collaborazione con l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, delegata dal Commissario alla ricostruzione, il Generale Figliuolo, a predisporre i piani speciali per la messa in sicurezza del territorio. Questa intenzione è stata confermata dalla stessa vicepresidente il 27 novembre, presso la sede della Regione, in occasione di un incontro con i Comitati Riuniti di tutta l’Emilia-Romagna, alla presenza del presidente Stefano Bonaccini e del direttore della stessa Autorità di Bacino.

Entrando nel merito della richiesta, i Comitati hanno sollevato un problema comune e molto diffuso tra i cittadini, anche a causa del trauma subito nella notte tra il 16 e il 17 maggio: riportare la situazione allo stato precedente all’alluvione di maggio tramite il ripristino degli argini, benché sia un intervento necessario, non è sufficiente per assicurare quel minimo di tranquillità di cui i residenti hanno bisogno per rientrare nelle proprie abitazioni.

Ciò che i Comitati chiedono è di predisporre in tempi strettissimi, senza dover attendere gli anni necessari per la progettazione e la realizzazione delle grandi opere che l’Autorità di Bacino sta studiando per il bacino idrico dei fiumi Lamone e Marzeno (casse di espansione, arretramento delle arginature, ecc.), un piano di sicurezza per la città di Faenza.

Il fine è evitare che le prossime piogge possano essere causa di altri fenomeni alluvionali gravi come quello precedente. Un piano di emergenza non può limitarsi a garantire la sicurezza dei residenti dei quartieri a rischio, ma anche delle loro abitazioni e dei loro beni mobili. Solo un piano pensato in questi termini permette ai residenti già colpiti dalle alluvioni di iniziare i lavori di ristrutturazione e ripristino delle proprie abitazioni e, di conseguenza, permette di scongiurare due gravi effetti congiunti: il possibile spopolamento dei quartieri danneggiati e la svalutazione delle proprietà.

Un possibile strumento preso in esame dalla Regione, e ampiamente caldeggiato dai Comitati, è la costituzione, in accordo con gli agricoltori, di zone di allagamento (nella forma della servitù di allagamento). Una volta individuate dagli esperti le aree allagabili, spetta alla politica farsi carico di implementare queste convenzioni, anche grazie a interventi normativi regionali.

I Comitati faentini attendono a breve un riscontro, già in occasione del prossimo incontro con la vicepresidente, la quale si è impegnata a riferire entro dicembre, in un nuovo incontro a Faenza, circa le azioni che su questo fronte le istituzioni intendono intraprendere.

Un appuntamento fondamentale per il futuro dei cittadini alluvionati, delle loro case, dei loro quartieri e della loro città.