Di seguito riportiamo una lettera arrivata alla nostra redazione.

Caro direttore, mi chiamo Gianluca Ierpi e insieme a mia moglie abito a Riolo Terme (Ravenna) in Via Fornace, 5. Dal 20 settembre 2014 al 2 novembre di quest’anno abbiamo subito quattro alluvioni. Dalle prime due ci siamo risollevati con le nostre “sole” forze, ma dall’alluvione devastante del 16-17 maggio e da quella del 2 novembre, siamo stati messi in ginocchio. La nostra è una casa ormai svuotata di tutto, dai mobili, agli elettrodomestici ma, soprattutto, dei nostri ricordi marciti insieme al fango che è entrato in casa nostra. Una casa non più abitabile e che ci vediamo costretti ad abbandonare come una liberazione con un mutuo ancora da pagare. Il nostro problema non è sapere se e come ricostruiremo. Il nostro problema è sapere quanto tempo passerà da oggi alla prossima alluvione. Non ha più senso ricostruire qui in Via Fornace a Riolo Terme. Dopo l’alluvione del maggio scorso abbiamo tentato di rimetterci in piedi, ma a novembre quel poco che avevano cercato di ricostruire è stato di nuovo spazzato via. In questa zona di Riolo Terme non esiste futuro, esiste solo la disperazione di chi non vede una via di uscita. Purtroppo, dal 2014 ad oggi nessuno si è mosso, sappiamo solo che la nostra casa sorge in una zona a rischio. I rischi sono un canale di cui nessuno si occupa e del quale nemmeno il Comune conosce i proprietari. I rischi sono un lago artificiale che, come una spada di Damocle, ci sovrasta con il perenne rischio di esondazione ma, soprattutto, il rischio maggiore è che la nostra area si sta rivelando una cassa di espansione naturale e, ogni volta che il fiume Senio è in piena, le sue acque trovano sfogo… in casa nostra. E questo ormai succede ogni volta che piove due giorni di seguito, non a causa di un ciclone imprevedibile. Questa è una zona relativamente piccola del paese, nella quale però abitano diverse persone, i nostri vicini di 89 e 78 anni, romagnoli di tempra, hanno ormai gli occhi spenti e si muovono nel fango come in un incubo. Siamo inermi, sfiancati dalle continue alluvioni alle quali dobbiamo fare fronte con le nostre sole forze, siamo esausti oltre ogni sopportazione umana. Non abbiamo più una vita nostra, viviamo in una bolla con la vita che scorre fuori, ma non è la nostra. La nostra vita ormai è scandita dal fango, dai badili, dalle idropulitrici, dai muri marci e dalla paura… Siamo stati colpiti nel bene che più di ogni altro è sinonimo di sicurezza, serenità e intimità, la casa. Per noi oggi questa parola significa devastazione, degrado e paura.

La disperazione è una brutta consigliera e i pensieri che ci passano per la mente sono tanti… In questa area non deve essere permessa la civile abitazione. Non voglio ricercare i colpevoli e il perché siano stati rilasciati certi permessi, a noi interessano le soluzioni.
La soluzione più giusta è lasciare questa area al suo proprietario e cioè il fiume. Senza contare il fatto che, dopo ben quattro alluvioni, non sappiamo quanto sia stabile la struttura della casa e questo è un aspetto che le eventuali future decisioni del Commissario alla Ricostruzione dovrebbe prendere in considerazione. Immobili costruiti in zone pericolose e potenzialmente a rischio idrogeologico e strutturale dopo diversi eventi alluvionali dovrebbero essere evacuati. In Francia, dopo la tempesta Xynthia nel 2010, il governo francese individuò le zone a rischio nelle quali vivevano gli abitanti che avevano subito i danni maggiori creando le “zones noires”. In queste zone non doveva abitare anima viva e le famiglie evacuate furono risarcite per ritrovare una nuova casa. Noi cittadini (di serie B) che abitiamo in via Fornace a Riolo Terme chiediamo solo di vivere una vita dignitosa e in sicurezza, ma non in Via Fornace dove, ripeto, continueremo a essere a rischio della nostra incolumità indipendentemente dai lavori che verranno fatti. Purtroppo la nostra è una realtà che ben pochi conoscono e chi la conosce fa finta di non vedere. Tutto qui.

Cordiali saluti.

Gianluca Ierpi – Riolo Terme (Ravenna)

Caro Ierpi, la sua lettera, nella sua drammaticità, è di una forza dirompente. Grazie di cuore per avercela inviata tramite la pagina Facebook della nostra edizione faentina “Il Piccolo”. Credo valga la pena, con la pubblicazione in questo spazio molto frequentato dai nostri lettori, fare conoscere la vostra situazione a più gente possibile. Perché anche voi che abitate in Via Fornace a Riolo Terme non rimaniate dimenticati. Le alluvioni, anche più gravi di quel che finora si era mai visto, si stanno succedendo, ma non è ammissibile che si rimanga inerti senza fare nulla. I bisogni oggi sono davvero tanti, ma da qualche parte occorre iniziare. Oggi non si può più dire: non lo sapevamo. Dopo il maggio scorso non è ammesso da nessuno. Speriamo bene.

Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it