Non è solo lungo gli argini che si vede la ferita di una comunità alluvionata. Il taglio più profondo si vede nelle aule dei bambini e dei ragazzi. Sia nei banchi di chi prova paura al rumore dell’acqua o si vergogna di non avere più una cameretta a casa, sia nei banchi vuoti di chi decide di non farsi più vedere perché tanto il domani può riservare solo brutte notizie. A Faenza abbiamo un termometro di questo malessere nel territorio dell’Unione che funge anche da cura perché cerca di offrire supporto e soprattutto di prevenire le situazioni di disagio e di abbandono scolastico. Si tratta dello sportello Spazio Adolescenza avviato nel febbraio dell’anno scorso dal Centro per le Famiglie della Romagna faentina. Attivo da pochi mesi prima dell’alluvione, il servizio di presa in carico e sostegno per genitori e ragazzi dai 14 ai 25 anni sta lavorando tantissimo. Ne abbiamo parlato con Cristiana Bacchilega, assistente sociale del Centro per le famiglie.

Ora disturbo post-traumatico da stress e impotenza

«Solo adesso stanno arrivando tanti adulti e ragazzi con un vissuto ansioso-depressivo che si manifesta nel disturbo post traumatico da stress. Nei bambini lo vediamo in modo concreto negli stimoli sonori che riattivano la paura, dal rumore dell’acqua forte alle immagini della devastazione al telegiornale – ci dice Cristiana – Arriva l’inverno e si deve stare più tempo in casa. In molte famiglie la nuova soluzione è un appartamento con arredamento di fortuna, non accogliente. I ragazzi che arrivano da noi sono spesso arrabbiati con i loro genitori, li accusano di non essere stati in grado in questi mesi di risolvere la situazione. Si vergognano di non avere una casa, uno spazio proprio dover poter mettere i libri e di non poter più fare la vita che facevano prima. Il senso di solidarietà che aveva alla base la voglia di fare, che ha messo insieme tante persone a spalare per settimane, oggi lascia lo spazio all’impotenza dell’attesa di dover rimettere a posto casa. E l’impotenza lascia il posto, a tutte le età, alla depressione.» Sono passati sei mesi dall’alluvione e i quartieri più colpiti sono ancora alle prese con la ricostruzione ma i tempi sono lunghi e il timore che non tornino più come prima è concreto: in alcuni di essi inizia a percepirsi abbandono e degrado. «Nei ragazzi più grandi l’alluvione ha confermato un senso di poca speranza nel futuro che si era già fatto largo con la pandemia e con le due guerre attuali».

Abbandono e disagio: già 40 segnalazioni

Tutto questo porta al disagio, a un malessere che deve essere prevenuto. Per questo lo Spazio Adolescenza offre sia supporto psicologico a genitori e ragazzi sia un servizio contro la dispersione scolastica. I numeri di accessi allo sportello sono un segnale di lettura del bisogno della comunità: dal 16 febbraio al 31 ottobre sono 65 i ragazzi e i genitori presi in carico individualmente per un supporto psicologico, 55 le persone che chiedono un sostegno nella genitorialità. Accanto a questi numeri anche un gruppo di 8 persone che ha riflettuto sul tema della morte, uno di 10 persone sulla gestione dell’ansia e dello stress, 2 gruppi di genitori di adolescenti di 15 persone. Strettamente connesso a questo anche il tema dell’abbandono scolastico. Sono 29invece i ragazzi che fino al 31 ottobre hanno fatto accesso al Sest, a cui si aggiungono altri 10 ragazzi nel solo mese di novembre. 8 di loro erano stati presi in carico nel pre alluvione e i restanti dall’inizio dell’anno ad oggi. 40 dunque le consulenze nelle scuole. «Il fenomeno della dispersione è molto serio e l’età dei ragazzi che abbandonano la scuola si abbassa sempre più, molti sono delle scuole medie – ci spiega Cristiana – Nelle scuole superiori c’è poi il problema delle passerelle: molti ragazzi che perdono un anno e si rendono conto di voler cambiar scuola spesso non trovano posto in una nuova classe e passano a casa un anno dopo il quale spesso tra i banchi non ci tornano più». Tante sono le conseguenze di un evento traumatico come quello del maggio scorso e la comunità non può voltarsi dall’altra parte nè può immaginare un domani tutto da costruire, se perde i suoi ragazzi.

Letizia Di Deco