Una testimonianza di grande valore ancora oggi per la nostra Pastorale vocazionale, capace di gettare «una grande luce nell’animo dei giovani». Nell’omelia per la celebrazione del 28 agosto, al monastero delle agostiniane di Modigliana, sant’Agostino è stato indicato dal vescovo monsignor Mario Toso come un esempio più che mai attuale da seguire.

Le parole del vescovo Toso

«Il monastero in cui celebriamo la festa di uno dei grandi padri della Chiesa – ha esordito nella sua omelia monsignor Toso – affonda le sue radici spirituali proprio nell’esperienza che ebbe Agostino della vicinanza di Dio. Tale vicinanza fu da lui avvertita con straordinaria intensità. Per Agostino la presenza di Dio nella persona umana è profonda e misteriosa.
Essa può essere riconosciuta e scoperta nel proprio intimo. Non andare fuori, ma torna in te stesso, suggerisce Agostino. È nell’uomo interiore che abita la verità e si trova la strada per giungere a Dio, sommo Amore». «La nostra cultura contemporanea – ha proseguito il vescovo -, che sembra non sopportare più la sana dottrina, spesso semina nel nostro animo disorientamento e pregiudizi. Dio viene considerato un antagonista. Egli è da tenere lontano da noi perché coarta la nostra libertà. Ma come rammenta Agostino pensare così equivale a un suicidio interiore, è come perdere il proprio io, la propria identità. Infatti, la lontananza di Dio equivale alla lontananza da sé stessi: “Tu, infatti – riconosce Agostino (Confessioni III, 6,11) rivolgendosi direttamente a Dio – eri all’interno di me più del mio intimo e più in alto della mia parte più alta; tanto che – aggiunge in un altro passo ricordando il tempo antecedente la conversione – “Tu eri davanti a me; e io invece mi ero allontanato da me stesso, e non mi ritrovavo; e ancora meno ritrovavo Te” (Confessioni V, 2,2). In sostanza, per sant’Agostino una persona che è lontana da Dio è anche lontana da sé, alienata da sé stessa. Può ritrovare sé stessa solo incontrandosi con Dio».

Toso: “onoriamo sant’Agostino non solo a parole ma con i fatti”

Queste riflessioni, ha sottolineato il vescovo, «appaiono di grande attualità per tutti coloro che sono alla ricerca della verità, specie per le nuove generazioni. La sola lettura del capolavoro di Agostino (le Confessioni) porterebbe una grande luce nell’animo dei giovani, come anche sarebbe di valido aiuto in quella che oggi chiamiamo pastorale vocazionale. L’itinerario intellettuale e spirituale di Agostino è un itinerario che trova il suo dinamismo nell’animo umano. Con esso la persona è protesa verso Dio e verso la realizzazione della propria vocazione. Sono convinto che in vista della rinascita della pastorale vocazionale nelle comunità religiose, ma anche nelle comunità parrocchiali, Agostino avrebbe ancora molto da insegnare. Egli appare quanto mai attuale e istruttivo. Le nuove generazioni vanno accompagnate e sostenute nella speranza di trovare la verità, quella verità che è Cristo stesso, Dio vero, al quale Agostino si è rivolto con una delle sue più famose preghiere: “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco tu eri dentro e io fuori, e lì ti cercavo. Hai chiamato e hai gridato e hai rotto la mia sordità, hai brillato, hai mostrato il tuo splendore e hai dissipato la mia cecità, hai sparso il tuo profumo e ho respirato e aspiro a te, ho gustato e ho fame e sete, mi hai toccato e mi sono infiammato nella tua pace” (Confessioni X, 27,38)». Cari fratelli e sorelle, onoriamo sant’Agostino non solo a parole ma con i fatti».