Domenica 24 settembre torna in piazza del Popolo a Faenza la Festa del Volontariato, organizzata dalla Consulta del Volontariato insieme alle associazioni della Romagna Faentina. Per fare il punto su questo evento, che dà la possibilità ai cittadini di conoscere da vicino il mondo del terzo settore e approfondire le sfide che il volontariato ha dovuto affrontare in questi anni, abbiamo intervistato Maria Antonia Bedronici, presidente della Consulta del Volontariato e delle Associazioni della Romagna faentina.

Intervista alla presidente della Consulta della Romagna faentina, Maria Antonia Bedronici

Bedronici, innanzitutto quando è stata costituita e che ruolo ha la Consulta?

La Consulta è stata costituita nel 1996 quindi sono ormai più di 25 anni che è attiva sul nostro territorio. E’ uno strumento molto utile per coordinare le associazioni, rispettando i loro scopi e le loro peculiarità. Nei mesi scorsi abbiamo facilitato la costituzione di reti di collaborazione tra associazioni, definendo due co-progettazioni che saranno presentate il 24: una dedicata alla solitudine degli anziani e alla fragilità sociale, che vede la Consulta come capofila, e una dedicata ai minori in condizioni di fragilità. All’interno della prima anche l’avvio del Centro del Riuso, progetto già seguito da Damiano Cavina.


Il mondo del volontariato, nel corso degli ultimi anni, ha affrontato sfide importanti, a partire dalla pandemia. Come siete riusciti ad affrontare quel difficile momento e a essere di supporto, soprattutto ad anziani e persone fragili?

Per anziani e persone con disabilità è stato davvero drammatico, ma siamo riusciti a fare tanto con i mezzi digitali. Tra i vari progetti, Telefono Amico di Auser, che aveva come obiettivo un ascolto consapevole e professionale, per intervenire anche di fronte a un disagio psicologico. Il Gruppo Disabilità Faenza ha invece dotato i ragazzi di un tablet per restare in contatto con gli educatori. Anche in quel caso, la Consulta ha tenuto aggiornate le associazioni su mezzi e modalità d’intervento.


Passiamo purtroppo da un’emergenza all’altra. Nel maggio scorso Faenza è stata colpita dall’alluvione. Qual è stato il ruolo di Consulta e associazioni?

Nella fase più difficile la Consulta ha collaborato con Emergency, mettendo a disposizione la propria conoscenza del territorio e mettendo in collegamento volontari e persone colpite, andando ad aiutare in maniera mirata persone e famiglie che erano davvero in forte difficoltà.
Inoltre abbiamo ricevuto alcune donazioni da tutta Italia, per un importo di circa 5mila euro e stiamo decidendo a cosa destinarli.
Questo mi rende orgogliosa perché non abbiamo attivato una raccolta fondi ma stiamo stati scelti dalle persone. Tante associazioni sono state in prima linea per fronteggiare l’emergenza e vedo ancora una gran voglia di aiutare. Molte hanno raccolto fondi e li stanno donando sul territorio, senza intermediazioni. Mi piace pensare alle associazioni come a tante piccole casseforti per le persone più colpite dall’alluvione.


Quali sono i problemi ancora aperti sul territorio e come si può far fronte al tema dell’emergenza abitativa, che sta emergendo?

I problemi sono tanti, l’emergenza non è finita. Ci sono persone anziane e sole che hanno bisogno di supporto e ci stiamo quindi impegnando a creare reti di sostegno, che prevedano un supporto materiale e psicologico. Notiamo che tante persone colpite si sentono sole e non si sentono comprese da chi fortunatamente non è stato toccato dall’alluvione. Bisogna quindi continuare a parlare di ciò che è successo, ricordare il dramma che hanno vissuto e non lasciarle sole a fronteggiare la situazione. Per quanto riguarda il tema dell’abitazione, sicuramente Faenza attualmente è una città fragile sotto questo punto di vista e vale la pena aprire, innanzitutto, il dibattito sull’utilizzo degli immobili attualmente vuoti. Poi è chiaro che per risolvere un problema di questa portata serviranno progetti e risorse economiche.

Samuele Bondi