Cosa significa prendersi cura è una domanda che tutti nella vita si pongono. Genitori, educatori, fratelli e sorelle maggiori, amici, fidanzati. La risposta è nella relazione e a volte bisogna andare a cercarla proprio in quella relazione che non ci si aspetta: quella con chi sembra più debole, con chi è considerato disabile. Credici, il centro estivo per ragazzi con disabilità che si svolge in Seminario a Faenza da ormai dieci anni, ha proprio questo obiettivo. Una settimana di servizio in cui a ricevere i doni più grandi sono soprattutto gli educatori. Anche quest’anno dal 14 al 18 agosto ben 24 ragazzi con disabilità hanno avuto modo di vivere un’esperienza comunitaria con l’aiuto di 22 educatori, giovani della nostra Diocesi a cui si è unito un gruppo di volontari di Brescia.

Un’esperienza che ha al centro la fede

«È stata un’esperienza molto bella anche per rinforzare la propria fede – ci racconta Cecilia, una giovane educatrice al suo primo Credici. – Guardando alle persone che hanno fatiche più o meno gravi ci si rende conto di come dai gesti semplici, da un semplice ciao, grazie, come stai, si può rivoluzionare la giornata. Credici non è un normale centro estivo ma un’esperienza estiva in cui al centro c’è la fede. Anche i ragazzi cercano la preghiera e la Messa. Vivono la vita di fede con semplicità, non hanno i dubbi e le insicurezze che abbiamo noi. Mi hanno dato un po’ di luce».

Si pensa già al prossimo anno

Una settimana piena, non solo di attività e momenti insieme, ma anche di riflessioni e gioie. Questa la giornata tipo: si iniziava la mattina con le lodi per gli educatori, poi l’accoglienza dei ragazzi e dalle 9 l’inizio delle attività, la preghiera, il pranzo insieme e, nel dopo pranzo, la preparazione dello spettacolo finale del venerdì realizzato dai ragazzi. Poi i momenti speciali: martedì la Messa e mercoledì la gita a Pieve Corleto, ospiti di una ragazza disabile che li ha invitati nella sua fattoria.
«Chi faceva un po’ più fatica aveva un supporto da parte degli educatori, ma mi aspettavo che fosse tutto più complicato, invece da loro ho imparato a prendere le cose con un po’ più di leggerezza – ci dice Cecilia -. Ci siamo molto divertiti e i ragazzi sono un po’ usciti dalla bolla in cui vivono la loro quotidianità. Anche per i genitori è stato bello, ci hanno ringraziato tanto. Tutti gli anni i ragazzi chiedono questa esperienza. In un pezzetto dell’anno vivono da protagonisti e non sentono il bisogno di dover dipendere da qualcuno». Finita questa settimana si pensa già al prossimo anno. «Lo rifarei – dice Cecilia -. Bisogna portare avanti questa iniziativa. È un’esperienza per conoscere meglio non solo le persone con cui viviamo ma anche noi stessi. Vorrei dire a chi non l’ha mai fatto che non è una settimana faticosa. Non è un dover star dietro ai ragazzi ma un essere educatori per loro. Hanno bisogno, certo, ma non è una settimana pesante. Fisicamente e mentalmente è stato il centro estivo più leggero che abbia fatto».

Letizia Di Deco