“Sul tema cattolici e politica oggi siamo a una svolta importante”: a ribadirlo nei giorni scorsi è stato il vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso. “Come ha sottolineato il cardinale Zuppi nella sua prolusione su ‘Il Codice di Camaldoli’ nello scorso luglio, uno dei problemi cruciali è il patente divorzio tra cultura e politica, con il risultato di una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti, ma molto enfatizzati – ha evidenziato monsignor Toso -. Un giudizio netto e coraggioso, per certi versi. Ma che fare dopo queste importanti affermazioni? A fronte del compito di portare la redenzione di Cristo anche nella politica, per renderla veramente samaritana, sicuramente non basta la pur nobile proposta di quel gruppo di cattolici che, a fine agosto, a Rimini, ha avanzato l’idea di un progetto politico come insieme di parole chiave da condividere e che hanno un corrispettivo concreto in numerose buone pratiche della società civile. Uno ‘spartito’ anziché un impegno chiaro in politica tiene, purtroppo, i cattolici sull’uscio o nell’anticamera della politica. Sembra che essi non debbano entrare nella politica dei parlamenti, nella ‘camera dei bottoni’, se non in ordine sparso o in futuro”.
“L’impegno dei cattolici in politica è una questione su cui anche la pastorale delle nostre comunità e delle nostre associazioni è chiamata a riflettere – sottolinea il vescovo Mario -. Perché? Anzitutto, perché ogni credente, in quanto battezzato, ha una vocazione cristiana dal punto di vista sociale e politico e non può guardare alle cose del mondo, comprese le guerre, dalla finestra o scendendo solo in piazza”.
“Su questo – conclude il vescovo Mario Toso – ha parlato chiaramente papa Francesco nell’udienza generale del 13 settembre dicendo che i cattolici sono chiamati a “sporcarsi le mani”. Riguardo all’impegno dinanzi alle grandi questioni sociali, economiche e politiche di oggi, il Papa ha sottolineato come ‘tanti ne parlano, tanti ne sparlano, tanti criticano e dicono che va tutto male. Ma il cristiano non è chiamato a questo, bensì a occuparsene, a sporcarsi le mani in esse: anzitutto, come ci ha detto San Paolo, a pregare, e poi a impegnarsi non in chiacchiere, ma a promuovere il bene e a costruire la pace e la giustizia nella verità'”.