Una medaglia ha sempre due facce. Una è sorridente, levigata e asciutta, l’altra è quella che resta in ombra e su cui spesso sono incastonate le verità più dolorose. Così anche il tema dell’alluvione porta con sé luci e ombre che si devono guardare insieme, con sguardo critico. Se è vero infatti che ci sono tante realtà che stanno ripartendo e tante case che tornano a essere abitate, è anche vero che questo sta accadendo solo attraverso il ricorso dei cittadini ai loro fondi privati – soldi che avevamo messo da parte- e non certo tramite i sostegni ricevuti. I moduli Cis e Cas sono stati compilati nei termini, ma ancora nulla è arrivato nelle case di chi ha fatto richiesta.

Via Lapi resta desolata, così come le vie limitrofe

«Non ci siamo più incontrati dopo giugno – dice Valentina Mascaretti, del comitato Bassa Italia che raggruppa l’area attorno a via Lapi – Stiamo cercando di incontrare direttamente l’Amministrazione e avere risposte. Ma non abbiamo ancora una data. Abbiamo chiesto la presenza di figure tecniche per avere una situazione proficua. Finiremo per incontrarci nuovamente solo tra di noi del comitato. I cittadini del nostro comitato però vogliono essere messi a conoscenza dello stato di avanzamento dei lavori di somma urgenza». L’autunno si avvicina e via Lapi resta desolata, così come le vie limitrofe. Case senza finestre, porte spalancate e ancora montagnole di fango vicino alle panchine sotto le mura. «La situazione è desolante. La mia forte preoccupazione è che molti cittadini stiano dando fondo al proprio conto corrente per ristrutturarle alla bell’e meglio rientrando in case che non sono ancora salubri. E spesso si tratta di famiglie con bambini piccoli o coppie di anziani. Queste sono scelte dettate dalla disperazione di chi non ha altra soluzione. Non abbiamo ancora un piano abitativo di emergenza e in questo momento vige la legge chi fa da sé fa per tre. Non è giusto consentire una cosa del genere, anche perché i fiumi non sono ancora stati messi in sicurezza». Problema non da poco quello del ripristino degli argini che, con l’avvicinarsi dell’autunno, desta preoccupazioni e ansie nei residenti. «Il muretto di via Renaccio non è stato edificato. È ancora assente – continua Valentina. – Dicono che lo faranno entro ottobre: stiamo nelle promesse».

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Sfiducia e risentimento

In questo clima di sfiducia non manca il risentimento verso alcune iniziative di ripartenza che ad alcuni appaiono anacronistiche, dal momento che non ci si trova ancora fuori dall’emergenza. Lo sa bene chi non ha ancora una casa abitabile. «Nella nostra zona ci sono per lo più villette e le case sono state molto colpite- spiega Mascaretti -. Con il Cas mi rifaccio al massimo una finestra con i prezzi che ci sono adesso. Gli artigiani chiedono prestazioni molto ben pagate. In via Lapi circa il 50% delle case è inabitabile: magari sono case che non hanno problemi strutturali, quindi non sono inagibili, ma presentano danni tali da non poter avere condizione di abitabilità». Difficile quindi trovare buone notizie in questo scenario. Qualcosa però si muove relativamente al problema annoso delle fognature. «Hera dopo aver fatto con noi un sopralluogo, ha progettato una serie di soluzioni radicali che dovrebbero essere messe in atto in tempi rapidi. Si tratta delle pompe di sollevamento, che chiedevamo dal 2019, e dell’allargamento di alcune tubature. Quindi entro il 2023 ci è stato detto che dovrebbe completarsi il potenziamento della rete fognaria». Un barlume di luce in una zona di Faenza ancora molto preoccupata su cui non deve calare l’attenzione. «La nostra paura era che il quartiere morisse. Ora vediamo sì che qualcuno riapre, ma a farlo è una minima parte. Ci sono esercizi commerciali più colpiti per cui servono più soldi, così come per rifare le case non bastano pochi risparmi. La banca non accende un altro mutuo a chi si trova in questa situazione. Vediamo che ci sono delle forme di dialogo con il commissario Figliuolo e vorremmo avere delle risposte». Risposte che sono tanto complesse quanto urgenti, ma che sono proprio la faccia della medaglia, ancora sporca di fango, che non deve essere persa di vista.

Letizia Di Deco