Solo due volte si è fermato l’orologio in piazza a Sant’Agata sul Santerno: sotto i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e la notte del 17 maggio di quest’anno. Le lancette ferme alle 3,45 rendono ancor più tangibile quello che è sotto gli occhi di tutti i residenti: il paese è sospeso. Come la ferrovia che non vede più passar treni, come il futuro delle tante attività del centro che sono ancora chiuse, come chi aveva casa al piano terra o al primo piano. A differenza di altre città colpite dall’alluvione, a Sant’Agata tutto il paese è stato colpito dalla furia dell’acqua. Eppure qualcosa deve muoversi. Siamo andati a incontrare Enea Emiliani, sindaco da nove anni di Sant’Agata, che insieme a noi ha rivissuto quei momenti terribili e ci ha raccontato qual è la situazione oggi di questo paese che non deve essere abbandonato.

Intervista al sindaco Emiliani: servono fondi e risorse umane

Sindaco, cosa è successo quella notte?

Alle 3,30 si è sentito un boato e subito dopo abbiamo capito che l’argine del Santerno si era rotto all’altezza del ponte della ferrovia, il punto di maggior danno. L’acqua ha completamente investito il paese con una vera e propria inondazione. In tutta Sant’Agata in media c’era un metro e mezzo di acqua fangosa con una forte corrente. Dopo qualche giorno l’acqua è andata via ma è rimasto il fango. Fango che non è ancora andato via del tutto perché il sole lo ha poi solidificato e tuttora siamo alle prese con il suo smaltimento. Subito c’era un paesaggio simile al cratere di una bomba, poi era come essere davanti a uno scenario di guerra. Grazie a volontari e Protezione civile nel giro di quattro settimane Sant’Agata ha ripreso le sembianze di un paese.

Qual è adesso la situazione?

Adesso l’effetto è dietro gli scuroni delle case: ovunque ci sono edifici con piani terra vuoti e da sistemare. Da metà giugno, quando è andata via la Protezione civile, ci siamo trovati soli ad affrontare la situazione. Ho scritto una lettera, un grido d’aiuto. I lavori pubblici sono sulle spalle del Comune e senza personale e risorse economiche non ce la facciamo. Ora gli uffici comunali sono alle scuole medie, ma a breve i ragazzi torneranno in classe. Gli uffici rimarranno momentaneamente ancora in questa sede, prima di trasferirsi alla Cà de Cuntaden, anch’essa danneggiata dall’alluvione, ma gli alunni delle scuole elementari e medie faranno ritorno nelle loro aule di via Roma sin dal primo giorno di scuola. Dopo la lettera siamo stati contattati dalla struttura commissariale. Anche se senza una data precisa, ci è stato detto che verrà messo a nostra disposizione del personale per le verifiche dei danni: oltre alle risorse economiche sono fondamentali anche le risorse umane. Al momento abbiamo avuto delle spese importanti per le somme urgenze (tutti quegli interventi urgenti che possono essere fatti anche senza soldi stanziati appositamente): 255mila euro, di cui al momento lo Stato ha coperto solo 18mila euro. Poi ci sono tutti gli altri lavori, ripartenza delle scuole, sistemazione delle strade, riapertura del cimitero, che stiamo finanziando con somme nostre.

Parlando di pubblico tutto è prioritario

Quali sono le priorità?

Tutto ciò che è pubblico è prioritario. La mole di lavoro è tanta e i tempi sono lunghi. Tutto il patrimonio pubblico è distrutto. C’è ancora il problema fango portato al campo sportivo e in altri punti di raccolta. Non sappiamo come considerarlo e smaltirlo anche perché non è terra mobile utile per rifare gli argini. Anche a livello psicologico vedere ancora tutto questo fango ha effetti devastanti.

Qual è invece la situazione a livello di sicurezza?

C’è di nuovo la paura del fiume che taglia in due il paese. Di piene ce ne sono state in passato, anche se non così significative, ma ora è tornata la paura. La preoccupazione è tanta. I lavori per il ripristino degli argini sono cominciati subito. La sponda dalla rottura è stata ripristinata sia a destra che a sinistra. Il ponte della ferrovia è più basso degli argini e dovrebbe essere alzato. Su questo teniamo l’attenzione alta, non vogliamo compromessi che non garantiscano la massima sicurezza. Sono in corso i lavori per ripristinare la via della ferrovia da Sant’Agata a santa Maria in Fabriago. Confido che entro settembre o ottobre sia tutto sistemato. Ad oggi il fiume è stato ripristinato e rinforzato, ma parliamo di argini freschi e quindi non consolidati. Di sicuro non si sottovaluteranno eventuali allerte rosse. Confidiamo che non si verifichi più una quantità di pioggia tale. Il controllo del fiume è di competenza della regione che attinge anche dallo stato. Il comune non può far altro che allertare la popolazione. L’auspicio è che anche a livello europeo ci si attrezzi per questo e si diano risorse.

Ci sono segni di speranza?

Sicuramente un bilancio meno grave di quel che poteva essere, pur contando due vittime. Importante è stato il lavoro dell’amministrazione pubblica, così come la macchina del volontariato, anche a livello psicologico. Quando è andata via la Protezione civile ci siamo sentiti effettivamente soli. Di fronte a un’emergenza definita nazionale serve un intervento nazionale. Serve tempo, ma la gente ha bisogno di risposte adesso. Sono state molto importanti anche le tante donazioni ricevute. Dei 650mila euro di donazioni 500mila sono stati assegnati alle famiglie, 150mila alle imprese della Bassa Romagna. Le donazioni continuano e siamo arrivati alla somma di 800mila. Sono state importanti perché abbiamo dovuto anticipare tante somme come Comune.


Che sentimenti si respirano oggi in paese?

C’è ancora sentimento di bisogno. Anche attività private, residenze, attività pubbliche sono state distrutte. Sembrava un paese sospeso, ma non morto. Riapriremo le scuole. Per gli impianti sportivi è più complicato. Uno dei motivi di sconforto e scontento nei cittadini è la chiusura del cimitero per ordinanza della Usl, provvedimento che impedisce ai santagatesi di far visita ai propri cari e comporta il fatto che i defunti in questo periodo non possano essere sepolti a Sant’Agata. I problemi dunque sono tanti; prima eravamo abituati a trovare subito soluzioni, ora sappiamo che di fronte a un problema così grande si deve aspettare, ma l’attesa crea ansia e sconforto.

Letizia Di Deco