È notizia di questi giorni che il commissario alla ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo ha rassicurato i sindaci dei comuni romagnoli, colpiti dalla devastante alluvione del maggio scorso, garantendo i finanziamenti per proseguire con i lavori in somma urgenza, necessari a ripristinare infrastrutture chiave e mettere in sicurezza i corsi d’acqua, in vista dell’autunno. Sembra intravedersi un abbozzo di ricostruzione anche se rimane ancora irrisolto il nodo dei ristori a famiglie ed attività che faticano a guardare al futuro. Prosegue intanto il nostro viaggio tra le realtà faentine profondamente ferite dall’alluvione e in attesa degli aiuti economici necessari per poter ripartire. Questa settimana abbiamo incontrato Stefano Bosi, titolare, insieme alla moglie Stefania Gianstefani, della macelleria Stefani, situata in piazza Ferniani 8. L’attività, che vanta 35 anni di storia, si trova a pochi passi da via Lapi, in una delle zone maggiormente devastate dalla furia del Lamone.

Intervista a Stefano e Stefania della macelleria Stefani

Stefano, ripartiamo da quel tragico 16 maggio. Come ha vissuto quelle ore drammatiche?

Purtroppo quella sera non sono stato bene di salute, mi sono dovuto recare al pronto soccorso quindi sono state ore davvero difficili. Non è stato semplice raggiungere l’ospedale e quando sono stato dimesso, il giorno dopo, sono rientrato a casa solo grazie alla Protezione civile. Mentre ero in ospedale il pensiero andava spesso alla mia attività e, vedendo immagini e video davvero terribili, avevo un’idea di quanto fosse grave la situazione.

Quando è poi riuscito a entrare in macelleria?

Solo domenica 21 maggio ed è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco perché il bancone si era ribaltato ed ostruiva completamente l’ingresso. I vigili del fuoco dunque hanno spaccato la vetrina e successivamente svuotato tutte le celle frigorifere. All’interno la situazione era indescrivibile, il negozio è stato completamente sommerso ed era tutto sotto sopra. Inoltre l’acqua aveva staccato anche il controsoffitto. Siamo comunque riusciti a svuotare completamente i locali, con l’aiuto anche di tanti volontari, nel giro di una settimana.

A quanto ammontano i danni?

Tra merce buttata, arredi, bancone e macchinari una prima stima dei danni è di almeno 100mila euro. Senza contare che, purtroppo, attualmente sia io che mia moglie siamo senza lavoro.

ponte del borgo

Il futuro: “non penso di riaprire”

Come vede il futuro? Sta già pensando alla riapertura?

Nonostante porti davvero nel cuore i miei clienti, in questo momento, non penso di riaprire. Ricostruire il negozio richiede un investimento molto oneroso che, sinceramente, mi spaventa. Ho 59 anni e a quest’età non è facile rimettersi in gioco e ripartire da zero e tra l’altro un ulteriore elemento che mi fa riflettere è che il macellaio è un mestiere che piano piano sta scomparendo. Infine, la mia attività purtroppo è all’interno di un quartiere che è attualmente fantasma e questo si ripercuote inevitabilmente sulla clientela. Un’altra zona da cui provengono tanti miei clienti è il Borgo, che sta vivendo la stessa situazione e risulta parzialmente isolato, con la chiusura del Ponte delle Grazie che si preannuncia prolungata. L’idea dunque, può essere quella di rilevare una macelleria già avviata che, per qualunque motivo, decida di vendere o cessare l’attività.

Quali provvedimenti o agevolazioni potrebbero aiutare le attività e le famiglie faentine a ripartire?

Innanzitutto è necessario mettere le zone più colpite in sicurezza e dare alle persone la garanzia di poter tornar a vivere e lavorare lì. Inoltre sono fondamentali gli aiuti economici che, al momento, stanno mancando. Nonostante non abbia intenzione di riaprire dovrò comunque affrontare degli investimenti per rendere il negozio nuovamente abitabile, in modo che possa poi essere affittato o venduto, ma l’unico ristoro arrivato è quello legato alla chiusura dell’attività. Posso richiedere mille euro al mese, per un massimo di tremila euro, e inoltre la somma è tassata per cui l’aiuto concreto ammonta a 800 euro al mese.

di Samuele Bondi