Uno scontro tra titani. Da una parte quello che è ritenuto il miglior cavaliere d’Italia. Dall’altra quello che forse oggi è il miglior rappresentante della scuola equestre faentina. In mezzo, poco più di dodici secondi che valgono un anno di sacrifici. Marco Diafaldi è tornato alla vittoria del Palio del Niballo di Faenza dopo otto anni. Il cavaliere del Rione Verde, 36 anni, in sella a Green commander ha rivissuto le stesse emozioni del 2014 e del 2015. Per lui si tratta della terza vittoria del Palio, come Davide Tredozi, e diviene così il cavaliere più titolato del rione di porta Montanara. Strappa così il drappo del Niballo dalle mani di Luca Innocenzi, cavaliere del Borgo, vincitore dell’ultima edizione. Maniscalco, Diafaldi ha iniziato a correre appassionandosi ai cavalli guardandoli dalla tv: chissà che anche altri giovani, vedendo le sue gesta nel Palio, non possano affacciarsi a questo mondo.

Intervista a Marco Diafaldi: “Quando siamo passati a correre nella pista di sinistra ho capito che potevamo farcela”

Diafaldi, cos’è cambiato in questi otto anni, rispetto all’ultima vittoria?

Sicuramente è cambiata la mia preparazione. Sono maturato molto sia dal punto di vista fisico sia sportivo. Ho fatto tante esperienze e gare in tutta Italia che hanno fatto la differenza nei momenti più difficili di sabato scorso. L’emozione della vittoria però è sempre la stessa: per giorni non credi che sia tutto vero. Come le altre vittorie c’è sempre la soddisfazione per il lavoro incessante di un anno con tutta la scuderia.

Grandi meriti vanno anche al tuo destriero.

Green commander è un cavallo di 6 anni che ha davanti a sé un futuro roseo. Dopo le prove ufficiali in cui era andato molto forte, la domenica precedente al Palio ha avuto un piccolo infortunio e abbiamo passato tutta la settimana in recupero. Alla fine è andata bene.
Anche in gara ha dimostrato una particolarità: è più forte sulla pista di sinistra. Se in forma, può fare giri da 12’4 e 12’3: in velocità è un mostro. La cosa più bella di correre è creare il rapporto col cavallo. Si fa fatica a descrivere, ma è questo che mi appassiona di più nel mondo del Palio.

Vista la sua giovane età, c’è chi dice che possiate aprire un grande ciclo vincente.

Procediamo anno per anno. Purtroppo io non sono più così giovane e gli impegni esterni cominciano a essere tanti. Intanto ci godiamo questa vittoria.

Il momento più difficile della gara?

Alla seconda tornata, quando ho perso contro il Nero dalla pista di destra. Quello era uno scudo da non perdere. In un Palio così equilibrato, scudi come quello fanno la differenza. Per fortuna quando siamo passati a gareggiare sulla pista di sinistra il cavallo si è sciolto e ha dato il meglio di sé. Siamo tornati in gara. Da lì è partita una grande rincorsa e, agli spareggi, ero certo che non avremmo perso.

Grande soddisfazione anche per aver battuto un grande fantino come Innocenzi.

Correndo fuori Faenza ci incrociamo spesso. A volte vinco io, a volte vince lui. Resta il fatto che è un cavaliere fortissimo.

Ed è un cavaliere forestiero.

Inutile girarci intorno. La situazione equestre faentina oggi non è delle migliori. Se avessimo disputato la Bigorda ci sarebbero stati solo due cavalieri faentini in gara: il nostro e quello del Borgo. Per certi versi è avvilente. Le nuove generazioni non sono invogliate a correre. Questo è un mondo che richiede tanti sacrifici, è vero. Trascorri ogni giorno tante ore in scuderia e devi rinunciare ad altro. Ma quando c’è la passione, vai avanti. Forse non facciamo abbastanza iniziative per attrarre i giovani, per coinvolgerli e renderli protagonisti.

Cosa ti ha colpito di questa edizione del Palio?

La pista ben preparata, molto più rispetto che altri anni: i cavalli correvano bene e in sicurezza, è stato fatto un bel lavoro. E poi tutti quei tifosi allo stadio: vedere il Bruno Neri così pieno è stato un colpo d’occhio davvero emozionante.

A chi dedichi la vittoria?

A tutta la scuderia e a tutte le persone colpite dall’alluvione, tutto il Palio di quest’anno era doveroso dedicarlo a loro.

Samuele Marchi