Domenica 23 luglio alla chiesa di Santa Maria Maddalena si sono festeggiati i 60 anni di ordinazione presbiterale di monsignor Giuseppe Mingazzini. Di seguito riportiamo l’omelia pronunciata per l’occasione dal vescovo monsignor Mario Toso, invitato alla celebrazione della patrona Santa Maria Maddalena.
L’omelia del vescovo Mario
Cari fratelli e sorelle, caro monsignor Giuseppe Mingazzini, già parroco di Santa Maria Maddalena, caro don Francesco Cavina, cari giovani,
sono davvero lieto di essere qui con voi in momenti importanti della vostra vita comunitaria e missionaria: la festa di santa Maria Maddalena, patrona di questa parrocchia, e la ricorrenza dei 60 anni di sacerdozio di Mons. Giuseppe Mingazzini, già vostro parroco, amato e stimato. Spero di non togliere nulla a Mons. Giuseppe, al quale mi lega affetto e amicizia, se in questa occasione vi invito a ricordare e a pregare anche per i miei 45 anni di ordinazione presbiterale (22 luglio 1978).
Maria Maddalena, patrona di questa comunità, è stata la prima a incontrare Gesù risorto il mattino di Pasqua. Corre dagli altri discepoli. Col cuore in gola, annuncia: «Ho visto il Signore!» (Gv 20,18). Domandiamoci: noi, che abbiamo come patrona, ovvero come protettrice e modello di vita cristiana, Maria Maddalena, l’Apostola degli apostoli, prima testimone del Risorto, con la nostra parola, ma soprattutto, con la nostra condotta, portiamo al mondo l’annuncio: «Il Signore Gesù è risorto! È davvero risorto!»? Detto altrimenti, la nostra vita, avendo noi ricevuto col Battesimo e con la Confermazione lo Spirito d’amore e di verità di Cristo, è vita di persone co-risorte con Lui? La nostra esistenza viene modellata su quella di Gesù che si dona totalmente al Padre e ai fratelli sino a morire? Non solo: trasfiguriamo la nostra vita individuale, come anche la vita comunitaria, convergendo tutti insieme in Lui, vivendo con e per Lui un’umanità in pienezza, di perenne giovinezza? L’incontro con Gesù Risorto ci rende persone nuove, luminose? Gli altri, dal nostro modo di vivere con coerenza, saldi e forti nella fede, capiscono che apparteniamo a Chi è l’assoluto umano di Dio, ossia a Gesù Cristo l’Uomo Nuovo? Nella società di oggi, chiamata a rinascere, a risorgere, potremo essere luce e lievito di una vita nuova quando ci immergeremo nella vita del Risorto che fa nuove tutte le cose, le relazioni. Se desideriamo essere seme nuovo, umanità trasfigurata e che rigenera, incontriamo il Risorto nell’Eucaristia.
È solo un’aperta e costante confessione di fede in Gesù Risorto che può generare e alimentare un autentico impegno missionario, una gioiosa e incessante pastorale vocazionale, quale è stata coltivata dai parroci di questa comunità, relativamente giovane. Qualche tempo fa ho avuto la fortuna di essere stato invitato a partecipare alla sesta edizione del CRE di questa parrocchia. Gli iscritti erano 295 ragazzi e ragazze. Con loro c’era un folto manipolo di animatori e animatrici. Questi, assieme ai ragazzi e ragazze presenti durante il CRE, sono apparsi ai miei occhi una messe davvero abbondante, ove il Signore Gesù ha certamente fatto e continua a far sentire la sua chiamata, con diverse tonalità.
Il sessantesimo anniversario della ordinazione di don Giuseppe Mingazzini ci fa pensare al suo costante lavoro nella pastorale in genere e, in particolare, vocazionale. Non possiamo dimenticare che senza un serio e costante impegno sul piano vocazionale da pare di tutti i credenti difficilmente potremo avere in futuro altri presbiteri per le nostre comunità parrocchiali. Non dobbiamo essere superficiali. Non possiamo non vedere i chiari segni di una preoccupante scarsità di vocazioni presbiterali, oltre che religiose. I due sacerdoti ordinati il 1° luglio scorso in cattedrale se da una parte rincuorano, dall’altra, a fronte dell’invecchiamento e della diminuzione del clero, ci spronano a non perdere tempo e a unire le forze pastorali, almeno sul piano diocesano.
Mentre ringraziamo Mons. Giuseppe Mingazzini e don Francesco Cavina per il loro impegno vocazionale, preghiamo il Signore perché mandi altri operai nella sua messe. Peraltro, non può mancare il nostro valido e convinto apporto. Preghiamo altresì perché con la pastorale delle vocazioni al sacerdozio, ma non solo, si pongano in sinergia le molteplici pastorali che sostengono la vita cristiana. Il nascere costante di vocazioni presbiterali e religiose è segno della vitalità della comunità cristiana.
+ Mario Toso