Quella di Lisbona sarà una fiamma folgorante. Da custodire e da riportare in Diocesi per farla risplendere nella vita di tutti i giorni. È con questo spirito che don Massimo Geminiani, incaricato alla Pastorale giovanile, si prepara ad accompagnare oltre 300 giovani della Diocesi di Faenza-Modigliana alla Giornata mondiale della Gioventù. L’ampia partecipazione testimonia un terreno fertile, preparato nel tempo, che ha visto ragazze e ragazzi pronti a rispondere ‘Sì’ alla chiamata della Gmg. Numeri che non nascono dal caso, ma dal cammino fatto a partire dal Sinodo dei Giovani e da tante opere messe in atto ogni giorno, senza grandi riflettori, da tanti sacerdoti delle nostre parrocchie. E per supportare l’operato di don Massimo e dei nostri preti, una firma può fare la differenza: il sostentamento dei sacerdoti è una delle tre aree di destinazione dei fondi 8xmille. Sono loro i primi motori di opere di carità, ed è anche grazie al sostentamento del clero che esperienze come quella della Gmg sono possibili per tutti i nostri giovani. Per prepararci a questo appuntamento, abbiamo intervistato don Massimo, facendo il punto con lui anche sull’imminente insediamento nella parrocchia di Sant’Antonino dopo i cinque anni trascorsi a Bagnacavallo.

Don Massimo Geminiani: “Vogliamo riportare l’energia che vivremo a Lisbona nella nostra Diocesi”

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Don Massimo, quale è stato il riscontro per la Gmg di Lisbona?

Siamo contenti e sorpresi dalla grande risposta che i giovani hanno dato, con oltre 300 partecipanti: un numero record per la nostra Diocesi e tra i più alti tra le realtà romagnole. Veniamo da un tempo difficile come quello della pandemia e ci aspettavamo difficoltà nel ripartire con questi grandi eventi. Questo significa che il sentimento che c’è dietro alla Gmg è ancora attualissimo. Un altro aspetto significativo è che gran parte dei nostri giovani, oltre i due terzi, sono maggiorenni. Si tratta di studenti appena diplomati, universitari, giovani lavoratori: tutti loro hanno deciso di rispondere a questa chiamata con maturità perché alla ricerca di esperienze significative. Portano nel cuore profonde domande di senso che vogliono sviscerare in questa Gmg.

Grandi numeri ha significato anche un grande impegno nell’organizzazione.

Non è stata facile e ringrazio fin d’ora tutte le famiglie che ci hanno dato fiducia. Una parte del gruppo viaggerà in autobus facendo tappa a Lourdes e una parte sarà in aereo, arrivando proprio nella settimana della Gmg. Al di là del mezzo di trasporto e delle differenti date, ci sembrava significativo partire vivendo tutti assieme un momento di preghiera venerdì 28 luglio. Poi a Lisbona saremo tutti assieme, come struttura, a livello diocesano.

Qual è l’auspicio?

Sarà l’occasione per vivere una bella esperienza di Chiesa assieme a tanti altri giovani da tutto il mondo. In questo senso è davvero il vivere l’essenza del cattolicesimo, di una Chiesa universale. Nulla sarà tralasciato: vivremo celebrazioni e momenti di divertimento, preghiere e confronto con gli altri, veglie e momenti ludici. Si punterà molto nel far emergere le passioni e le capacità dei giovani.

Oltre a vivere questo momento universale, sarà l’occasione anche per fare squadra come Diocesi.

Tutta l’energia che vivremo a Lisbona dovrà poi essere portata nella quotidianità, nella vita delle nostre parrocchie e nei momenti ordinari della Pastorale giovanile. In un certo senso, la Gmg di Lisbona è solo l’inizio di una fiamma che vogliamo si espanda sempre di più. Verranno presto esperienze concrete in cui poter subito mettersi in gioco: penso al torneo del Calciotto o all’iniziativa Giovani a Gamogna. A volte i messaggi che arrivano ai giovani dai massmedia mostrano una Chiesa cupa, lontana da loro. Invece attraverso la fede possono avere uno sguardo diverso per affrontare le loro piccole grandi sfide quotidiane. Un sogno sarebbe quello di vedere ognuno di loro testimone coraggioso della propria fede, specie con i propri coetanei che al momento sono lontani dalla Chiesa e dalle parrocchie.

Don Massimo Geminiani sarà il nuovo parroco a Sant’Antonino a Faenza

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Al rientro, saluterai la comunità di Bagnacavallo e il 23 settembre farai il tuo ingresso nella nuova parrocchia: Sant’Antonino.

Quando sono arrivato a Bagnacavallo ero un giovane prete uscito dal Seminario. Ordinato prete la percezione è di aver terminato un cammino, invece il vero inizio è ora, con tutte le incertezze del caso per quello che sarà. Mi sono affidato al Signore: cosa significa essere prete lo capisci affidandoti a Lui e stando a fianco delle persone. Oggi sono profondamente grato per la comunità che ho incontrato e con cui ho condiviso questo cammino. Il dispiacere di lasciare Bagnacavallo c’è, ma il sentimento prevalente è quello della gratitudine.

Qual è stata la cosa più bella di questi anni?

Il vedere tanti giovani, che in quei primi anni stavano terminando le scuole medie, crescere, maturare ed essere oggi capaci di portare avanti per esempio un Grest con tanta gioia, passione e competenza. Ed è sempre bello sentire i ragazzi più piccoli dire che un giorno vorranno essere anche loro stessi animatori: significa che si sono innestate dinamiche virtuose che hanno al centro la voglia di essere parte della Chiesa. Quello fatto con loro è stato un cammino di fede assieme. Come in ogni relazione, anche quella con Dio è fatta di momenti di slancio e altri più difficili. Penso alla morte di una ragazza del nostro gruppo scout dopo una lunga malattia. Stare al fianco dei ragazzi in quell’occasione, ti porta ad ascoltare le loro domande, e ad affrontare questi momenti dolorosi assieme. L’ascolto è fondamentale, così come lo è il sacramento della Confessione. Più conosci il popolo di Dio, più prendi confidenza e più ti educhi a essere attento ai bisogni. Solo così capisci la maniera giusta per donarti.

Ed è con questo spirito che ti avvicinerai alla parrocchia di Sant’Antonino?

Ho la certezza che, dalla chiamata che mi è arrivata dal vescovo, il Signore mi farà incontrare ancora tante persone belle e significative. Per me ci sarà un nuovo salto, come quello di cinque anni fa, che mi porterà ora a essere parroco. Ad aiutarmi in questa missione ci sarà anche don Andrea Rigoni, che mi affiancherà in questo cammino. Ogni comunità ha una sua storia e sta facendo un suo percorso. Sant’Antonino è stata duramente colpita dall’alluvione. Don Marco Ferrini mi ha segnalato che almeno un terzo dei parrocchiani ha subìto grossi danni. Sarà subito importante mettersi in relazione e ascoltare i bisogni delle persone.

Tanti giovani, lo ha sottolineato anche il vescovo, si sono dati da fare per aiutare nell’alluvione.

È stata significativa la serata alla discoteca Le Indie con i giovani delle varie diocesi romagnole. Molti di loro hanno raccontato la loro esperienza, come un giovane dell’Ac che è andato a dare una mano. Una persona aiutata a un certo punto, con un tono un po’ di sfida, ha chiesto loro: ‘Siete dell’Ac? Voi mi sapete dire dov’è Dio in tutto questo fango?’. Il giovane alle Indie ha ammesso di non aver saputo dare una vera risposta. Ma anche solo fatto di essere lì poteva rappresentare una risposta a quella domanda. Di fronte a queste situazioni come comunità cristiana siamo sollecitati a essere braccia, orecchie e presenze vive là dove non sembra esserci luce. Non dobbiamo avere paura di testimoniare la fede anche in questi momenti.

Samuele Marchi