Un paese a metà: così si presenta Sant’Agata un mese dopo l’alluvione. Se si passeggia tra le vie del centro la situazione sembra quasi quella di una normalissima cittadina romagnola: le strade sono nuovamente agibili, l’esterno delle case è stato ripulito. Ma all’interno, nei locali a piano terra, non resta che il guscio vuoto di quello che c’era fino a metà maggio. Questa è la situazione che emerge dal racconto di Armanda Capucci, collaboratrice de Il Piccolo.

Il racconto di Armanda Capucci: “nulla o quasi si è salvato”

La notte del 17 maggio l’acqua del Santerno ha iniziato a esondare da più punti già intorno alla mezzanotte, per poi sfondare l’argine nella zona della ferrovia circa tre ore dopo: un’ondata tremenda, che ha investito in pieno l’intero centro storico causando anche due vittime. Municipio, chiesa, biblioteca, teatro, negozi, case: nulla o quasi si è salvato. Quel poco che non è stato danneggiato è stato riconvertito nell’immediato per poter garantire almeno i minimi servizi essenziali: le scuole medie sono diventate la nuova sede temporanea del Comune; Agrifrut il centro di coordinamento dei volontari, giunti immediatamente in soccorso da tutta Italia. I primi giorni sono stati molto difficili: all’isolamento e ai danni causati dall’acqua si è aggiunto il disagio della mancanza delle utenze essenziali. In tanti sono rimasti bloccati per giorni ai piani alti, senza luce e acqua, altrettanti hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. E, anche ora che sono cominciati i rientri, troppe case restano inagibili e lo saranno ancora per mesi.

Sant'Agata
Sant’Agata sul Santerno

Il più danneggiato è il centro storico

Gli edifici del centro storico, per definizione i più antichi dell’abitato, sono anche i più danneggiati. L’alluvione ha colpito tutte le fasce della popolazione: ha distrutto asilo nido e scuola dell’infanzia così come ha devastato la Ca’ di Cuntaden, il locale centro sociale. La chiesa è stata ripulita quasi subito, grazie al lavoro dei volontari, ma arredi, organo, suppellettili e paramenti sono stati gravemente danneggiati o distrutti, muri e pavimento tuttora trasudano acqua. I lavori continuano e la situazione lentamente migliora, ma tanto resta ancora da fare perché il paese torni a vivere: insieme alle abitazioni private, ogni attività presente è stata distrutta. Ancora oggi bisogna spostarsi fino a Lugo o Ca’ di Lugo per andare in posta, in banca, in farmacia o semplicemente fare un po’ di spesa. Questo disagio è accentuato per coloro che hanno perso anche i mezzi di trasporto e per i quali spostarsi è ancora più complicato. Non mancano comunque i segni e la voglia di ripresa: la scorsa settimana in paese c’è stata la prima riapertura, quella del salone di parrucchiera Stile Hairfashion. E se fino al 18 giugno la Messa è stata celebrata nel teatro, da domenica 25 si torna in chiesa, con un’occasione speciale che segna il ritorno a una normalità che manca da troppo tempo: una giovane coppia ha deciso di celebrare comunque il proprio matrimonio in parrocchia, come programmato.

di Francesca Tambini