Bruce Springsteen, da sempre, è uno dei cantanti che apprezzo di più. Quando è salito a sorpresa sul palco allestito a Ground Zero, New York, davanti al “9/11 Memorial” per la cerimonia del 2021 in ricordo delle vittime degli attentati di venti anni prima e ha cantato “I’ll see you in my dreams”, (vedi su YouTube) mi sono venuti i brividi e anche qualche lacrima, non mi vergogno a dirlo.

Nei giorni scorsi Bruce Springsteen, è stato protagonista del concerto a Ferrara, a pochi giorni dalla drammatica alluvione dell’Emilia Romagna. Qualche considerazione mi è venuta spontanea, riflettendo su quell’evento nel pieno dell’alluvione che ha coinvolto il territorio a così poca distanza dalla città estense. La prima, la più immediata è che – ovviamente – Bruce Springsteen, impegnato in un tour mondiale, non può avere il polso di cosa sta capitando in ogni città dove viene catapultato. Ma i suoi collaboratori in loco sanno dove si vai a posizionare. E gli organizzatori italiani (immagino il suo agente ma anche l’amministrazione locale) lo sanno benissimo!

Prima di tutto sarebbe stato bello che il suo compenso della serata di Ferrara venisse devoluto per la popolazione, assolutamente, perché Springsteen per tutta la vita è stato l’esempio di un certo tipo di pensiero nei confronti del mondo, dalla parte di chi soffre e si vuole rialzare, come il bellissimo video di “The Rising”, predisposto per la campagna presidenziale di Biden nel 2020 (vedi su YouTube). Oppure dal palco possa salire almeno una parola, perché una parola di Springsteen sfonda tutti i muri della comunicazione. Oppure facendo vedere sullo schermo l’Iban di una delle tante iniziative di raccolta fondi per chi è in grande difficoltà. Il concerto va in tutto il mondo, automaticamente il messaggio sarebbe stato amplificato a livello mondiale.

Quel Bruce Springsteen che ha costruito la sua fama e il rispetto narrando le storie dei diseredati dalla vita, della working class in cerca di riscatto, quel cuore empatico che era lì quando serviva, come gli urlò un ragazzo dopo la tragedia delle Torri, che ha partecipato a tante serate in onore o per benefit di giuste cause. Il “Boss” a cui ci siamo appoggiati quando cercavamo le parole giuste per descrivere il nostro disagio, o il nostro dolore, così come la gioia e la volontà di farcela a dispetto di tutto. Sembrava la persona giusta per dire la frase giusta nel (disgraziato) posto giusto, come ha spesso fatto in passato, e invece solo silenzio.

Vorrei sperare che qualcuno del suo entourage glielo faccia notare e che possiamo dire con grande passione ‘Bruce is back’, che è tornato quello di sempre, e che ha rimesso le cose a posto.

Tiziano Conti