Dopo i disastri dell’alluvione che ha colpito Faenza all’inizio di maggio e quelli ancor più gravi in tutta la Romagna di questi giorni, molti si stanno chiedendo se già in passato si siano verificati eventi così estremi. Fra i più anziani riaffiora il ricordo di inondazioni, grosse alluvioni e fra queste quella del 1939 di cui da bambino ho sentito parlare spesso anch’io in casa mia. Dato che con l’età la memoria può giocare qualche scherzo, sono andato a mettere il naso nell’archivio del Piccolo per documentarmi su quanto successe proprio in quell’anno e vi riporto quel che ho trovato su l’allora Nuovo Piccolo del 4 giugno 1939.

L’articolo del Piccolo del 4 giugno 1939

il piccolo 4 giugno 1939

L’allarme lanciato dal parroco di Errano con le campane

“… maggio quest’anno è stato piovoso e tempestoso con una persistenza che memoria d’uomo non ricorda, causando disastri paurosi e danni incalcolabili. Negli ultimi giorni, poi, ha raggiunto il culmine con una pioggia torrenziale durata ininterrotta per 48 ore e ripresa, a sbalzi, per altrettante e una piena impressionante scendeva per i fiumi Marzeno e Lamone destando fondate preoccupazioni… Nella notte infatti il livello delle acque cresceva senza tregua e i primi allarmi si avevano in parrocchia di Errano ove l’acqua stava invadendo i campi. Il parroco, avvertito, faceva suonare a stormo le campane e i contadini soccorrevano le famiglie più minacciate sgombrando i pianterreni e portando in salvo il bestiame. Poi verso le 7 del mattino di lunedì la fiumana, aumentando ancora, incominciò a straripare anche nei dintorni della città con un continuo aumento fin verso il tardo pomeriggio… Il Lamone sommergeva per quasi mezzo chilometro la strada di Sarna, inondava i campi dal mulino Batticuccolo fino al bivio fra la strada modiglianese e quella di Sarna e l’acqua penetrava in varie case.

Sarna, via Lapi, il Borgotto… anche all’epoca queste le strade più colpite

Per conto suo il Marzeno faceva di peggio lungo la strada del tiro a segno. Mentre infatti ne invadeva una parte presso la fornace, ne asportava 150 metri più in su. In questo tratto la furia divoratrice della corrente è stata impressionante. Le acque non hanno imboccato la voltata che il Marzeno fa in questa zona e seguitando quasi in linea retta hanno divorato un buon tratto di terreno giungendo fino a scalzare i fondamenti di una casa che ha dovuto essere sgombrata in tutta fretta… Altra invasione di acque si lamentava intanto nella periferia… parte della via Lapi (che chiamano ironicamente Bassa Italia) veniva invasa dalle acque e così una larga zona di terreno in fondo a via Filanda Vecchia fino alla parte bassa del Borgotto rimaneva allagata.
L’altezza delle acque nelle varie zone allagate nei dintorni della città ha variato da qualche decimetro a oltre un metro. Passando da Faenza ai territori limitrofi si trovava la via Emilia invasa dalle acque del fiume Senio dal ponte di Castello fino verso la chiesa della Pace, ma ben più grave era la situazione dalle parti di Forlì ove il fiume, rompendo l’argine sinistro, mandava una corrente impetuosa ad allagare centinaia e centinaia di ettari giungendo fino alla Cosina…

Anche nel 1939 Faenza registrò una sola vittima

Erano pure largamente colpite Marzeno, Sarna, San Biagio, Granarolo e San Severo. In molte parti l’acqua aveva raggiunto altezze fra 1 e 2 metri richiedendo sgombero di case e e salvamento di famiglie… In tutto il comune non si ha a lamentare una sola vittima e anche quasi tutto il bestiame è stato messo in salvo concentrandolo nei luoghi più elevati… Nel Lamone l’acqua ha raggiunto l’altezza di metri 7,35, ma non è stata questa piena fra le più alte. Infatti ha superato di circa mezzo metro soltanto quella del 21 giugno 1858, mentre è stata inferiore di mezzo metro a quella del 10 novembre 1862, inferiore di un metro a quelle dell’11 novembre 1846 e 22 ottobre 1897, inferiore di metri 1, 15 a quella del 7 novembre 1864 e inferiore di metri 1,80 alla fiumana del 14 settembre 1842 che fece crollare il ponte del Borgo. A confronto di vaste zone limitrofe dell’alta e bassa Romagna il territorio del nostro comune può dirsi fortunato.
Infatti se qui a Faenza si tratta di centinaia di ettari di terreno allagato, nel basso ravennate si parla di migliaia di ettari (circa 14mila)…

1939-2023: Modigliana una delle zone più colpite, frane tra Fognano e San Cassiano che interrompono la viabilità

Assai più grave poi è la situazione delle popolazioni montane da Cesena a San Piero in Bagno, da Forlì al Muraglione, da Faenza a Modigliana e a Firenze, da Castello a Palazzuolo. In questi luoghi al disastro delle piene si è unito quello ancor più pauroso delle frane e dei crolli che continua tuttora… Quasi un centinaio sono le case distrutte e parecchie centinaia quelle in pericolo. Una delle zone più colpite è quella di Modigliana… Tutte le strade dell’alto Appennino sono interrotte. Anche la linea ferroviaria Faenza-Firenze è stata ostruita da una frana fra Fognano e San Cassiano. È pure interrotta la Ravenna-Rimini per il crollo di un ponte sul Savio e venerdì mattina l’acquedotto degli Allocchi cessava di fornire acqua alla nostra città a causa di una mastodontica frana abbattutasi sulla ferrovia fra Sant’Eufemia e San Cassiano…”.

Considerazioni finali

via ponte romano allagata
Via Ponte Romano allagata, foto Monia Bombardini

Dunque, in base ai dati riportati su il Nuovo Piccolo, quella del ‘39 non fu l’alluvione più disastrosa degli ultimi 181 anni; bisogna infatti dar d’indietro di quel poco e risalire al 1842 (quando la piena del fiume Lamone raggiunse i 9,15 metri) per trovarne una che si avvicina a quella che in questi giorni ha sconvolto il nostro territorio coinvolgendo migliaia di persone. All’epoca, venne giù il famoso Ponte delle due torri. Di fronte a tanta desolazione e disperazione oggi non ci resta che stringerci in un grande abbraccio di solidarietà per iniziare tutti quanti insieme un lungo e non facile cammino verso il ritorno alla normalità.

Mario Gurioli