“Se non ci muoviamo per vie legali i ristorni per quello che abbiamo subito saranno ben poco”. Erano in centinaia i cittadini del Borgo di Faenza colpiti dall’alluvione che si sono presentati di fronte al piazzale della Palestra Lucchesi, domenica 7 maggio all’incontro pubblico spontaneo promosso da alcuni residenti. Ancora sporchi di fango e sudore dopo aver ripulito per tutto il giorno strade, cantine, appartamenti. Alcuni ancora sotto shock per quanto vissuto in questi giorni. L’obiettivo è fare squadra, condividere buone pratiche e muoversi uniti per via legale per tutelare i propri diritti nell’ottica dei ristorni e risarcimenti: tante famiglie hanno perso appartamenti interi, cantine, garage, automobili. Alcuni avevano ancora il mutuo da pagare. “Non ci muoviamo tanto contro qualcuno – spiega Marcello Arfelli, residente di via Cimatti (uno dei luoghi più colpiti dall’alluvione) e operatore della Protezione civile a Forlì -, ma per unirci e per garantire i nostri diritti accertando le responsabilità di quanto accaduto: altrimenti quello che verrà dai ristorni per i cittadini sarà ben poca cosa rispetto quanto abbiamo perso”. Martedì 9 maggio si terrà un nuovo incontro al cinema teatro Europa alle 21 per indicare alcuni rappresenti che faranno da interlocutori con l’Amministrazione. “Dobbiamo partire da lì – spiega – per cercare di ottenere comunque il massimo di risarcimenti da Comune, Regione, Protezione civile”.

“Vogliamo confrontarci con l’Amministrazione per trovare soluzioni, altrimenti i rimborsi saranno miseri”

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Non è mancato un clima di tensione tra i cittadini, alcuni dei quali hanno perso, se non tutto, quasi tutto. E oltre al fango, c’è ancora tanta rabbia e tensione addosso che i promotori del comitato cercano di placare in un confronto costruttivo. “Dobbiamo tutelarci con avvocati, che devono essere preparati, apartitici e incorruttibili. Stato e istituzioni devono stare al nostro fianco – ha spiegato Arfelli – intanto chiederemo di non pagare luce, acqua e gas per questi primi mesi, così come non pagare l’Iva: sarebbe assurdo che il 22% dei soldi che useremo per ricomprare, per esempio, i nostri mobili tornino allo Stato”.

Maggiori criticità, però, riguardano la vera e propria ricostruzione: il quadro che traccia Arfelli ai concittadini è desolante. “Beni mobili registrati, come auto o moto, non avranno alcun rimborso, lo dice la direttiva nazionale su questo tema – illustra Arfelli -. Per gli arredamenti, è previsto un rimborso forfettario di 300 euro per ogni vano catastale allagato (camere da letto, cucina e soggiorno), fino a un massimo di 1.500 euro. La roba che tenevamo in garage? Zero ristorni, non è vano catastale, così come le tavernette. Senza contare che i risarcimenti ci metteranno anni ad arrivare, come è stato nel caso di Forlì nel 2019″. Sono stati segnalati poi casi specifici in cui sono state fatte deroghe al quadro nazionale e “proprio per questo è importante essere uniti”.

“In tanti anni ho visto il Lamone in piena, ma non ho mai visto un inferno come questo”

A turno parlano poi altri residenti, che condividono proposte, idee, o semplici esperienze. “Servono prestiti per le famiglie che devono essere garantiti alle banche da enti terzi, come il Comune” chiede qualcuno. E non manca anche un confronto sul futuro. “Ora tutte le volte che pioverà, avrò paura. Ho 65 anni e ho visto il fiume in piena tante volte, ma non ho mai visto un inferno come questo”. Si condividono anche buone pratiche: “Ho chiamato Hera – dice un altro – che mi ha bloccato i pagamenti per l’acqua”, così da trovare soluzioni per altri cittadini. Lo sconforto per quanto si sta vivendo, però, è un aspetto che accomuna tutti coloro che hanno preso il megafono in mano.

“Già alle 20 alti livelli di criticità, perché non siamo stati allarmati?

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Livello del Fiume Lamone a Faenza

Emerge tanta rabbia, da parte dei residenti, sulle modalità con cui è stata allertata l’emergenza e sulle attività di prevenzione, legate alla pulizia degli argini dei fiumi. Già attorno alle 20 il livello idrometrico del Lamone aveva superato la linea rossa. “Quando si supera quel livello – dice Arfelli – la situazione è già molto critica, emergenziale”. “Serviva avvertirci già a quell’ora – dicono alcuni cittadini – e non è stato fatto, nemmeno con dei megafoni, ma solo sui social”. Preoccupa anche il post-ricostruzione: “nel caso volessi vendere – dice un residente – queste case sono completamente svalutate. E chi ci garantisce che non ricapiterà, una volta che avremo con tanta fatica ricostruito tutto?”