Sabato 1 aprile nella sala consiliare di Tredozio è stato commemorato il 140esimo anniversario della locale Società Operaia di Mutuo Soccorso. Grazie all’invito rivoltomi da Gianfranco Alpi ho avuto modo di conoscere questa bella realtà di volontariato che dalla sua fondazione, il 1° aprile 1883, continua ancora oggi a tenere alto e vivo fra i tredoziesi il valore della solidarietà. Sorta, come tante altre, in anni difficili per venire incontro ai bisogni degli strati più poveri della popolazione, è una delle poche sopravvissute al passare del tempo, al mutare delle condizioni sociali della gente e al progressivo estendersi di norme previdenziali nazionali.

La sua lunga storia si snoda nell’arco degli ultimi tre secoli e rivive in quel capillare lavoro di ricerca del socio avvocato Luigi Cesare Bonfante (scomparso recentemente), pubblicato nel 2008 in occasione del 125° anniversario. La pubblicazione dell’avvocato Bonfante, pronipote da parte materna di uno dei soci fondatori, costituisce un documento prezioso per capire l’importanza che ha avuto l’istituzione di una società di mutuo soccorso per una piccola comunità collinare come quella di Tredozio negli anni successivi alla Unificazione d’Italia. Allora la maggior parte della popolazione locale era costituita da operai: numerosi i braccianti occupati nei lavori agricoli della campagna, suddivisa in tanti poderi coltivati dai mezzadri di diverse famiglie di proprietari terrieri che risiedevano nel paese. Numerosi pure quelli che lavoravano alle dipendenze di varie botteghe artigiane, di fabbri, falegnami e calzolai o che erano occupati saltuariamente in lavori edili o stradali. Alcuni poi, per avere qualcosa in più per il mantenimento di famiglie quasi sempre molto numerose e con la presenza di parecchi figli, si adattavano anche a coltivare piccoli appezzamenti di terreno (erano i cosiddetti mezzaioli) o, d’inverno, a spalare la neve nelle vie del paese.

I 103 soci fondatori

Gli operai, privi di qualsiasi forma di assistenza, nel caso di malattie, infortuni o lunghi periodi di disoccupazione, erano spesso costretti a indebitarsi o a vivere della carità altrui. A Tredozio, l’iniziativa di creare una nuova associazione in grado di alleviare il disagio socio-economico dei cittadini più bisognosi partì dalla classi più abbienti, in particolare dagli stessi proprietari terrieri, di idee principalmente liberali e repubblicane, che dopo l’Unificazione gestivano l’Amministrazione comunale e avevano precedentemente fondato un Circolo Democratico. Con l’adesione di tutti i soci di quel Circolo (erano 103), il 1° aprile 1883, Sabato santo, ebbe luogo l’assemblea di fondazione della Società di Mutuo Soccorso con l’approvazione di uno statuto rimasto in vigore fino al 1897, quando si resero necessarie varie modifiche per adeguarlo alle nuove leggi approvate dallo Stato italiano. Di quei 103 soci fondatori l’avvocato Bonfante ha riportato non solo l’elenco completo con tanto di nome e cognome, ma, a parte rare eccezioni, ha aggiunto pure per ognuno di loro una serie di notizie inerenti alla loro professione, alla famiglia di provenienza, alle parentele acquisite, ai discendenti ancora residenti nel territorio o altrove, vari aneddoti e tanti, tanti soprannomi che aiutano il lettore a districarsi fra i vari casi di omonimia. Ne cito alcuni: Berto dla coriéra, Ino dla bânca, Pire˜ dla Pera, Jusafe˜ di Cavéna, e’ Gòb ed Flazèl, la Biènda, la Sablèna, Sbrana, Purze˜, Vidlàz, Tognazõ (marito della Tognazôna), Lia de Mór, Tugne˜ dla Marocca, Testõ, Embornõ, Chiche˜ de forne.

Il dopoguerra

tredozio mutuo soccorso 2

I soci (80% uomini, 20% donne) erano tutti residenti nel paese; i contadini ne erano esclusi, anche se spesso versavano in condizioni simili a quelle degli operai che, in caso di bisogno, continuarono a ricevere sussidi dalla Società fino a quando la stessa continuò a funzionare nonostante la dittatura fascista. Nel 1938-39 però fu costretta a sciogliersi, a vendere anche la propria sede che da quel momento fu segretamente trasferita nella bottega da calzolaio del presidente. Nel 1945, terminata la guerra e tornata la libertà, la Società Operaia potè riprendere la propria attività anche grazie al contributo generoso di alcune decine di nuovi soci. Con il passare degli anni, dato il sensibile miglioramento della pubblica previdenza, è via via venuto meno il bisogno di aiuto in caso di malattia, disoccupazione, infortuni e l’attività della Società è stata indirizzata verso altri settori, in particolare al trasporto di soci bisognosi presso ambulatori o luoghi di cura piuttosto lontani. I soci a tutt’oggi sono 345 (praticamente ¼ della popolazione) e questo la dice lunga sulla validità della Società Operaia che, nonostante i suoi 140 anni, è ancora estremamente attiva e ben radicata fra la gente di Tredozio.

Mario Gurioli