Un recente libro Il coraggio e la ragione. Virgilio Neri, notaio antifascista, alpinista e partigiano (ed. Yanez, 224 pag., 15 euro)mette in luce la figura del notaio di origini faentine Virgilio Neri (1906-1982). Un personaggio senza dubbio benestante, figlio del suo tempo (nel quale era spesso consuetudine per le donne dedicarsi alla vita dei propri mariti e compagni e dei figli, annullando la propria personalità), che ha in comune una caratteristica con altri due faentini illustri dell’epoca, il sindaco Antonio Zucchini (costretto a dimettersi e picchiato dai fascisti per la sua attività in favore dei ceti più deboli) e il notaio Raffaele Sciuto (che, insieme alla moglie, nascose una famiglia di ebrei tra il 1943 e il 1945), e precisamente la non indifferenza, il non deflettere dai propri principi e valori, e il cercare di operare sempre per il bene comune anche a rischio della vita propria e dei propri familiari.

Il pregevole libro, emozionante e ricco di contenuti si compone di due parti: la prima Virgilio Neri antifascista e partigiano a cura del figlio Italo Neri e la seconda Virgilio Neri Alpinista a cura di Cristina Santini, famosa sciatrice, alpinista e guida di mountain bike. In realtà, ritengo che il suo essere notaio (animato da un forte senso di giustizia che lo portava ad affermare: “Il Codice civile lo vieta? No, allora lo faccio”), antifascista e partigiano, sportivo di chiara fama in quanto alpinista, ciclista e sciatore costituiscano un unicum inscindibile, secondo il motto latino mens sana in corpore sano.

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Il coraggio e la ragione. Virgilio Neri. Notaio antifascista, alpinista e partigiano

La lotta antifascista

Il suo antifascismo coerente lo porta prima a rifiutare la tessera del Pnf e poi a divenire parte attiva nella Resistenza con numerose azioni nel faentino e negli Appennini, insieme a Bruno Neri e ad altri protagonisti indimenticati della Resistenza in Romagna (fra le quali è certamente degna di menzione quella di aver ospitato nella propria villa Pittora a Rivalta la famosa Radio Zella).

Di grandissimo interesse è il suo diario dei 45 giorni tra il 25 luglio e l’8 settembre 1943, durante i quali si adopera invano per far sì che il Trentino Alto Adige venga presidiato dal Regio Esercito al fine di impedire ai Tedeschi un comodo ingresso in Italia. Accadde purtroppo il contrario, in quanto con l’operazione Alarico la Wehrmacht invase facilmente l’Italia, anche grazie all’aiuto di quelle popolazioni sudtirolesi di lingua tedesca e in misura minore ladina, che all’epoca venivano chiamate con un termine terribile allogene, le quali, perseguitate dal Fascismo e private della loro identità linguistica e culturale (si veda per tutti l’accordo scellerato delle opzioni tra Hitler e Mussolini) aiutarono concretamente i tedeschi che consideravano (a torto, come purtroppo le coscrizioni di massa dei Sudtirolesi in gran parte verso il fronte Russo e il martirio del beato Josef Mayr Nusser dimostrarono) come liberatori. Le tre Province di Trento, Belluno e Bolzano vennero poi de facto annesse al Reich e amministrate da un Gauleiter Franz Hofer che prendeva ordini direttamente da Hitler. Assai poco lusinghiero è il giudizio del protagonista sulla Monarchia (che Virgilio avversò battendosi per la Repubblica nel Referendum). Sullo sfondo non è difficile scorgere un Paese dilaniato da una guerra civile e privato della sua indipendenza e integrità territoriale, sconvolto da una guerra feroce che poteva indurre a scelte drammatiche.

In questa sua attività partigiana il notaio Neri rischiò costantemente la vita, fu condannato due volte a morte e riuscì miracolosamente a sfuggire, grazie anche alle sue doti fisiche di alpinista dal treno che lo stava conducendo al lager di Mauthausen. La sua attività antifascista e partigiana è un monito contro il Fascismo eterno e contro i pericoli di negazionismi, revanscismi e revisionismi.

L’attività alpinista. Fu lui poi a scoprire Zeno Colò

Nella seconda parte, Cristina Santini delinea le imprese sportive del notaio Neri, che dà ancora oggi il nome al Canalone Neri sulle Dolomiti del Brenta, tra cui spicca il salvataggio di un compagno di cordata sul Croz dell’Altissimo, che gli valse la medaglia d’argento al valor civile. Ne evidenzia la sua attitudine a migliorarsi costantemente e a cercare di prevedere gli eventi (qui si possono forse trovare dei punti di contatto con famosissimi alpinisti contemporanei), a creare lui stesso attrezzi sportivi e un abbigliamento sempre più funzionali. Il notaio Neri è tuttavia il primo a non nascondere i pericoli dell’Alpinismo. Vengono poi riportati alcuni suoi scritti dove Virgilio delinea le differenze tra il turismo nelle Dolomiti e nelle Alpi occidentali con considerazioni che appaiono ancora di attualità.

Infine una parte finale di non secondaria importanza è dedicata alla sua promozione dello sci, sia attraverso la fondazione, insieme con Teo Gaudenzi e altri, dello Sci Club Romagna, cui aderirono anche Zeno Colò e altri famosi sciatori dell’epoca, sia alla sua intuizione rivelatasi geniale, di portare lo sci alpino sulla Marmolada. Va rilevato che a cavallo del 1930, quando Virgilio Neri vi sciava, la Marmolada era coperta da un enorme ghiacciaio e da molti metri  di neve (come i molti morti nella prima guerra mondiale causa valanghe testimoniano); oggi invece il ghiacciaio è quasi scomparso. Un invito a riflettere sulle nefaste conseguenze del riscaldamento globale e a cercare di adottare quelle politiche di ecologia integrale delineate da papa Francesco nella Laudato si’.

Mens sana in corpore sano

In conclusione, a mio parere un libro da leggere per tutto quanto sopra detto, che aiuta anche a far ben comprendere quanto possa essere importante nella nostra società la figura del notaio, che libero da atteggiamenti autoreferenziali e corporativi (di casta avrebbe detto Calamandrei), metta la propria persona a servizio del bene comune.

Paolo Castellari