Carissimi amici e benefattori,
anche quest’anno la Pasqua è alle porte col suo potenziale di speranza e di vita che scaturisce dalla fede in Gesù Cristo. Non è un mito o un sogno di stampo puramente umano, idealistico e irreale, ma un dono spirituale che realmente ci coinvolge e ci aiuta a superare la drammaticità degli avvenimenti storici che stiamo vivendo. Stiamo di fatto attraversando un periodo storico molto critico e tormentato i cui esiti appaiono umanamente incerti.
Lasciando in sordina i grandi mali che si sono abbattuti sull’umanità intera: la micidiale epidemia del Covid-19, la spietata guerra in corso nell’Ucraina che, oltre il cumulo terrificante di distruzioni e morti, ha esasperato anche una crisi economica globale, il disastroso terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria e gli altri drammi provocati dai cambiamenti climatici, desidero concentrare in particolare la vostra attenzione sulla situazione molto critica che stiamo vivendo attualmente qui in Congo.
Papa Francesco con la sua recente visita in questo Paese ci ha fatto un dono immenso. Un anticipo della Pasqua. La sua presenza così pregna di umanità e empatia, le parole così forti, dirette e incisive hanno lasciato una impronta profonda nel cuore della gente. Il suo messaggio è stato chiaro e vigoroso.
“Rivolgo un vibrante appello a tutte le persone e a tutte le entità interne e esterne che tirano le fila della guerra nella Republica Democratica del Congo dilapidando, flagellando e destabilizzando questo Paese. Voi vi arricchite tramite lo sfruttamento illegale delle ricchezze di questo Paese e il sacrificio cruento di tante vittime innocenti. Ascoltate il grido del loro sangue, prestate l’orecchio alla voce di Dio che chiama alla conversione. Fate tacere le armi e mettete fine alla guerra. E’ ora di dire: ”Basta ! Basta ad arricchirsi sul dorso dei più deboli, basta ad arricchirsi con le risorse e il danaro macchiato di sangue!”
E dopo aver ascoltato le terribili testimonianze dei sopravvissuti venuti dalle zone più colpite dalla guerra, ha aggiunto: “Di fronte alle violenze disumane che voi avete visto e vissuto sulla vostra carne, si resta sotto shock. Non si può che piangere, senza parole, restando in silenzio… Sono con voi e voglio portarvi la carezza di Dio»
Non ha mancato a mettere in evidenza che il peso della sofferenza che opprime il popolo congolese è dovuto in parte anche alla corruzione e al malgoverno che minano dall’interno il Congo. “Il potere non ha senso – ha esclamato – se non diventa servizio. Com’è importante agire con questo spirito fuggendo l’autoritarismo, la ricerca facile del guadagno, la sete di denaro!”
Un forte impulso di impegno e responsabilità ha voluto darlo in modo speciale alla gioventù congolese offrendo suggerimenti molto concreti e operativi perché diventino artefici di un rinnovato avvenire del loro Paese. E ha incoraggiato noi tutti, preti e religiosi, ad essere “testimoni autentici e coraggiosi dell’amore di Dio“ per questa popolazione provata da tante sofferenze e tanti drammi.
E’ profondamente vero: la nostra presenza ha senso solo se sappiamo rispondere a questo sacro impegno di testimonianza con un servizio concreto, totale e disinteressato.
E’ quello che ci sforziamo di fare in questo contesto che rimane ancora tanto critico a causa dell’attivismo di diversi gruppi armati che infestano soprattutto l’est del Congo. La preoccupazione principale in questo momento viene dal gruppo ribelle M23 che, sostenuto dal Rwanda, da parecchi mesi domina su un vasto territorio nel nord Kivu fino a minacciare la città di Goma, capoluogo di quella Provincia. Né l’esercito congolese sul piano militare, né i successivi vertici regionali sul piano diplomatico sono ancora riusciti a scongiurare la minaccia di un eventuale smembramento di quella parte del territorio nazionale, rischiando di rendere effettivo l’incubo della “balkanizzazione” della parte orientale del Congo.
Le conseguenze economiche di questo conflitto, oltre all’ingente ondata di nuovi profughi che ha provocato, sono pesanti.
La nostra opera di assistenza nutrizionale e sanitaria ai bambini colpiti dalla denutrizione, l’assistenza che prestiamo ai bambini più bisognosi nella nostra Casa-Famiglia Tupendane e la nostra scuola dedicata a san Padre Pio, risentono il peso di questa difficile situazione.
Mettendo la nostra fiducia nella Provvidenza stiamo attuando il progetto di creare la Fondazione Tupendane formata da un manipolo di persone impegnate a dare un futuro a queste opere sociali. Pur contando ancora necessariamente sul vostro sostegno, i membri della Fondazione, oltre a offrire il loro lavoro e il loro modesto apporto finanziario personale, si impegnano a svolgere una efficace azione di sensibilizzazione della popolazione locale che mira a ottenere un sostegno locale sempre più consistente. La Provvidenza si mostra già all’opera. Non è raro che singole famiglie o gruppi di persone vengano a farci visita portandoci i loro doni sia in natura che in danaro. Sono segni incoraggianti che ci rallegrano e ci infondono speranza.
Il vostro sostegno, nella misura in cui la situazione di crisi attuale lo rende ancora possibile, è certamente ancora necessario e indispensabile. Quando riceviamo il vostro generoso contributo, ne ringraziamo vivamente il Signore e sentiamo in cuore un raddoppiato sentimento di riconoscenza che esprimiamo nella preghiera.
Grazie di cuore per tutto quello che continuate a fare per noi.
Che il Signore continui a benedire il nostro comune impegno di bene che indica la presenza continua della Pasqua tra di noi.
Coi nostri più vivi auguri a tutti voi di una serena e gioiosa Pasqua!
padre Giovanni Querzani