C’è sempre un’occasione da cogliere, un momento in cui fare il primo passo in avanti per migliorare le cose. A insegnarci questo sono gli studenti dell’Itip Bucci di Faenza che hanno deciso di fare questo passo organizzando, dopo 25 anni, una giornata di cogestione nella loro scuola. Lo scorso 15 aprile i ragazzi hanno avuto a disposizione 25 laboratori in cui poter incontrare nuove realtà e persone con cui dialogare. Abbiamo chiesto a Matteo Oltrecolli, studente di quarta superiore e rappresentante di istituto, di raccontarci com’è andata e abbiamo parlato con lui di scuola, di futuro e dei desideri degli studenti.

Intervista a Matteo, rappresentante d’istituto del Bucci di Faenza

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Matteo, da quali esigenze nasce questa giornata di cogestione?

Sono state varie. La principale è che triennio e biennio sono in due sedi separate e mancava la possibilità di incontrare in uno stesso giorno persone a cui fare domande, con cui parlare di futuro, di realtà diverse dalla scuola.
Nasce però anche dalla necessità di permettere a tutti di dare spazio alle proprie passioni, di dare un senso allo studio e alla fatica. Se manca l’interesse, la passione, allora non c’è più nessun senso in quel che si fa. La possibilità di incontrare qualcuno che ti faccia esprimere è importante.

Quali sono stati i laboratori più apprezzati?

Tra i laboratori più apprezzati quello in cui è stata presentata la startup Mymarina, un’app che gestisce i porti italiani, ideata da Matteo Morini che ci ha raccontato come è nata. I ragazzi sono stati colpiti dalla sua disponibilità a raccontarsi ed è stato bello vedere un adulto che guardava gli studenti con stima. Ci ha parlato di informatica, ma ci ha anche fatto capire l’importanza del tempo e della formazione, del dover cogliere tutte le occasioni di crescita offerte dalla scuola. Un altro incontro molto apprezzato è stato quello con l’azienda Blacks Composities, che opera nel campo del motorsport realizzando attrezzi in fibra e carbonio. Negli ultimi due turni a parlare è stato un ragazzo uscito dall’Itip 5 anni fa e devo dire che è stato davvero un bell’incontro: ci raccontava le cose come fosse nostro coetaneo e io per primo ho apprezzato molto questo senso di fratellanza che si è creato subito, era come se avessimo davanti non un ex-alunno, ma un fratello maggiore senza distanze e barriere. Tra gli altri laboratori anche due ragazzi dell’Università di Bologna che parlavano di microelettronica, di come nascono i circuiti e i microprocessori, un laboratorio di hip hop tenuto dall’altro rappresentante di istituto, l’incontro con i ragazzi del Gruppo Fotografia Aula 21. Infine anche una mostra sul tema del successo portata da studenti dell’Unibo: è stata l’occasione per parlare di che cosa sia effettivamente il successo, e se sia veramente il raggiungimento dell’apice della carriera. Mi ha colpito molto vedere ragazzi che non mi sarei mai aspettato parlare con gli autori di questa mostra sui dubbi del proprio futuro. So che molti pensano che sia tempo perso, ma non è così: i ragazzi erano veramente raggianti e io sono stato molto soddisfatto.

Come studente e rappresentante, che cosa ti porti dietro da questa esperienza?

Penso la certezza che i miei compagni aspettassero che qualcuno proponesse qualcosa del genere. Sono cose semplici, ma attese. C’era bisogno di qualcuno che prendesse iniziativa. Il loro cuore è pronto ad aprire la porta a chi bussa. Noi abbiamo bussato e la risposta è stata immediata e bellissima. Erano già pronti, sulla porta. Questa esperienza mi ha confermato che non siamo solo ragazzi da riempire di parole. Abbiamo bisogno di incontri veri. Abbiamo visto che si può creare un bel rapporto con i prof e tra di noi e che l’ostacolo nel crearlo è aspettare di farlo. La nostra scuola è piena di belle persone, ma a volte lo sguardo rimane solo sui problemi e non si coglie il bello che c’è.

Come deve essere secondo te la scuola del domani? Cosa vorresti vedere di diverso in lei?

Penso che sia necessario ridurre il divario tra prof e alunno. Noi ragazzi abbiamo bisogno di punti di riferimento. Se il prof sta al suo posto, i ragazzi non hanno nessuno da incontrare. Penso che i prof dovrebbero avere consapevolezza dell’impatto che hanno sui ragazzi. Se il prof entra in classe già di cattivo umore questo si riflette sui ragazzi; se invece entra con entusiasmo e passione, anche i ragazzi saranno entusiasti e appassionati. Ognuno di noi ragazzi ha una propria vita e in questa il professore può fare la differenza. Può cambiare la nostra vita, dalle sue mani può nascere una ricchezza enorme, qualcosa che ci proietti verso l’infinito. Aspettiamo solo questo.

Letizia Di Deco