Domenica 30 aprile sarà celebrata a Faenza la Veglia di preghiera per le vocazioni, con inizio alle 19 al Seminario vescovile. Con questa ricorrenza, la Chiesa ci invita a pensare nuovamente alla nostra vita come una vocazione, un modo di seguire il Signore a servizio della Chiesa e per la costruzione di un mondo più giusto. A raccontare la propria esperienza domenica sera, sono stati chiamati due giovani sacerdoti della Diocesi di Cesena-Sarsina: don Gianni Cappelli e don Enrico Venturi. Con loro – e con il Sì che hanno detto a Dio – approfondiamo il significato profondo del termine vocazione.

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Don Gianni Cappelli: “Le vere scelte sono quelle ‘per sempre'”

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don gianni cappelli

Non avere paura di porsi domande e cercare risposte. Don Gianni ha 36 anni e dopo l’ordinazione presbiterale nel 2020 oggi è cappellano nell’unità parrocchiale di Gambettola ed è entrato in Seminario a 25 anni. «Da piccolo non ho mai pensato di poter diventare sacerdote – racconta -, dopo la cresima non ho proseguito in maniera forte il mio cammino di fede e ho continuato la mia vita in maniera lineare, laureandomi in Ingegneria gestionale». Alcune vicende personali però rimescolano le carte. «Dopo la morte di una mia cara amica in un incidente stradale, io e i miei amici siamo tornati a riflettere su alcune domande profonde che nel tempo si erano affievolite. Sono andato a cercare risposte tornando a frequentare la parrocchia e così mi sono riavvicinato ai sacramenti. Man mano che i giorni passavano, sentivo sempre più vicino a me il Signore».

Da lì parte un cammino di discernimento, per dare risposta a quella chiamata che Gianni sente provenire da Dio. In questo senso, l’esperienza con la Propedeutica di Faenza è stata rigenerativa per la sua vita, fatta di incontri, confronti e amicizie. «La cultura in cui viviamo e, in parte, la nostra umanità stessa – racconta – ci porta a prendere scelte “con la pancia“. A cambiare idea e decisioni dall’oggi al domani. La realtà è che solo le scelte vere ci danno poi quella sicurezza di base che ci fa stare in pace con il nostro cuore. Ciò che il nostro cuore realmente desidera è lì per sempre, che sia il sacerdozio, il matrimonio o altro… Abbiamo bisogno di un’esperienza che ci faccia dire: sì, scelgo questo per sempre».

Don Enrico Venturi: “Le 2 parole che associo a vocazione? Umorismo e profondità”

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Don Enrico Venturi.

Don Enrico ha 35 anni ed è cappellano nella parrocchia di Sant’Egidio abate a Cesena. «La mia vocazione è stata un percorso graduale – racconta -, che ha avuto un substrato caratterizzato da una vita parrocchiale molto forte, con tante attività ludico-ricreative e un tessuto comunitario intenso. Ho fatto lì l’educatore e ho successivamente approfondito la mia fede grazie al dialogo con un alcuni frati. Ero affascinato da loro: erano capaci di tirare fuori il meglio dalle persone e saper stare con tutti».

Il cammino verso il sacerdozio in Seminario non è stato facile, ma a ogni “comodità” persa c’erano nuove scoperte che facevano crescere e diventare più consapevoli dell’incontro con Dio. «Al termine vocazione mi vengono da associare due parole – dice don Enrico -: umorismo e profondità. La prima la intendo come quell’approccio, molto romagnolo, di essere autoironici, di saper trovare il buono nelle piccole cose, di essere creativi. È un atteggiamento importante, che disinnesca anche tanti corto-circuiti mentali che ci creiamo. Profondità la intendo come il non fermarsi di fronte alla superficie delle cose. L’amicizia con Gesù ti accompagna sempre e ti allena a crescere nei punti di vista e nella consapevolezza».

Samuele Marchi