Ogni mattina una meditazione per cominciare la giornata con una parola da portare con sé. Ogni sera il ritrovarsi di nuovo insieme. È quello che hanno vissuto una ventina di ragazze e ragazzi durante la proposta di Esercizi spirituali dell’Area Giovani e vocazioni della Diocesi di Faenza-Modigliana. Gli incontri si sono svolti a Faenza dal 13 al 18 marzo in Seminario e al monastero Ara Crucis guidati da suor Maria Elisa Visani. Un’esperienza arricchente e che si protrae nella quotidanità. Di seguito riportiamo la testimonianza di una delle partecipanti.

La testimonianza: “La calma, la pace, il silenzio, la preghiera…”

Quest’anno per me è stata la prima esperienza di Esercizi spirituali, non sapevo cosa aspettarmi, ma ho deciso di buttarmi per vivere più profondamente il periodo di Quaresima, per gustare e far pace col silenzio, cosa a cui non sono abituata. All’inizio è stato difficile sopportare i pasti vissuti in silenzio, mi hanno sempre insegnato che la tavola è convivialità e arrivare a fine settimana senza neanche conoscere i nomi di tutte le persone con cui avevo condiviso il mio tempo in parte è stato frustrante, ma forse è proprio per questo che la condivisione finale è stata arricchente; mi sono sentita catturata dalle parole di tutti ed è stato incredibile vedere come ciascuno abbia elaborato e reso proprie le parole di suor Elisa sul brano della resurrezione di Lazzaro, ognuno si è sentito dire quel “Vieni fuori”.

Questa settimana mi ha fatto riflettere molto e avvicinare alla preghiera, alla quale spesso non do la giusta importanza. Preferisco riconoscere il volto e la mano del Signore nell’incontro con l’altro, a partire dalla mia famiglia, dai miei amici, dai miei ragazzi del catechismo ma anche da tutte le altre persone più o meno conosciute che per me spendono la parola giusta al momento giusto o che con il loro operare mi fanno intuire qualcosa. All’inizio del percorso suor Elisa ci ha consigliato di portare insieme a noi nel cuore due persone care: ho subito pensato a mia nonna, che era morta la settimana precedente e per questo motivo ho apprezzato anche la passeggiata notturna verso il cimitero, che ho imparato essere non il luogo dei morti ma un “dormitorio”, il posto dove le persone dormono, si riposano.

Questi esercizi mi hanno messo alla prova sia fisicamente – la sveglia alle 6 del mattino non fa parte della mia routine -, ma anche mentalmente o meglio spiritualmente; mi hanno fatto capire l’importanza di riuscire a ritagliare la calma, il silenzio, momenti di riflessione nella frenesia di tutti i giorni, proprio come Gesù che, non appena venne a conoscenza della malattia di Lazzaro, prima di agire si fermò per due giorni: «Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava». Mi piace pensare che non sia un caso se proprio l’ultima mattina che mi sono alzata presto per andare all’Ara Crucis le lancette del mio orologio si sono fermate, come se questo fosse un invito a ricordarmi di prendermi tempo, di mettere in pausa ogni tanto il caos che mi circonda. In ogni caso ciò mi ha fatto capire che l’allenamento degli esercizi spirituali non termina con la fine dell’esperienza.

Maria