Le api per monitorare l’inquinamento delle nostre città. Questo l’obiettivo del progetto Bee kind, partito l’anno scorso realizzando quattro arnie all’interno del parco del Museo Malmerendi di Faenza. I dati ottenuti analizzando le api e il miele giovane da loro prodotto hanno portato a un primo report sullo stato di salute della città. «Essendo il primo anno e non avendo ancora uno ‘storico’ dei dati a disposizione, è prematuro fare valutazioni precise – sottolinea Giorgio Della Valle, ex apicoltore e responsabile del progetto – tuttavia qualche considerazione è possibile farla. Continuando con l’analisi di Bee kind nei prossimi anni, sarà possibile avere un quadro ambientale sempre più preciso». Faenza è la prima cittadina di medie dimensioni che ha avviato un progetto di questo tipo: finora solo altre quattro grandi città (Roma, Milano, Bologna, Bari) utilizzano questa sperimentazione.

Intervista a Giorgio Della Valle, responsabile del progetto Bee Kind a Faenza

Della Valle, come è partito il progetto?

Gli ideatori sono stati Enzo Bagnaresi, del Museo Malmerendi, e Legambiente Faenza. Per fare partire il tutto è stata necessaria una campagna crowdfunding grazie alla quale abbiamo avuto tanti sostenitori, in primis La Bcc. Ci tengo a sottolineare che si è creata attorno a Bee kind una grande rete di collaborazioni: dall’Università di Bologna a consorzi fino alle scuole. I dati ricavati dalle attività di monitoraggio delle api ci forniscono importanti informazioni sulla qualità dell’aria e sull’ambiente, in questo caso l’area urbana di Faenza. Da anni, al Malmerendi e a Legambiente, ci occupiamo poi di educazione ambientale nelle scuole. Siamo convinti che solo educando le nuove generazioni al rispetto della natura e aiutandole a conoscerla sempre meglio, possiamo avere una società più attenta. Con questo progetto possiamo estendere il nostro intervento al mondo delle api, raccontando il loro ruolo nell’impollinazione, la loro complessa organizzazione sociale. Le api ci dicono tanto anche sui cambiamenti climatici che stiamo vivendo.

ArniaB

Dall’idea, grazie alla raccolta fondi, Bee kind è diventato realtà.

A maggio 2022 abbiamo collocato nel parco quattro arnie. Tre di queste sono usate per il monitoraggio dell’aria, e una invece, con le pareti trasparenti, è usata per l’attività didattica.

Perché usare le api per le analisi ambientali?

Sono sentinelle formidabili. Le api lavorano tantissimo e in una sola giornata un singolo alveare è capace di fare milioni di micro-prelievi in un’area di circa un chilometro di raggio. Tutte le settimane vengono raccolte le api morte attraverso gabbie particolari, e poi vengono analizzate. Tra le due famiglie di api che attualmente risiedono al Malmerendi, ne raccogliamo circa 250 a settimana, che non è un numero particolarmente elevato se si pensa che la vita media di un’ape è di 40 giorni e un alveare arriva a circa 50mila esemplari.
C’è stata però una particolarità: appena partito il progetto, si è riscontrata un’altissima mortalità delle api, circa 1.400 a settimana. Le analisi hanno però escluso fosse dovuto a pesticidi o alla qualità dell’aria. Probabilmente è stata una malattia endemica all’alveare, che poi è stata fortunatamente superata. Dopo queste prime settimane i valori sono rientrati nella norma.

Che cosa è emerso da questo primo anno di monitoraggio?

Attraverso le analisi delle api e del miele giovane che raccogliamo, vengono monitorati in particolare pesticidi e metalli pesanti. I primi sono praticamente assenti, come è normale avvenga in ambiente cittadino; sui secondi, che certificano la qualità dell’aria, i valori sono leggermente sotto a quelli delle grandi città, e anche questo era prevedibile. Per analisi più specifiche bisognerà attendere il monitoraggio dei prossimi anni. Una cosa è certa: i valori sono superiori alle medie nazionali del 2017. Questo fa riflettere.
A parte il periodo del lockdown 2020, i tassi d’inquinamento sono generalmente in crescita.

Underbasket

Come evolverà il progetto?

Sarebbe auspicabile un maggior confronto tra questi dati e quelli delle centraline che monitorano l’aria, per avere indicatori sempre più ampi. Le analisi però hanno costi elevati e per questo c’è bisogno ogni anno di un forte sostegno economico. Al parco del Malmerendi vorremmo poi installare un bee hotel, dedicato a insetti che non sono organizzati come le api, ma che hanno bisogno di una casa e sono comunque importanti per la biodiversità.

Un’ultima domanda sugli apicoltori. Come stanno fronteggiando questi anni di cambiamenti climatici?

Questo progetto è nato anche a seguito di un anno, il 2017, che ha visto un’incredibile moria di api, in particolare a causa di pesticidi e cambiamenti climatici. Gli insetti impollinatori sono fondamentali per garantire la biodiversità. Negli ultimi anni la situazione non è migliorata e la siccità ha portato condizioni molto sfavorevoli. Il miele di tiglio praticamente non se n’è prodotto e anche il miele di acacia fa fatica. Gli apicoltori vivono situazioni difficili e vanno sostenuti. Le api selvatiche ormai non esistono più e il lavoro degli apicoltori è per questo fondamentale non solo economicamente, ma anche dal punto di vista ambientale.

Samuele Marchi