La corretta gestione degli spazi, il confronto diretto con l’artista, la cura di ogni minimo dettaglio nell’installazione di un’opera. Dietro alla bellezza che il visitatore percepisce al primo impatto di una mostra c’è un lavoro complesso e minuzioso in cui niente è lasciato al caso. Dall’idea iniziale all’inaugurazione possono trascorrere mesi, frutto di una collaborazione che coinvolge diversi professionisti per valorizzare le opere esposte: artisti, curatori, storici d’arte, tecnici. Ne è un esempio l’allestimento di Anastasis, alla chiesa di Santa Maria dell’Angelo di Faenza. Ed è questa l’esperienza che hanno vissuto Giulia Gregori e Raffaella De Simone, studentesse universitarie che da marzo stanno svolgendo il loro tirocinio al Museo diocesano. Qui hanno potuto mettersi in gioco allestendo la mostra, coinvolte dal curatore Giovanni Gardini sia nella fase progettuale sia in visite guidate. Per loro, che da anni si confrontano con l’arte, è stata la prima volta in cui hanno preso parte ad attività di questo tipo.

In Anastasis abbiamo visto quanto sia importante la cura di ogni dettaglio

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Inaugurazione della mostra

«Dietro l’arte sacra c’è una tradizione millenaria che parte dalle Sacre scritture e che mi ha sempre affascinato – racconta Giulia, che sta studiando alla Scuola di alta formazione in Arte sacra dell’Issr Marvelli di Rimini –. Negli anni precedenti non avevo mai lavorato in un museo e volevo mettermi in gioco, in particolare nell’organizzazione di una mostra. La cosa che mi ha colpito di più è stata la cura dei dettagli, fin dalla fase di ideazione di Anastasis, per ricercare le opere più adatte a dialogare con la grande scenografia ottocentesca di Romolo Liverani. Così come è stato arricchente il dialogo con l’artista Lucia Nanni nell’allestimento della sua installazione che porta una riflessione sull’ossario di Ravenna».

L’arte di oggi deve stimolare pensiero critico e suscitare domande

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«Siamo state coinvolte direttamente anche in scelte per valorizzare le opere, come per esempio l’installazione del Compianto di Ilario Fioravanti – aggiunge Raffaella, studentessa in Beni storici all’università di Bologna, sede di Ravenna -. Uno degli aspetti che mi ha colpito di più di Anastasis, è il connubio creato tra arte del passato e contemporanea. Ne è un esempio il dialogo tra i tre compianti. Penso che, anche per chi non è un esperto d’arte, questa mostra possa stimolare un pensiero critico e suscitare domande».

Le prospettive lavorative nel settore culturale

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Il cardinale Zuppi in visita alla mostra

Sul futuro «questo tirocinio ci ha aperto diverse prospettive lavorative – conclude Giulia -. Le nostre competenze sono spendibili in diversi ambiti e, anche se non è certamente facile, questa mostra ci testimonia che è possibile lavorare nel settore dell’arte e della cultura, a diversi livelli». «In particolare – aggiunge Raffaella – oggi anche l’ambito della comunicazione e dei social per raccontare mostre si è molto sviluppato. Ci sono nuove opportunità e non è un caso: l’arte deve sempre abitare gli spazi che vive l’uomo contemporaneo».

Samuele Marchi