Andare là, nella via Emilia, dove si consuma ogni sera la violenza e la solitudine. Organizzata per il sesto anno consecutivo dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e dalle parrocchie dell’Unità pastorale Faenza Nord (Cappuccini, San Savino-Paradiso, Pieve Ponte), questo momento di preghiera ha coinvolto più di 150 persone che la sera dell’8 marzo hanno camminato pregato e cantato insieme in favore delle donne vittime di violenza.

Dalla chiesa del Paradiso a Pieve Ponte. Il vescovo Mario: “Siate missionari della dignità umana”

Il tratto percorso è stato quello che collega la parrocchia del Paradiso alla chiesa di Pieve Ponte, lungo la via Emilia. Erano presenti monsignor Mario Toso, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana, il sindaco Massimo Isola e l’assessore Davide Agresti. All’inizio del momento di preghiera ha preso parola proprio il vescovo Mario. “La tratta delle persone sfigura la dignità, afferma papa Francesco nel suo videomessaggio dell’8 febbraio scorso – ha sottolineato monsignor Toso -. Un tale fenomeno cresce in misura preoccupante, colpendo soprattutto i migranti, donne e bambini. Il cammino di questa sera, da questa chiesa sino a Pieve Ponte, esprime il nostro essere missionari della dignità umana. Dobbiamo impegnarci con tutte le forze su più piani di azione in modo da prevenire le cause della tratta delle persone. Costruiamo società libere, giuste, solidali e pacifiche. Riaffermiamo con coraggio la dignità di ogni persona. La Madonna e santa Bakhita, patrona delle vittime della tratta di persone, ci accompagnino e preghino per noi”.

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Riflessioni tratte dal libro di don Tonino Bello

Il corteo è stato accompagnato da alcuni brani tratti del libro “Maria, donna dei nostri giorni” di don Tonino Bello. “Abbiamo ascoltato la voce di chi soffre – scrivono i promotori – le donne vittime di femminicidio, le donne iraniane, le donne prostituite e le donne-madri che vivono il carcere. Insieme abbiamo pregato perché il nostro cuore non sia indurito davanti al grido di chi chiede aiuto”. “Di notte, a volte in silenzio, con il vento e le macchine che veloci correvano sulla via Emilia – prosegue la testimonianza – ci siamo avvicinati ai momenti di solitudine e buio che alcune donne vivono quotidianamente. Questo cammino insieme, è speranza di costruire un mondo più giusto, più attento ai bisogni e alle fatiche di tutti; è segno che questo mondo più giusto comincia qui, comincia da me, comincia proprio dal nostro camminare insieme”.

Foto Andrea Bendandi