Siccità e reperibilità di manodopera. Sono questi i due principali problemi all’orizzonte, per il settore dell’agricoltura romagnola, senza dimenticare gli aumenti dei costi delle materie prime e le difficoltà che il mercato vive oramai da un anno per via dei cambiamenti geopolitici. «In questo momento, il problema che ci preoccupa di più è la carenza di manodopera. Ci sono aziende agricole che stanno rinunciando a fare investimenti, proprio perché temono di non riuscire ad avere operai e addetti specializzati» spiega Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna. La Confederazione italiana agricoltori ritene che servano provvedimenti tempestivi e semplificati perché in agricoltura la manodopera occorre in tutte le stagioni: «Chi viene qui per lavorare deve essere considerato un’opportunità ed è necessario anche organizzare un secondo livello d’accoglienza che accompagni il lavoratore all’autosufficienza».

Misirocchi sottolinea l’importanza della semplificazione per il ricongiungimento familiare: «I motivi sono diversi. In primo luogo il lavoratore, se ha qui anche la propria famiglia, è più propenso a restare e una radicalizzazione significa per l’azienda fidelizzare manodopera già formata. Non dimentichiamo che la formazione costa molto e le aziende agricole, come qualsiasi imprenditore, non vogliono rinunciare a personale fidato e formato. Servono norme e percorsi seri, perché, torno a ribadirlo, la situazione per quanto riguarda la manodopera in agricoltura è drammatica».

Il click day per lavoratori stranieri

Misirocchi spiega che al momento la carenza di addetti interessa sia le aziende di frutticultura che quelle zootecniche, ma non va meglio neppure per le aziende che si occupano di agricoltura estensiva. La necessità di trovare soluzioni al problema viene sottolineata anche da Coldiretti Ravenna. Il 27 marzo 2023 scatterà il click day per i lavoratori extracomunitari previsto dal Decreto flussi, con il nuovo Dpcm. «Temiamo che il numero dei lavoratori extracomunitari sia insufficiente e che la parte burocratica rallenti le procedure» spiega Nicola Dalmonte presidente di Coldiretti Ravenna. «Nel 2023 tornano i voucher per il settore agricolo, utilizzabili dalle categorie di pensionati, studenti, disoccupati e chi percepisce il reddito di cittadinanza. Si tratta di prestazioni di natura occasionale che abbracciano un periodo non superiore a 45 giorni nel corso dell’anno solare», aggiunge. «Questa soluzione è anche semplificata a livello burocratico, perché è prevista un’unica busta paga e non va a incidere sulla posizione contributiva. Grazie ai buoni il lavoratore potrà essere impiegato solo in alcune fasi, come la raccolta o la potatura, quando c’è necessità di avere un maggior numero di operai», prosegue.

Siccità: vanno progettati nuovi invasi

La seconda criticità “all’orizzonte” è la siccità, anche se al momento non si tratta di un problema immediato, almeno per la Romagna. «Ci preoccupa molto l’assenza di piogge e di neve nel Nord Italia – ammette Misirocchi – dove il livello dei laghi è ai minimi storici. Grazia alla lungimiranza del passato, abbiamo infrastrutture fondamentali per l’irrigazione, come il Cer e gli invasi interaziendali in collina. È molto positivo che in Prefettura a Ravenna vi sia, dallo scorso anno, un Tavolo di coordinamento per l’emergenza idrica». La Romagna è in una situazione meno allarmante rispetto allo scorso anno. «L’attività del Canale Emiliano Romagnolo è ripresa solo da pochi giorni e si sta invasando velocemente», spiega Dalmonte di Coldiretti, evidenziando la grave criticità in cui versa il fiume Po a cui è collegato il Cer. «È fondamentale lavorare in prospettiva, progettando nuovi invasi per immagazzinare l’acqua quando c’è, altrimenti rischiamo in futuro, per via dei cambiamenti climatici, di essere sempre in emergenza. Quest’anno, sul potabile, la Romagna non dovrebbe avere grossi problemi».

Uso sostenibile dei pesticidi

I problemi per il settore agricolo arrivano anche da oltre confine. Cia è preoccupata per il nuovo Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (Sur) che impone all’Italia, entro il 2030, di ridurre del 62% l’uso dei fitofarmaci. «La produzione italiana è la più controllata al mondo e, senza soluzioni alternative, si rischia di favorire nazioni – osserva Misirocchi – che utilizzano prodotti chimici in quantitativi esponenziali. Ritengo che le riduzioni debbano passare attraverso la ricerca per ottenere e selezionare piante più resistenti ai parassiti. Per effetto dei cambiamenti climatici, alcune patologie stanno diventando sempre più preoccupanti (ad esempio la cimice asiatica) e rischiano di portare a una riduzione di oltre il 30% alcune produzioni di frutticoltura».

Sul “cibo sintetico”, ordini del giorno in provincia di Ravenna

Coldiretti nel 2023 porterà avanti la battaglia contro il “cibo sintetico”. «Su questa questione non molleremo. Proseguiremo la campagna di sensibilizzazione contro il cibo nato in laboratorio – dice Dalmonte – che potrebbe mettere a rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo made in Italy. A livello nazionale sono state raccolte oltre 300mila firme e siamo in attesa di una nuova legge sul divieto di produrre e commercializzare il cibo sintetico in Italia, perché questi prodotti mettono a rischio il sistema agricolo e tutto l’indotto legato al settore. Alcuni Paesi del Nord Europa stanno finanziando la ricerca e aprendo nuove fabbriche per produrre cibo sintetico, ma noi non vogliamo che questi prodotti inondino il mercato europeo e italiano sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi-tech» incalza Dalmonte, che poi conclude: «Ora siamo impegnati a far approvare anche nei comuni della provincia di Ravenna, ordini del giorno contro il cibo sintetico».

Sara Pietracci