L’impatto è di quelli che arriva diritto al cuore dello spettatore. Anastasis, la mostra a cura del Museo diocesano di Faenza alla chiesa di Santa Maria dell’Angelo, si apre con le sedie vuote e ribaltate di Daniela Novello. Il loro color arancione contrasta con giubbotti galleggianti neri, presagio di morte. Rappresentano il compianto di chi, dopo la lunga attraversata nel Mediterraneo non è mai arrivato alla meta. E si prosegue con il provocatorio Compianto delle putaske di Ilario Fioravanti, con le prostitute disperate per la morte di Cristo e simbolo di quell’umanità lasciata ai margini. Poi trova spazio un Compianto di Brisighella del XVI secolo dove è la terracotta a diventare protagonista in tutta la sua primordialità.
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Una grande mostra realizzata a partire dalla grande scenografia di Romolo Liverani, opera unica in Italia
Tre compianti, tre linguaggi diversi per raccontare l’umanità sofferente di ieri e di oggi. Le tre installazioni compongono una direttrice che porta alla grande scenografia del Venerdì santo di Romolo Liverani, riallestita grazie al paziente lavoro del restauratore Michele Pagani che ha rinsaldato l’opera, composta da fragile carta. E da quest’opera, unica nel suo genere in Italia, si sviluppa questa mostra collettiva che racconta il dramma di Cristo e dell’umanità. La grande tela del pittore ottocentesco è al centro della mostra Anastasis. Oltre la notte. In mostra le opere di Francesco Bosi, Davide Maria Coltro, Ilario Fioravanti, Lucia Bubilda Nanni, Daniela Novello, Georges Rouault, Nicola Samorì, Antonio Violetta oltre a due straordinarie opere: un Compianto di Brisighella del XVI secolo e un frammento di Crocifisso del XV secolo un tempo conservato alla chiesa dei Servi. «Le opere degli artisti che qui vengono messe in relazione fra di loro – ha spiegato il vescovo monsignor Mario Toso all’inaugurazione dell’11 marzo – costituiscono un percorso artistico, culturale e spirituale che non può lasciarci indifferenti. Noi intendiamo proporre una possibile chiave di lettura: la passione di Dio per l’uomo apre l’uomo alla passione per Dio e per ogni uomo».
Il vescovo Mario Toso: “Il pianto ci rende fratelli e sorelle, compagni di viaggio”
«Il mistero della morte – prosegue il vescovo -, il mistero del dolore e della sofferenza che contempliamo nella carne straziata del Figlio di Dio è il mistero della notte, dell’oscurità che sperimentiamo anche nella nostra vita. Questo mistero non ha alcuna risposta se non il pianto: ricchi, poveri, peccatori, discepoli, di fronte alla perdita sono come bambini davanti al mistero della nostra fragilità e dei nostri limiti. Il pianto ci rende fratelli e sorelle, compagni di viaggio, animati dalle stesse speranze, dagli stessi desideri, dalle stesse paure». «Per questo – conclude – dico che il titolo è una sfida: oltre la notte. Come può l’uomo oltrepassare la sua notte? L’Anastasis, Gesù Cristo, risollevato dall’oscurità della morte è la chiave, la via che ci apre alla luce, oltre la notte, verso un’esistenza di resurrezione poeticamente espressa dai suggestivi e rasserenanti colori della scenografia di Romolo Liverani».
I 200 volti dell’ossario del cimitero di Ravenna rappresentati da Lucia Bubilda Nanni
Tra le opere contemporanee, si rimane affascinati dalla misteriosa installazione di Davide Maria Coltro, con fasci di luce ancestrali composti da un algoritmo e in continua evoluzione. Oppure dal lavoro di Lucia Bubilda Nanni, che ha riprodotto nelle sue tele intessute con ago e filo nero e rosso oltre 200 volti dell’ossario del cimitero monumentale di Ravenna. Si tratta di ritratti nati dalle fotografie che i parenti dei defunti lasciavano all’ingresso dell’ossario per ricordarli. «Un’opera di misericordia quella di Lucia – spiega Giovanni Gardini, vicedirettore del Museo – per non perdere la memoria di questi volti. L’installazione è stata pensata al buio affinché i visitatori, illuminando i volti con la luce dei propri cellulari, possano simbolicamente ricordarli».
Arte sacra in dialogo con l’uomo contemporaneo
Durante la Quaresima, saranno proposti momenti di riflessione, anche attraverso momenti di spettacolo: ci sarà la lettura di Anastasis, un testo poetico di Nevio Spadoni e uno spettacolo di Ravenna Teatro incentrato sulla figura della Maddalena. «Si tratta della mostra più complessa che abbiamo realizzato negli ultimi anni – commenta il vice direttore del Museo diocesano, Giovanni Gardini -. Dalle suggestioni che ci dà la straordinaria tela di Liverani, abbiamo voluto coinvolgere diversi artisti e toccare temi estremamente attuali. Quello che ci proponiamo di fare come Museo diocesano è anzitutto il dialogo con l’uomo contemporaneo, che non può restare indifferente di fronte al dramma che vive l’umanità». «Questa mostra – aggiunge il direttore del Museo, monsignor Mariano Faccani Pignatelli – si inserisce all’interno di un contesto di arte sacra e di preghiera. Siamo partiti dalla grande scenografia di Liverani per andare però ‘oltre’, attualizzando la sofferenza di Cristo nel nostro presente».
All’inaugurazione dell’11 marzo erano presenti oltre 250 persone, e tra i primi visitatori della mostra figura anche il cardinale Matto Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che ha potuto ammirare le bellezze della chiesa di Santa Maria dell’Angelo.
Anàstasis sarà visitabile fino al 2 luglio da mercoledì a domenica dalle 10 alle 12,30 e dalle 16,30 alle 19.
Samuele Marchi