La mattina cerco sempre di ritagliare un po’ di spazio per leggere le notizie che vengono dal mondo. L’8 mattina in particolare volevo cercare aggiornamenti sul dramma che stanno vivendo il popolo turco e quello siriano, ma sono stato invece travolto dai post riguardanti lo sfogo che Blanco ha avuto nel corso della sua esibizione sul palco del Festival di Sanremo (e già questo dice molto…). Incuriosito sono andato a rivedere la scena. E devo dire che non sono stato tanto colpito da quanto ha fatto lui, quanto piuttosto dalle reazioni che hanno avuto Amadeus e Morandi.

I giovani mettono sempre alla prova il mondo adulto, basta passare un po’ di tempo con loro per accorgersene. Che mondo adulto è emerso ieri sera? In Amadeus un mondo che giustifica sempre, che è incapace di contenere le emozioni di giovani che non facendo esperienza del limite non ricevono riferimenti per costruire la loro vita. In un mondo senza regole è impossibile scoprire come giocare la propria libertà.

In Morandi ho visto invece quella fetta di mondo adulto che è conscio che questo non può essere il modo giusto di aiutare i giovani a crescere. Ma non sa cosa fare e così, rassegnata, prende la scopa in mano e si sostituisce nel cercare di rimediare, sognando di tornare a un mondo che però oramai non c’è più, è saltato per aria, proprio come quelle rose.

Mi rendo conto che si tratta di una generalizzazione un po’ grossolana. Amadeus doveva avere una pressione addosso tale che non è facile restare lucidi di fronte a quello che può capitare. Morandi non era comunque il conduttore principale, quindi il suo spazio di manovra era certamente limitato.

Ma credo che in questo caso ci sarebbe stata una sola cosa da fare. Mettere la scopa in mano a Blanco e dirgli di pulire quel palco. Per rispetto di chi con cura l’aveva preparato, del pubblico, ma, soprattutto, per rispetto di se stesso e della propria intelligenza. E dopo alcuni minuti in cui l’avrei guardato in silenzio, mi sarei messo accanto a lui ad aiutarlo. Per fargli capire che a quell’età si può anche sbagliare ma che se ne può, anzi se ne deve parlare. Anche perché, diversamente, uno rischia di non rendersene nemmeno conto. Con una scopa in mano, lavorando assieme, adulti e giovani, si creano opportunità enormi di dialogo. Di questo penso ci sia un assoluto bisogno. Perché i giovani hanno tantissimo da dare, ma hanno bisogno di trovare chi li ascolti e li aiuti a scoprirlo. Con la consapevolezza che anche noi abbiamo bisogno di loro, del loro entusiasmo e della loro capacità di sognare in grande. Come dice la canzone Supereroi di Mr. Rain – che a dirla tutta ha però preso spunto da una frase dello scrittore Luciano De Crescenzo ripresa poi successivamente anche da don Tonino Bello –: “siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare solo restando l’uno accanto all’altro”.

Massimo Geminiani