Accesso alle Rsa e alle strutture ospedaliere. «Molto cambierà», spiega Roberta Mazzoni, direttrice del distretto socio-sanitario di Ravenna Cervia e Russi, in risposta alla lettera di Gabriella Reggi (medico geriatra di Faenza in pensione) che abbiamo pubblicato nella nostra Pagina Aperta la scorsa settimana. «Non potrà mai più essere come prima del Covid – spiega – ma la nuova direttiva ministeriale, in vigore dal primo gennaio, che è stata recepita dalla regione, cambia molto. La programmazione delle visite non sarà più obbligatoria». Questo significa che, per “legge”, le uniche raccomandazioni restano la mascherina, il lavaggio frequente delle mani e il distanziamento. Ma, ovviamente, tutto dipenderà dagli spazi e dall’organizzazione della singola Rsa: «Le strutture si stanno adeguando – dice la dottoressa Mazzoni –. Il distanziamento va garantito e molto dipende dagli spazi che si hanno a disposizione. Se non sono adeguati, le Rsa potranno proseguire con la programmazione delle visite. Ovviamente la volontà del familiare avrà un peso diverso».
Programmazione che negli scorsi tre anni, come ha raccontato la dottoressa Reggi nella sua lettera, ha fatto danni, oltre generare ingiustizie: «Nel carcere queste disposizioni sono decise dal giudice o in tribunale, nelle residenze dalle autorità sanitarie. Cosa hanno fatto di male gli ospiti delle strutture per essere privati della libertà?», si legge nella lettera.

Ovviamente, l’obiettivo principale era quello di limitare il contagio e proteggere gli anziani, ma ora molto è cambiato, soprattutto grazie ai vaccini, nella pericolosità del virus. Proprio per questo le norme, ora, si sono adeguate, sostiene Mazzoni: «Anche in caso di un focolaio interno alla struttura, la chiusura non sarà automatica: le disposizioni saranno decise dall’Ausl sulla base di una serie di criteri». Per quel che riguarda il volontariato, ormai rarissimo se non inesistente nelle strutture per anziani, come denunciato nella lettera, la dottoressa Mazzoni spiega: «I volontari potevano entrare anche prima, alle stesse regole dei familiari. È chiaro che sono molti meno. E la pandemia certo non ha aiutato. Ma con la Regione abbiamo dato tutte le indicazioni perché si potesse continuare a fare volontariato nelle strutture».

E l’assistenza spirituale? La nostra lettrice denuncia che «è notevolmente limitata. In alcune strutture non si può celebrare la Messa dal marzo 2020». Su questo la direttrice del Distretto non ha elementi: «Non c’è un divieto. L’assistenza è garantita, ma non ho informazioni specifiche. Le celebrazioni si potevano fare alle regole generali, ma dipende anche dall’ente gestione e dalla disponibilità del sacerdote. Gli assembramenti sono sempre stati un problema». Rsa e anche ospedali saranno più accessibili? Forse, molto dipenderà da gestori e reparti ospedalieri.

Daniela Verlicchi

Foto di repertorio AgenSir