In occasione della Giornata diocesana del Seminario, domenica 26 febbraio, riportiamo di seguito la testimonianza di suor Nadia Pompili.

Non so scegliere da quale “porta” entrare per iniziare a raccontare come il Seminario di Faenza è diventato casa per me: sono talmente tanti i ricordi. La cappellina ha raccolto tante preghiere, sogni e confidenze. La tavernetta custodisce parole importanti di fede e di vita, insieme a giochi e risate. La sala studio è piena di progetti, sogni, proposte per facilitare il cammino spirituale e umano dei giovani. In refettorio risuonano ancora le parole di relatori interessanti, ma anche le risate e le chiacchiere di giorni di festa. I cortili, interni ed esterni, sono scenari di momenti belli di incontri personali, di festa di crescita.

In questi spazi ho conosciuto per la prima volta persone che sono poi diventate per me care e che sono tutt’ora segno della cura di Dio. I primi passi in questi luoghi li ho compiuti durante alcuni momenti di preghiera nella cripta per poi venire coinvolta nella Pastorale vocazionale e in particolare nell’accompagnare gli esercizi spirituali per giovani del 2015. Questa fu un opportunità importante, per cui ero molto emozionata – conoscevo appena don Michele Morandi e pochi altri – ma mi trovai a fine settimana a sentirmi accolta e benvoluta.
Ricordo perfettamente tutti i ragazzi che parteciparono a quel corso e l’intensità delle loro condivisioni. Iniziai lì a dare tanto al seminario e a riceverne il centuplo. La nostra collaborazione proseguì con il percorso di discernimento di In alto le mani: fu prezioso il tempo trascorso a preparare gli incontri con don Michele e con Mattia… che ancora non era don.

A questo seguirono anni di esperienze bellissime e intense: Al passo con la Parola, altri cicli di In alto le mani e nacquero le settimane di convivenza donne. Le prime ragazze che parteciparono erano cinque e costruivamo il percorso insieme a don Michele ascoltandole e proponendo incontri o esperienze che le aiutassero a scoprire il valore della loro fede al femminile. Negli anni successivi il numero crebbe e con esso la necessità di coinvolgere altri organizzatori e aumentare i giorni di convivenza. È durante una di queste esperienze che ho proprio sentito come il Signore mi avesse donato un’ altra casa, un’altra famiglia.

Copia di incontro campo

Arrivò poi una proposta particolare, quella di un piccolo percorso di formazione umana per i ragazzi della propedeutica. Lo scopo era aiutarli a conoscere il mondo delle emozioni, dei sentimenti e delle relazioni e sperimentare come questo universo sia una miniera complessa, ma ricca di pietre preziose grezze da lasciar lavorare dal Signore per scoprire il dono che si è. È stato un’occasione splendida poter condividere i primi passi del cammino formativo di quei ragazzi. Loro si divertivano molto con i miei “compiti” insoliti e io di più a vedere e apprezzare i loro svolgimenti. È stato bello vederli crescere, discernere e scegliere, talvolta arrivando anche all’ordinazione.

A tutto questo si aggiungono i tanti momenti informali, le chiacchierate, i tempi di preghiera e di progettazione. Spesso quando andavo in seminario incontravo e conoscevo seminaristi o amici nuovi, caratterizzati dal sentire quel luogo come una famiglia. È così che un luogo tanto grande, distinto, altero come può apparire questo stabile, si trasforma in casa, in spazio di rifugio che accoglie giovani e amanti dei giovani per farsi compagni di cammino sulla Via che è Gesù.

suor Nadia Pompili