Accompagnare le donne che vivono gravidanze difficili significa entrare in contatto con un momento della loro esistenza delicato e particolare, di grande dolore, turbamento e conflitto lacerante tra la scelta di abortire e quella di proseguire la gravidanza, avvertita dolorosamente come impossibile da portare avanti. Nella nostra esperienza all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII abbiamo toccato con mano come per queste mamme l’idea e la decisione di abortire prenda forma come una opzione inevitabile, davanti alla quale sentono di non avere nessuna alternativa possibile, e al tempo stesso è una scelta che in fondo al loro cuore non vorrebbero fare. Le mamme che vivono queste situazioni e che contattano l’Ambito Maternità e Vita della Comunità Papa Giovanni XXIII chiedono innanzitutto una presenza accanto, affidabile e calorosa, un ascolto accogliente, senza giudizio, qualcuno con cui poter parlare e condividere il magma interiore di dolore, solitudine e veri e propri drammi personali e familiari.

Più volte abbiamo visto con grande stupore che “basta” essere accanto a loro per riaccendere una luce, una speranza che fa percepire di non essere più sole e di “poter osare” far nascere il proprio figlio perché non sono più sole. Condividiamo l’ultima esperienza di accompagnamento vissuta nel territorio faentino accanto a una mamma e un papà, sposati, di origine africana.

Un lavoro di rete svolto da Papa Giovanni XXIII, Caritas, Centro aiuto alla vita e Servizi sociali per aiutare la famiglia della ragazza

Katia ha incontrato (per caso o per Provvidenza) Yasmine (nome di fantasia) di 23 anni, incinta di 6 mesi, una mattina mentre era in chiesa. Piangeva e chiedeva aiuto e con un italiano stentato ma comprensibile e molto pudore ha raccontato di abitare con il marito in un garage, di cercare da tempo un alloggio in affitto. Malgrado il contratto regolare a tempo determinato del marito, i documenti in regola di entrambi e i loro sforzi nella ricerca, si ritrovano alla vigilia della nascita del bambino ancora nel garage. L’idea dell’aborto stava iniziando a farsi avanti: un garage umido e senza riscaldamento con l’inverno alle porte non è certo un luogo per un neonato. Ci siamo attivate su tutta la rete istituzionale e del terzo settore, la Comunità papa Giovanni XXIII si è resa disponibile all’accoglienza della mamma e del bimbo in caso di necessità, ma contemporaneamente abbiamo cercato di dare risposta al loro legittimo desiderio di restare insieme come famiglia in un alloggio dignitoso.

Grazie alla sinergia tra papa Giovanni XXIII, Caritas, Centro di Aiuto alla Vita e Servizi Sociali, si è riusciti a trovare un alloggio, cosa non certo facile sul nostro territorio. E’ stata una grande gioia per noi quel pomeriggio di dicembre aiutare Yasmine e suo marito a svuotare il garage, caricare le poche cose sul furgone di un nostro amico che si era reso disponibile e accompagnarli  in un locale caldo e accogliente. Vedere i due futuri genitori felici e grati è stato per noi il più bel regalo di Natale.

Katia Baroni e Paola Poggi