Un cerchio completo, ma non chiuso: questa l’immagine che meglio rappresenta quello che è il Gruppo Tampieri di Faenza. Tutto quello che entra in azienda, sia come materia prima o seconda, trova infatti una seconda o terza vita sia all’interno del ciclo produttivo sia anche all’esterno, a beneficio della collettività. Dagli scarti vitivinicoli all’acqua usata negli impianti, nulla viene sprecato. Anche per questo il Gruppo è stato selezionato alla Settimana sociale dei cattolici di Taranto tra le buone pratiche indicate dalla nostra Diocesi. E riprendendo la Dottrina sociale della Chiesa, in cui si ricorda che le «componenti dell’impresa devono essere consapevoli che la comunità nella quale operano rappresenta un bene per tutti e non una struttura che permette di soddisfare esclusivamente gli interessi personali di qualcuno», non è mancato in questo periodo festivo un supporto concreto alla Caritas diocesana sostenendo la campagna Aiuaci ad aiutare. Per approfondire alcuni aspetti di questa realtà, abbiamo intervistato Andrea Tampieri, presidente del Tampieri financial group.

Intervista al presidente del Gruppo, Andrea Tampieri

Dottor Tampieri, il vostro Gruppo è da sempre attento alle esigenze del territorio. In che modo la vostra realtà d’impresa genera valore attorno a sé?

Faenza è la città dove viviamo e lavoriamo e non abbiamo mai ipotizzato una delocalizzazione. Quindi investire nel territorio è la nostra priorità, non soltanto in ambito produttivo ma anche come generazione e mantenimento di occupazione, oltre ad attenzione verso enti e associazioni cittadine. Qui abbiamo 250 dipendenti diretti, oltre a una cinquantina di terzisti che operano stabilmente nel nostro stabilimento, ai quali va ad aggiungersi un indotto che conteggiamo prudenzialmente in circa 500 persone. Inoltre negli ultimi tre anni abbiamo erogato circa 500mila euro per progetti sociali, sportivi e culturali.

Attraverso quali iniziative avete deciso di sostenere la Caritas diocesana?

Da tempo cerchiamo di sostenere progetti che raggiungano il maggior numero di persone possibile e che rappresentino di fatto delle collaborazioni, più che delle mere erogazioni di contributi. Abbiamo letto della campagna Aiutaci ad aiutare e delle necessità che purtroppo riguardano sempre più membri della nostra comunità: non potevano restare insensibili. Con l’occasione abbiamo anche coinvolto i nostri collaboratori raccontando loro l’attività del Centro di ascolto diocesano, ma anche dei progetti Terra Condivisa e Dress Again, chissà che qualcuno di loro non decida di impegnarsi in prima persona diventando volontario.

gruppo tampieri caritas
La donazione alla Caritas diocesana, nell’ambito della campagna ‘Aiutaci ad aiutare’

Quali altri progetti di solidarietà avete attivato in questo periodo?

Come le dicevo, ogni anno ci attiviamo per sostenere concretamente il nostro territorio. Abbiamo iniziative ormai storiche come il teatro, il basket e le borse di studio a neo diplomati, alle quali si aggiungono altre che cerchiamo di diversificare per raggiungere più ambiti possibili.

Per costruire un mondo migliore, non basta l’assistenza, ma serve un cambio di paradigma. Come viene declinato il concetto di “economia circolare” nel vostro modo di fare impresa?

Sostenibilità ed economia circolare fanno parte da sempre del nostro modo di fare impresa. Pensi che mio nonno Alfredo cominciò a estrarre olio di vinacciolo partendo dagli scarti vitivinicoli, mentre quello che residuava veniva utilizzato per produrre energia termica. Dal 1928 ad oggi sono cambiate molte cose, ma non la sostanza, ovvero far sì che i sottoprodotti o gli scarti trovino sempre un riutilizzo. La stessa filosofia viene adottata anche nel processo di analisi e validazione di nuove opportunità di business, che vogliamo affiancare alle attività storiche e mature per allargare le ricadute delle nostre competenze, proprio in tema di economia circolare.

Un tema centrale, oggi, è quello dell’energia. Come vincere, in questo ambito che sta colpendo duramente imprese e famiglie, la sfida della sostenibilità?

Per quel che ci riguarda, in veste di produttori e consumatori, riteniamo che la strada principale da percorrere sia quella delle fonti rinnovabili. La nostra centrale a biomassa ci consente di produrre energia elettrica e termica utilizzando gli scarti e i sottoprodotti dell’oleificio, quindi in modo circolare e sostenibile, in quantità tale da coprire il fabbisogno interno ma anche da immettere l’eccedenza nella rete nazionale. Incentivare questo tipo di iniziative contribuirà senza dubbio a rendere il nostro Paese indipendente dal punto di vista energetico.

Il vescovo Mario, in occasione del 50esimo anniversario dalla fondazione del Movimento cristiano dei lavoratori, ha sollecitato a impegnarsi perché tutti abbiano «un lavoro dignitoso». In che modo il vostro Gruppo mette in pratica questo?

In tutti questi anni, ormai 95, il nostro Gruppo si è sviluppato in maniera così importante anche grazie a tutti i nostri collaboratori. In ogni comparto aziendale, hanno creduto in noi e ci hanno sempre sostenuto condividendo le sfide, anche quelle più difficili, dimostrando il vero significato del “senso di appartenenza”. Per questo non sono solo importanti, fanno parte della nostra famiglia allargata: trovo quindi fondamentale continuare ad investire affinché si garantisca loro una crescita continua, così come sono cresciute le nostre aziende. Nel 2021 abbiamo erogato quasi 4.600 ore di formazione, ed eravamo ancora condizionati dalle restrizioni Covid, il 2022 ci ha visto tornare ai livelli pre pandemia. Abbiamo in essere un sistema di welfare che opera anche attraverso una piattaforma dedicata, definito una politica formalizzata in materia di salute e sicurezza, attuiamo programmi di talent management e, tra le molte altre cose, cerchiamo di andare incontro alle esigenze dei colleghi in termini di flessibilità oraria.

Samuele Marchi