Fare memoria e tracciare nuovi sentieri per il futuro. Il Movimento cristiano dei lavoratori nasce nel 1970 ma la fondazione ufficiale risale all’8 dicembre 1972. Ha ritenuto allora, e ritiene ancora, che occorre costruire un capitalismo dal “volto umano”, nella profonda convinzione che libertà di mercato, solidarietà e sussidiarietà sono componenti complementari per un sano liberalismo. La bussola che guida il proprio agire è la Dottrina sociale della Chiesa e gli insegnamenti del suo Magistero. In occasione dei 50 anni dalla sua istituzione, il vescovo monsignor Mario Toso ha partecipato come relatore il 7 dicembre scorso all’evento promosso dal Mcl nella basilica di Santa Maria Maggiore di Bologna.

Mcl ieri e oggi, l’attualità di una missione

«Celebrare il 50esimo anno di anniversario della fondazione del Movimento cristiano lavoratori – ha detto monsignor Toso – rappresenta un momento importante per fare un bilancio del cammino sinora percorso e per individuare, in pari tempo, prospettive d’impegno per il futuro. Guardando agli anni trascorsi va sottolineato che il Mcl ha realizzato con entusiasmo e determinazione la sua mission, nonché il suo itinerario apostolico in Italia e in Europa. Inoltre, ha intrapreso nuove iniziative in alcuni Paesi dell’Est europeo e in America. In un contesto in cui cambiano luoghi, tempi e spazi del lavoro a causa della quarta rivoluzione industriale non tutto avviene nel pieno rispetto dei diritti del lavoratore. I nuovi scenari del lavoro 4.0, oltre a offrire nuove opportunità di organizzazione, esigono attenzione e tutela delle persone, della loro dignità. L’uomo è chiamato a rimanere il soggetto della tecnologia, e non a divenire un oggetto. Nelle trasformazioni in atto non sono coinvolti solo i sindacati, ma anche i movimenti dei lavoratori come di quelli cristiani. Questi sono chiamati ad affrontare le sfide del lavoro 4.0, a essere come il lievito nella massa, a tutelare e a promuovere il primato dell’uomo sul lavoro». «Con riferimento a tutto ciò – spiega il vescovo – diviene fondamentale per il Movimento cristiano lavoratori attingere a quell’umanesimo integrale, trascendente di cui la Dottrina sociale della Chiesa è portatrice. Mediante esso è possibile compiere quella nuova evangelizzazione e quell’umanizzazione che annunciano e testimoniano il “Vangelo del lavoro”, la sua dignità, i suoi diritti e doveri».

Le crisi che stiamo vivendo

I danni prodotti dalla pandemia e dalla guerra «non possono e non devono diventare un alibi per giustificare omissioni nella giustizia o nella sicurezza» in ambito lavorativo, sottolinea il vescovo. «Al contrario, la crisi odierna, crisi complessa, può essere affrontata come un’opportunità per crescere insieme nella solidarietà e nella qualità del lavoro. Non si dimentichi che ciò implica alcuni traguardi imprescindibili: il rafforzamento della democrazia rappresentativa, partecipativa e deliberativa; il superamento del populismo e del sovranismo; la lotta alle diseguaglianze e alle dottrine economiche neoliberiste, che conferiscono ai mercati e alla speculazione finanziaria un’autonomia assoluta, che li rende indipendenti dai controlli pubblici. La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benché la presupponga, richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle risorse, alla creazione di opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo. Richiede, peraltro, adeguate politiche per la natalità».

Servono nuove alleanze per incidere

«In Italia, i cattolici non sembrano più svolgere un ruolo trainante – prosegue -. Spesso vivono e agiscono in subordine, quasi rincorrendo proposte altrui e preferendo la diaspora. Molti di essi, che si sono ricollocati in vari partiti politici plurali, si stanno interrogando sulla effettiva possibilità di esprimere le proprie convinzioni. A fronte di un’irrilevanza crescente, il futuro movimento sociale dei cattolici dovrà necessariamente essere più compatto, più incisivo, più qualificato dal punto di vista culturale e politico, in vista non solo dell’elaborazione di un progetto di società condiviso, ma anche, mediante l’opera solerte di intellettuali di alto livello e di persone competenti, di proposte di legge da sottoporre ai rappresentanti cattolici e ai parlamentari delle varie appartenenze, perché li accompagnino nel loro iter. Per poter incidere più efficacemente sulla cultura e sulle istituzioni, anche il Mcl è chiamato ad allearsi con movimenti similari: in ambito economico e politico-democratico, infatti, si esercita una maggiore influenza non solo con la qualità, ma anche con la quantità numerica».

Il lavoro come unzione di dignità

Infine monsignor Toso ha sottolineato l’importanza di impegnarsi perché tutti abbiano un lavoro dignitoso. «Come ha osservato papa Francesco ciò che ti dà dignità non è portare il pane a casa. Tu puoi prenderlo dalla Caritas, ma questo non ti dà dignità. Quello che ti dà dignità è guadagnare il pane. Se noi non diamo alla nostra gente, ai giovani, agli uomini e alle nostre donne, la capacità di guadagnare il pane, questa è un’ingiustizia sociale. I governanti devono dare a tutti la possibilità di guadagnare il pane, perché questo guadagno dà loro la dignità. Il lavoro è un’unzione di dignità».