Raccontarsi per raccontare una storia che porti alla maturità. Il profumo di rosa che accompagna le pagine di Aurora. Tra le spine della rosa scarlatta (White Line), il libro del faentino Edoardo Lughi, 26 anni, è il profumo di quella maturità giovane che affiora quando l’adolescenza svanisce per lasciare il posto a un’età adulta che deve ancora prendere le misure con se stessa. Abbiamo voluto chiedere all’autore di questo libro, un romanzo di formazione che è fatto di incontri e di istanti, di fare quattro chiacchiere anche con noi.

Intervista a Edoardo Lughi

Edoardo, dopo aver scritto questo libro, che cosa pensi significhi diventare adulti?

Diventare adulti è un percorso a tentativi. Non è una condizione che raggiungi in un attimo. Non c’è un’età. Se vogliamo vedere la vita come un blocco di marmo, diventare adulti è l’insieme di scalpellate che ti rendono quello che sei. È un concetto ancora nebuloso per me, ma mi sono avvicinato a capirlo meglio scrivendo questo libro, che in realtà fa parte di una serie di quattro libri, intitolati ai quattro momenti del giorno.

Quando hai deciso di scrivere questa storia qual è stato il primo pensiero che hai avuto?

È iniziato tutto con uno sfogo su carta. Poi ho visto che mi piaceva star dietro a questo progetto e allora ho iniziato a scrivere. Ho preso la penna in un periodo in cui non ero soddisfatto della mia vita, ma anche la scrittura di questo libro è stata un percorso a tappe. Andando a studiare a Torino alla magistrale l’ho ripreso e l’ho finito in quarantena. Non c’è il momento primo, ci sono tanti segni che mi hanno fatto capire che si stava realizzando questa storia. Ogni capitolo racchiude un incontro che ti ha permesso di capire qualcosa in più sulla maturità. Ogni capitolo è un incontro tra apprendisti e maestri.

Oggi ti senti più apprendista o maestro?

Sento di essere sulla giusta strada per essere un po’ maestro, ma resto anche sempre apprendista. Mi accorgo che tanta gente mi sta mandando libri o storie che vuole pubblicare. Sto convincendo anche chi ha più anni di me a pubblicare una storia. Scopro di avere molti amici che scrivono cose meravigliose. Il fatto che mi chiedano consiglio mi fa pensare di essere un po’ maestro, ma è il coraggio di buttarsi e le esperienze vissute che ci rendono in grado di dare consigli. Essere maestri non è una prerogativa dell’età: il buon consiglio può venire anche da chi è più piccolo noi. Dobbiamo saperlo accogliere.

Personaggio imprescindibile del libro è anche Faenza. Avresti potuto ambientarlo in altro luogo?

No. Penso che il motivo per cui il libro è piaciuto tanto sia legato al fatto che ci si riconosca in quel che è scritto e avvenuto qui. Ambientarlo altrove non avrebbe avuto senso. È un libro personale ed è il mio riflesso, ma è anche il libro di chi si riconosce in queste pagine e in questi luoghi. Da questo racconto nasce anche un bel progetto, “Aurora”, attivo al Liceo Torricelli Ballardini.

Ce lo racconti?

Questo libro in realtà è il primo di una serie di quattro storie, ognuna intitolata a un momento del giorno, che voglio siano destinate a sensibilizzare su alcuni argomenti. Questo progetto, “Aurora”, nasce proprio per far risvegliare la voglia di leggere e, perché no, magari anche di scrivere, nei ragazzi. Si tratta di una libreria nell’atrio superiore del liceo scientifico Torricelli in cui è possibile prendere a prestito e mettere a disposizione dei libri. Volevo fare un book sharing tra comunità faentina e studenti. L’idea è nata dal pensiero che da ragazzi si è poco attenti a scrittura e lettura. A parte per alcuni insegnanti che stimolano la lettura, è difficile che venga scelto il libro giusto per ciascuno. Non è una critica ai programmi di scuola, è una proposta con cui unire le forze. Un’alternativa di lettura con libri che mi hanno consigliato comprati con il mio ricavato del libro. Il progetto sta funzionando: ci sono altri che hanno donato testi da mettere a disposizione, tra cui la stessa Mondadori. Mi piace che ogni libro abbia una dedica per chi lo leggerà.

Letizia Di Deco